PALERMO – Continua la storia dei quattro inceneritori in Sicilia, ma questa volta il presidente Raffaele Lombardo vuole voltar pagina, non condivide l’incenerimento nella logica di trattamento integrato dei Rsu.
Dopo la riduzione, il riuso e la raccolta differenziata del tipo porta a porta, che consenta alla Sicilia di raggiungere la quota di differenziata del 65% entro il 31 dicembre 2011, Lombardo prevede per l’indifferenziato sistemi meno “distruttivi” e più rispettosi dell’ambiente come la pirolisi e la dissociazione molecolare. Una decisione del presidente scaturita dalla volontà di non continuare nella logica cuffariana e dalla nuova gara d’appalto relativa a detti inceneritori andata deserta. Quest’ultima si spiega col fatto che le Aziende “concessionarie”, quelle vincitrici della prima gara d’appalto (la stessa annullata dall’Alta Corte di Giustizia Europea), pretendono dai nuovi vincitori della gara il pagamento complessivo di circa 300 milioni di euro quale rimborso per lavori preliminari.
“La gara per i termovalorizzatori in Sicilia è un tentativo non riuscito di aggirare la sentenza della Corte di Giustizia europea. Nel bando, infatti, è stata inserita, in modo subdolo, una postilla che permette ai vecchi gestori di procedere con trattativa privata dopo che la gara è andata deserta, come si è puntualmente verificato lo scorso 30 giugno”. Lo denuncia un cartello di associazioni ambientaliste e di sindacati che ha presentato un ricorso ai Tar di Palermo e Catania.
Secondo Legambiente, Cgil, Wwf, Rifiuti Zero e Decontaminazione Sicilia l’articolo 57 del codice degli appalti, espressamente citato nel bando, effettivamente autorizza la trattativa privata in caso di gara deserta, ma fissa un tetto: un milione di euro. Per costruire i temovalorizzatori in Sicilia, però, si prevede una spesa di un miliardo di euro per ognuno dei quattro impianti previsti nell’isola. Insomma, i firmatari del ricorso temono che il bando sia stato costruito per disincentivare la partecipazione alla gara, in maniera tale da affidare ai vecchi gestori l’appalto, e sollevano un’eccezione di legittimità.
“Abbiamo sprecato sei anni – afferma Mimmo Fontana, segretario regionale di Legambiente – non c’è più tempo da perdere. Il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, ha parlato di un nuovo modello. Noi siamo disposti a discuterne, ma bisogna cominciare dicendo basta ai termovalorizzatori e predisponendo un nuovo piano rifiuti”. Lombardo pensa ad impianti di dimensioni sensibilmente più piccoli, meno costosi e più numerosi (da 4 a 7), ma soprattutto tecnologicamente di ultima generazione, come “la dissociazione molecolare” che per la lavorazione di 250.000 tonnellate l’anno costerebbe all’incirca 15 milioni di euro, impegnerebbe una cinquantina di dipendenti, avrebbe un costo di manutenzione sui 4 milioni di euro l’anno, con un costo di smaltimento dei residui appena attorno al un milione e mezzo di euro, contro un ricavo certo al minimo di 8 milioni di euro annui, solo per vendita di energia. Ed infine, per costruirli basterebbero poco meno di 400 giorni lavorativi. Il metodo della “pirolisi”, con processo di “gassificazione”, a fiamma “fredda”, non sembrerebbe sufficientemente sperimentato.
Ha spiegato Lombardo. “È vero, che esiste il rischio di un duro contenzioso giudiziario con Falck, della Waste Italia, aziende “vincitrici” della prima gara. Ma non è vero che procedendo come io mi riprometto, si rischia di perdere altro tempo utile per fronteggiare l’emergenza, o addirittura di perdere tutti i finanziamenti pubblici. Perché, comunque, per costruire i quattro termovalorizzatori previsti ci vorrebbero almeno tre/quattro anni di ulteriore attesa, per cui nel frattempo dovremmo continuare ad andare avanti con le discariche. Il Piano, poi, si può cambiare senza alcun rischio, specie se lo vota l’Ars, che quello di Cuffaro non ha mai votato”.
Intanto la sezione staccata di Catania del TAR (Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia), accogliendo i ricorsi presentati da Adiconsum (Associazione italiana difesa consumatori e ambiente) difesa dagli avv.ti Mario Michele Gioarrusso e Licia Minacapilli, contro le delibere dei commissari ad acta inviati dall’Arra ai Comuni del Catanese ha emesso il 07/07/2009 le sentenze di condannata contro Arra (Agenzia regionale per i rifiuti e le acque, la Giunta Regionale Siciliana, il Comune di Adrano e Ato Simeto CT3, sentenze che annullano, previa sospensione dell’efficacia, le deliberazioni dei commissari ad acta del 27.01.09 di approvazione delle proiezioni tariffarie TIA (Tariffa Igiene Ambientale) sui rifiuti 2008.
Infine, il presidente della Regione ha espresso la sua determinazione a voler affrontare al più presto all’Ars la riforma degli Ato, bloccata da Udc e Pdl da circa 8 mesi. Il fallimento e l’agonia di almeno 19 Ato su 27, ha già prodotto un “buco” complessivo da pagare per le casse regionali, di oltre un miliardo di euro. Una voragine incredibile. “Aver ritardato l’iter di questa indispensabile riforma Ato – ha commentato Lombardo – è stato un vero e proprio atto criminale, che ha consegnato all’incedere dell’emergenza rifiuti, intere porzioni del nostro territorio regionale”.