Catania – Stancanelli, fatta la scelta, si torna al lavoro

CATANIA – “Non scappo. Ho il dovere di portare a termine quello che ho iniziato e di non far tornare indietro la città”. Con queste parole, dopo un settimana di suspance (incautamente rovinata da Maurizio Gasparri, che ha rilasciato una dichiarazione prima che fosse sciolta la riserva pubblicamente), il sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli, ormai ex senatore della Repubblica, ha deciso quale poltrona mantenere, in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato la legge n.60 del 1953 nella parte in cui non prevede l’incomapatibilità tra la carica di parlamentare e quella di sindaco di un comune con più di 20 mila abitanti.
Lo ha fatto nel corso di un affollatissimo Consiglio comunale straordinario in cui, tra dirette televisive e pubblico, ha di fatto non solo ribadito la sua scelta iniziale, ovvero quella i rimanere sindaco di Catania, ma anche rilanciato il suo nome per un’eventuale candidatura per un secondo mandato.
Dopo aver sciorinato tutto ciò che la sua amministrazione ha realizzato nell’arco di tre anni – a cominciare dall’aver allontanato il rischio del dissesto, evitando che la città rimanesse “al buoio per sempre”, dall’aver organizzato il pagamento dei fornitori “rigorosamente in ordine cronologico” e dall’aver permesso il risanamento di alcune partecipate, nonché la trasformazione dell’Azienda municipale dei trasporti, passando per le decisioni in merito al Palazzo di Cemento e all’ex Palazzo delle Poste, fino alla modifica della viabilità in centro storico – il primo cittadino ha ribadito ciò che tutti, ormai, si aspettavano (se non altro perché, sarebbe stato difficile immaginare la convocazione di un Consiglio comunale straordinario per comunicare alla città una scelta differente).
“Pensate – ha chiesto Raffaele Stancanelli alla propria maggiornaza, l’unica presente in aula, fatta eccezione per l’opposizione del gruppo de La Destra–Alleanza siciliana – che io possa permettermi, per il piacere di qualcuno, di interrompere quello che abbiamo avviato in questi anni? Non posso farlo. Ho bisogno di sapere se al termine del mio mandato i catanesi saranno soddisfatti”.
Immediate le reazioni di maggioranza e opposizioni, dei sindacati e di tutte le forze della città che hanno commentato, chi con un tono, chi con un altro, la decisione del primo cittadino. “Un’operazione di marketing a spese del Consiglio comunale e senza diritto di replica”, per Francesco Navarria, esponente di Scelta giovane. “Una sceneggiata mediatica, un comizio senza il minimo dibattito”, per il capogruppo del Pd, Rosario D’Agata ma “una scelta di alto profilo” per i capigruppo di maggioranza. Una decisione, comunque, apprezzata da più parti, in particolare dall’opposizione de La Destra e dai segretari di Cgil, Cisl e Uil Angelo Villari, Alfio Giulio e Angelo Mattone, che hanno sottolineato la necessità, ora, di “proseguire con quella politica di condivisione delle strategie di sviluppo, mirata alla protezione sociale dei più deboli e all’equità fiscale”.
Un concetto manifestato dallo stesso primo cittadino, che ha ribadito la volontà di andare avanti secondo il fitto calendario di appuntamenti amministrativi di fondamentale importanza per il futuro della Catania: a partire dal Piano regolatore generale, che, come più volte annunciato, dovrebbe approdare in Consiglio entro il mese di novembre e la conclusione della vicenda corso Martiri della Libertà.