PALERMO – Giustizia civile, un vero incubo per le imprese siciliane. E poi ci si chiede il perché del mancato decollo dell’imprenditoria sana dell’Isola, capace di fare produzione di eccellenza ma incapace di decollare nei marcati nazionali ed internazionali. Semplice, perché prima devono risolvere le tante grane in “casa propria”. Cominciando ad esempio dai tribunali dove le sentenze civili, che sono praticamente all’ordine del giorno in un sistema imprenditoriale, rischiano di sfiancare una consistente parte produttiva dell’Isola e con esso la sua economia.
La lentezza con la quale procedono i tribunali di giustizia civile è a dir poco esasperante. A dire il vero il problema ha una risonanza nazionale. Solo che in Sicilia c’è un problema nel problema: cioè vale a dire che il già critico sistema nazionale, ai margini dei contesti europei, si presenta in dimensioni ancora più gravi nell’Isola.
L’Ufficio studi di Confartigianato, su dati Istat e Movimprese, ha messo in evidenza questo sistema critico e viene fuori che la Sicilia supera di gran lunga la già disastrosa media nazionale. La durata di un fallimento arriva in Sicilia a ben 4 mila 152 giorni, mentre la media nazionale (di per sé disastrosa) è di 3 mila e 35 giorni. Un processo di primo grado ha una durata media in Sicilia di mille e 90 giorni contro i 927 della media nazionale; non va meglio in seconda grado con i tribunali dell’Isola che ci mettono 855 giorni per chiudere il tutto contro 768. In pratica per chiudere un fallimento in Sicilia ci vuole oltre un decennio: un triste primato di lentezza della burocrazia che vede la Sicilia seconda dietro soltanto alla peggiore Calabria.
Ovviamente tutto questo comporta anche dei costi non indifferenti per le imprese e, conseguentemente, visti i tempi lunghi dei processi, la Sicilia è tra le regioni che sconta gli aggravi più pesanti per i vari procedimenti che si svolgono nelle aule dei tribunali. E’ la decima regione d’Italia che paga di più per l’espletamento dei vari gradi di giudizio: in totale 289 euro a testa per impresa, lontana dalla virtuosa Trento dove la media è di 82 euro, cioè tre volte e mezzo di meno.
Il problema della giustizia-lumaca che penalizza le imprese è in realtà un problema assodato. Ciò che preoccupa è il generale immobilismo delle istituzioni competenti in materia che finisce addirittura per far peggiorare le cose. Confartigianato, numeri alla mano, ha potuto infatti appurare che mettendo a confronto il 2006 con il 2007, anno dell’ultima rilevazione, la situazione è addirittura peggiorata in Sicilia. Infatti si è passati da una media di mille e 61 giorni per chiudere un procedimento di I grado a mille e 90, con una variazione di allungamento dei termini di quasi il 3 per cento. “In tutto questo – afferma Lanfranco Tenaglia, responsabile Giustizia del Partito democratico – il parlamento nazionale non ha saputo dare il suo contributo. La recente riforma varata sul processo civile si può definire incompleta. Si sarebbero anzitutto dovuto ridefinire le circoscrizioni giudiziarie, con forti investimenti sulle risorse, sul personale. E invece i fondi sono stati tagliati. E poi sarebbe stato necessario un intervento sull’informatizzazione del processo. Il processo rimane ancora fondato sulle vecchie carte, verbali, faldoni polverosi: in questo momento è completamente cartaceo, se non con qualche eccezione dovuta a particolari situazioni locali, determinate o da volontarismo o da collaborazioni della magistratura e dell’avvocatura in sede locale”. “Il fenomeno dei tempi lunghi della giustizia civile – altra chicca che offre Confartigianato – convive con un’offerta decisamente sovrabbondante di avvocati, la cui clientela è rappresentata per il 41,7 per cento proprio da imprese”.
Confartigianato ha rilevato anche i dati per circondario (in Italia sono presenti 165 circondari, appartenenti a 29 distretti di corte d’appello) dei procedimenti civili.
Tra i primi 14 circondari più lenti figurano ben 5 distretti siciliani. Al primo posto Enna, con 2 mila 529 giorni (6 anni, 11 mesi e 9 giorni); troviamo al nono posto Mistretta, in provincia di Messina, dove ci vogliono la bellezza di mille e 559 giorni per mettere la parola fine al primo grado dei procedimenti civili. All’undicesimo posto c’è poi Messina con i suoi mille e 537 giorni, seguito a ruota da Barcellona Pozzo di Gotto, nella stessa provincia, che racimola ben mille e 536 giorni. Al quattordicesimo posto c’è poi Agrigento che accumula mille e 480 giorni. Record di cui non andare fieri.