CATANIA – Il lavoro nero e quello sommerso rappresentano una piaga che interessa da vicino il territorio catanese e coinvolge datori di lavoro, approfittatori e lavoratori. A patirne le conseguenze sono entrambi: da un lato chi sfrutta il lavoro e dall’altro chi non è tutelato.
Per questo la Guardia di Finanza catanese, nell’ambito dell’attività predisposta dal comandante provinciale Francesco Gazzani – finalizzata alla prevenzione e al contrasto del lavoro nero in città e provincia – nel corso delle ultime settimane ha attivato serrati controlli a carico di diverse imprese che operano nel settore dell’edilizia, della ristorazione e della somministrazione al pubblico di cibi e bevande.
“Il fenomeno del lavoro nero a Catania e provincia – ha detto Gazzani – è allarmante in tutti i settori. Delle attività controllate tutte sono risultate utilizzare manodopera irregolare, con l’accertamento complessivo di 353 lavoratori irregolari e in nero nei primi 9 mesi di quest’anno, tra cui 97 lavoratori irregolari di nazionalità italiana e straniera (sia comunitari che extracomunitari). Sono state rilevate violazioni amministrative per svariati milioni di euro”.
Come spiegato dal comandante provinciale dalla GdF, ai titolari delle ditte che impiegano lavoratori in nero, oltre all’applicazione di una maxi-sanzione da un minimo di 1.500 a un massimo di 12.000 euro per ciascun singolo lavoratore (maggiorata di 150 euro per ogni giorno effettivo di lavoro prestato in nero), è prevista la segnalazione alla competente Direzione provinciale del lavoro con il rischio di sospensione dell’attività economica esercitata. La strategia operativa adottata dalle Fiamme gialle risponde alle esigenze di contrasto dello sfruttamento dei lavoratori, che frena la crescita dell’economia legale e favorisce la proliferazione di forme di criminalità diffuse che incidono sul livello generale di percezione della sicurezza da parte dei cittadini. Altro provvedimento eseguito è quello disposto dall’Agenzia delle entrate, Direzione regionale della Sicilia, che prevede la sospensione dell’attività commerciale, per complessivi tre giorni lavorativi continuativi.
I dati emersi dagli ultimi blitz, effettuati dalle pattuglie in giro di controllo per il territorio, parlano chiaro: “Il lavoro nero – ha affermato Gazzani – continua a essere diffuso fra le aziende presenti in città e provincia ed è determinante per i fenomeni di concorrenza sleale, con il rischio concreto di mettere fuori mercato le imprese che rispettano la normativa in materia di lavoro”.
La legge 183/2010, in materia di lavoro nero ha modificato i compiti della Guardia di Finanza, che da organo segnalatore al competente Ispettorato del lavoro è passata a organo di accertamento delle violazioni commesse con conseguente irrogazione delle sanzioni previste.
“Il contrasto al lavoro nero – ha confermato il comandante provinciale delle Fiamme gialle – attrae in maniera trasversale gran parte dei compiti affidati, molti dei quali in via esclusiva, dalla Legge alla Guardia di Finanza. Infatti, tale fenomeno difficilmente si presenta in modo isolato. Nella maggior parte dei casi è connesso ad altre manifestazioni d’illegalità, che vanno dall’evasione fiscale e contributiva allo sfruttamento dell’immigrazione clandestina, passando per le frodi in danno del sistema previdenziale e alla produzione e commercio di merce contraffatta”.
Nel corso dei servizi coordinati, sono stati svolti controlli anche in materia di scontrini e ricevute fiscali, strumenti necessari a combattere l’evasione fiscale.
“Durante questi controlli – ha spiegato il comandante Gazzani – è emerso che ci sono delle aree nel territorio in cui si disconosce lo scontrino e la ricevuta fiscale. Per esempio, un parrucchiere in piena e regolare attività, nel noto quartiere San Cristoforo di Catania, aveva emesso l’ultima ricevuta fiscale nel lontano anno 2007”. Gli interventi della GdF in materia di ricevute fiscali hanno consentito di svolgere 50 controlli in materia di scontrini e ricevute fiscali che hanno portato alla verbalizzazione di 35 esercizi commerciali per violazioni quali mancata emissione o inferiore corrispettivo e, in taluni casi, alla chiusura temporanea degli esercizi stessi.