Clima sconvolto, disastri ovunque. La Sicilia a rischio desertificazione

PALERMO – Gli eventi alluvionali delle scorse settimane potrebbero essere un semplice avvertimento di preparazione in vista di una serie di calamità naturali pronte ad abbattersi in Italia e in generale sul piante. Secondo gli scienziati, che su mandato dell’Onu studiano i cambiamenti climatici (l’Ipcc – Intergovernmental panel on climate change), senza una brusca sterzata verso la sostenibilità ambientale l’umanità può rassegnarsi a preparare i rifugi sotterranei, perché dietro l’angolo ci aspetteranno inondazioni, cicloni, tifoni, ondate di calore e siccità.
Nella carta dei rischi della penisola il Mediterraneo è l’area più a potenziale rischio siccità e dunque desertificazione. La Sicilia è in prima linea.
Il rapporto Onu sui cambiamenti climatici sarà pronto per il vertice mondiale sul clima a Durban in Sud Africa, previsto nel prossimo mese.  Secondo un estratto del dossier “il clima subirà ulteriori modifiche che porteranno a eventi estremi: è praticamente sicuro che si ripeteranno record di caldo e di freddo e molto probabile che si moltiplicheranno le ondate di calore nelle zone di terra”. Lo sconvolgimento del clima dovuto alla malandata cura del pianeta farà moltiplicare cicloni e tifoni, ma non solo. Ogni area avrà il suo disastro potenziale su misura.
La siccità nel Mediterraneo, nell’Europa Centrale, nel Nord America e nel Brasile nord-orientale e meridionale, mentre in altre latitudini si registrerà un innalzamento della temperatura dei mari, con un preoccupante scioglimento dei ghiacciai. Passando dal globale al locale, il problema della siccità e della desertificazione è una realtà che riguarda da tempo anche la Sicilia.
Lo scorso aprile Gianmaria Sparma, ex assessore Territorio e Ambiente della Regione, dimessosi nei giorni scorsi, ha emanato, con proprio decreto, la “Carta della sensibilità alla Desertificazione” per censire le zone  vulnerabili. Lo stesso Sparma aveva spiegato che “in Sicilia pur non essendo un territorio con scarse precipitazioni, le zone aride negli ultimi anni sono cresciute, con la conseguente perdita di territorio fertile”.
Proprio la Carta, attesa da dieci anni, è un importante strumento di programmazione. Nella crescita del processo di desertificazione rientrano più fattori sia ambientali che antropici, ed è “ormai – spiegava Sparma – una delle più gravi priorità dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo con ripercussioni sia ambientali che socioeconomiche”.
I dati, riportati sulla Carta del rischio, la dicono lunga sulle potenzialità del fenomeno in Sicilia: su 390 Comuni, 51 sono classificati tra le aree di livello “Critico 2”, cioè quelle a maggior rischio per una percentuale uguale o superiore al 50% del territorio.
La Regione eppure sta cercando di muoversi per evitare il peggio. Ai soggetti più esposti al rischio è, infatti, rivolto un bando del dipartimento regionale dell’Ambiente, approvato dal dirigente Giovanni Arnone e pubblicato sulla Gurs del 20 maggio scorso, dove vengono messi in campo 7 milioni di euro a valere sui fondi europei, nell’ambito della linea del Po Fesr 2007/2013, per “interventi di prevenzione dei fenomeni di desertificazione”.