CATANIA – “Ci sono state e continuano a esserci irregolarità nello smaltimento dei residui delle sostanze inquinanti usate nei laboratori delle facoltà di Chimica e Farmacia alla Cittadella universitaria di Catania”. È questa la pesante denuncia del Movimento studentesco catanese. In effetti dei problemi ci sono, ma se da una parte si lancia l’allarme per la salute di tutti – chiedendo risposte puntuali e interventi in tempi rapidi – dall’altra l’Università risponde che non esiste nessun pericolo e quindi non c’è ragione di interrompere le attività.
Diverse le problematiche, fra cui spicca la situazione del corpo D dell’edificio uno occupato dal dipartimento di Scienze chimiche e dal dipartimento di Scienze del farmaco. I ragazzi chiedono “che si intervenga affinché venga fatta luce sulle anomalie che riguardano la sicurezza”. Matteo Iannitti e Agatino La Rosa del Msc comunque precisano che la loro denuncia “non vuole essere motivo di scontro con l’amministrazione universitaria, anzi”.
Che la situazione non sia del tutto a norma lo ha confermato anche l’Università con una relazione a firma del dirigente dell’area della Prevenzione e sicurezza dell’Ateneo, Piergiorgio Ricci e dal rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, Daniele Leonardi. Dalle analisi effettuate è emerso che il materiale residuo nei pozzetti del sistema fognario del corpo D dell’edificio 1 occupato da Scienze chimiche e Scienze del farmaco sono contaminati da particelle di metalli pesanti. Le acque di scarico, invece, sarebbero in regola. La situazione è monitorata dal 2009 ed è stato definito un progetto inserito nel Piano triennale d’Ateneo. È da considerare però che “le acque di scarico del corpo D, fino a poco tempo fa, non passavano affatto dal depuratore ma erano direttamente collegate alla rete urbana e finivano poi per essere sversate a mare” come spiega Leonardi. In più il depuratore non ha mai funzionato correttamente da filtro perché depotenziato nel corso degli anni.
Non solo: anche il suolo sottostante l’edificio è contaminato. “Sondaggi nel suolo sottostante l’edificio stesso, hanno evidenziato la presenza nel terreno, con valori superlori ai limiti di legge, degli stessi metalli pesanti riscontrati nel materiale residuo presente nei pozzetti” leggiamo nel documento reso noto dall’Università. Come se non bastasse, nello steso edificio ci sono inoltre problemi di umidità. C’è addirittura un doppio pavimento per evitare allagamenti continui ed è lecito chiedersi che cosa accada con la risalita dell’umidità dal terreno contaminato.
L’Università, comunque, è certa: allo stato attuale non c’è nessun pericolo per la salute ed essendo i principali problemi legati alla doppia pavimentazione e al sistema a saie, “sarà eliminata alla radice con il progetto di rifacimento del sistema fognario” come scritto sul documento.
Altra problematica rilevante è quella legata all’edificio di Farmacia, ormai noto come la “facoltà dei veleni” dopo le indagini della Magistratura partite nel 2008 per uno scorretto smaltimento dei rifiuti di laboratorio. Qui le condutture delle acque bianche e delle nere si congiungono erroneamente in certi punti, ma si è già corsi ai ripari.
“Grazie all’intervento dell’area Prevenzione e sicurezza – afferma Daniele Leonardi, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza – sono stati disposti dei lavori di adeguamento. L’area è già transennata e presto verranno effettuati”.