Tracciamo un bilancio dopo un anno di attività.
“Ci sono due avvenimenti che secondo me attestano la direzione corretta intrapresa. Innanzitutto il giudizio della Sezione di controllo della Corte dei Conti. La Corte dedica quasi 50 pagine alla sanità piene di dati e non di giudizi, che dimostrano come funzionava il sistema nel 2008 e come ha funzionato nella giusta direzione negli ultimi sei mesi dello scorso anno dopo l’insediamento del governo. Il secondo avvenimento è il mancato commissariamento. Abbiamo ereditato una situazione devastante sotto il profilo del bilancio che ha costretto alla sottoscrizione di un Piano di rientro che però non aveva portato agli adempimenti degli obblighi assunti. Questa situazione avrebbe causato il commissariamento, ma noi non lo abbiamo permesso e per rispettare il Piano nel 2008 abbiamo emesso 180 provvedimenti, mentre quest’anno 140”.
Quali competenze ha portato nel sistema sanità?
“Intanto domandiamoci a che serve la Sanità. Serve a fornire assistenza al cittadino, a fare prevenzione, a curare i malati. Serve a tutelare un bene fondamentale e costituzionalmente protetto che è quello della salute. E tutti noi ci tassiamo per questo. Con la mia delega non ho portato una competenza tecnica perché non sono un sanitario. L’unica competenza tecnica che ho portato è quella del cittadino che impatta con una struttura sanitaria e viene trattato male, che trova locali non accoglienti, servizi inadeguati e, magari, gente per bene che è messa da parte, che non ha unità operative perché non ha il padrino di riferimento. Nella sanità ho portato la competenza tecnica di un cittadino che è titolare di diritti e che non deve barattare con i favori. Ho portato, più umilmente, la competenza del metodo e delle regole. Anche le regole valgono in questo campo”.
La spesa sanitaria diminuisce e si grida quasi al miracolo. Non siamo più abituati alla normalità?
“Non abbiamo fatto nulla di eccezionale. Abbiamo lavorato per i cittadini rispettando le regole da uomini d’onore, non l’onore inteso dalla mafia che ci ha spogliato pure di questo termine, ma con quell’onore a cui fa riferimento la Costituzione italiana quando stabilisce che i cittadini, cui sono affidate pubbliche funzioni, hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore. L’onore in questo senso è un termine che in Sicilia dobbiamo tornare ad usare. Abbiamo lavorato quindi da uomini d’onore per raggiungere i risultati indicati dal piano di rientro e per rispettare gli impegni presi dalla Regione. Tutto ciò si è tradotto in credibilità, fiducia, rispetto da parte delle Istituzioni e delle altre regioni”.
E sul fronte del deficit di 900 milioni di euro?
“Dobbiamo azzerarlo entro la fine del 2009. Intanto ci siamo allineati perfettamente sul deficit programmato perché altrimenti ci avrebbero commissariato. L’esserci posti in linea con l’obbligo del piano di rientro ci ha consentito non soltanto di evitare il commissariamento, ma di sbloccare pure i fondi per oltre mille miliardi trattenuti dallo Stato in attesa della verifica degli obblighi del Piano di rientro. L’azione positiva ci ha anche permesso di sbloccare il mutuo da 2 miliardi e 800 milioni. Abbiamo lavorato guardando all’interesse dei siciliani e andando contro le resistenze e le strumentalizzazioni anche di qualche mascalzone, che ha soffiato sul fuoco perché spesso occorrevano scelte impopolari”.
Cosa vorrebbe dire ai cittadini e agli operatori della sanità?
“Di avere ancora un po’ di pazienza e i risultati si vedranno. Abbiamo avuto un cittadino tassato due volte prima come contribuente perché il deficit della Regione, 900 milioni di euro, l’abbiamo pagato tutti con un aumento dell’Irap e dell’Irpef e poi come paziente perché non ha goduto di servizi efficienti ed efficaci. Nonostante tutto, nella nostra sanità ci sono intelligenze e professionalità che hanno bisogno di essere liberate da un sistema che li ha mortificate ed io sto lavorando per liberare energie e risorse umane che ogni giorno svolgono il proprio lavoro senza padri, né padroni e nemmeno padrini”.
Qual è l’andamento della spesa farmaceutica?
“La spesa farmaceutica è progressivamente calata. Ne voglio dare atto al precedente assessore Lagalla perché questo è l’unico campo, non certo per sua responsabilità, in cui è stato realizzato un adempimento del piano di rientro. Abbiamo compiuto anche in questo caso scelte spesso impopolari. Un esempio lo abbiamo con la misura per la distribuzione diretta dei farmaci più costosi. è prevista da una legge e non potevamo lasciarla alle farmacie che avevano un aggio alto. L’abbiamo data alle aziende ed abbiamo ottenuto un’economia di 20 milioni di euro”.
Come avete fatto a stabilire che il sistema Sanità non funzionava?
“Abbiamo studiato ed analizzato il fabbisogno. Ci siamo trovati davanti ad un sistema Sanità che spendeva tanto, ma che offriva prestazioni scarse. E lo abbiamo verificato analizzando i dati sulla mobilità elevatissima verso l’esterno, un’attestazione di sfiducia verso le nostre istituzioni sanitarie. Siamo partiti con il metodo ed abbiamo fatto una diagnosi di un sistema profondamente malato di clientelismo, affarismo, ipertroficità e di tanta ospedalizzazione. L’unica risposta sanitaria che la Sicilia riesce ad offrire ai cittadini è l’ospedale. Ecco perché i cittadini pensano che tagliando e riconvertendo gli ospedali viene meno la prestazione sanitaria. Lo pensano perché sono culturalmente abituati ad andare in ospedale dal momento che non hanno altre alternative. Non è colpa né del cittadino, né dei medici, ma di un sistema che non ha funzionato. Siamo tra le prime regioni in Italia ad avere il più alto tasso di ospedalizzazione, 249 per mille. Pensi che la media nazionale è di 180 per mille”.