CATANIA – Tre giovani su dieci pronti a lasciare l’Italia per cercare fortuna in un altro Paese. E’ il risultato di un sondaggio condotto intervistando 600 giovani italiani per comprenderne aspettative e preoccupazioni in questo momento delicato per il nostro Paese (indagine in collaborazione con l’Istituto di sondaggi Panel Data). Sette giovani su 10 appaiono preoccupati per la situazione del Paese, destinata a loro parere non migliorare nel breve periodo; il rischio è che nel nostro Paese non ci si possa realizzare professionalmente, continuando a dipendere dalle famiglie di origine ed addirittura avendo meno possibilità dei propri genitori.
Ma ora per i giovani sembrano aprirsi nuove prospettive. Infatti, tra le principali novità contenute nel testo del decreto salva-Italia approvato domenica 4 dicembre 2011 dal Consiglio dei Ministri, ad opera del Governo Monti (D.L. 201/11), emerge lo sgravio Irap per le imprese che assumono a tempo indeterminato giovani sotto i 35 anni di età (l’Imposta regionale sulle attività produttive è stata istituita con il decreto legislativo 15 dicembre 1997 n. 446. Con la Finanziaria 2008 assume la natura di imposta propria della Regione e, nella sua applicazione più comune, colpisce il valore della produzione netto delle imprese, ossia, in termini generali, il reddito prodotto al lordo dei costi per il personale e degli oneri e dei proventi di natura finanziaria. è l’unica imposta a carico delle imprese che è proporzionale al fatturato e non applicata all’utile di esercizio).
Sostanzialmente le imprese vedranno aumentare le deduzioni Irap del 130% per le lavoratrici e per i giovani sotto ai 35 anni di età che siano assunti con contratti a tempo indeterminato. Pertanto lo sconto, oggi fissato in 4.600 euro su base annua e per ogni lavoratore, aumenterà fino a 10.600 euro per le donne e i giovani impiegati in azienda. Come però prevede la “legge Irap”, la deduzione in questione non si applica alle aziende che operano in concessione e a tariffa nei seguenti settori: dell’energia, dell’acqua, dei trasporti, delle infrastrutture, delle poste, delle telecomunicazioni, della raccolta e depurazione delle acque di scarico, della raccolta e smaltimento dei rifiuti.
Il taglio del cuneo fiscale aumenterà ulteriormente (a 15.200) per donne e giovani che lavorano in imprese del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia). In questo caso l’esclusione comprende anche: banche, finanziarie, imprese di assicurazioni.
Lo sconto complessivo genererà una riduzione del carico fiscale sulle imprese per circa un miliardo di euro annui, a partire dall’anno d’imposta 2012. È anche previsto che le aziende potranno dedursi interamente l’Irap pagata sul costo del lavoro dall’Ires e dall’Irpef. Con un incremento che va dall’attuale 10% al 100% le imprese godranno di uno sgravio stimato in 1,5 miliardi annui per il triennio 2012-2014.
Ricordiamo che il tasso di disoccupazione giovanile in ottobre si è attestato al 29,2%, in diminuzione di 0,1 punti rispetto a settembre, ma in aumento, rispetto a ottobre 2010, di 1,5 punti.
L’approfondimento. In Sicilia ci sono 326.000 disoccupati nascosti
Oltre ai 248mila disoccupati ufficiali in Sicilia, ce ne sono altri 326 mila nascosti. Il dato è emerso durante il seminario “Dopo il Rapporto Svimez 2011: riflessioni su emergenze e potenzialità per la ripresa del Mezzogiorno” nell’ambito delle Giornate dell’Economia del Mezzogiorno, a Palazzo Steri. La realtà dell’occupazione, infatti, è molto più complicata di quanto farebbero intendere i dati ufficiali: nel 2010, se consideriamo anche coloro che “pur non facendo azioni dirette di ricerca di occupazione sono disponibili a lavorare”, il tasso di disoccupazione corretto dell’isola sarebbe più che raddoppiato, passano dal 14,7% ufficiale al 28,9%. In questo modo in valori assoluti i disoccupati siciliani schizzerebbero a 582mila. Sempre a livello regionale, deve far riflettere che l’occupazione standard interessa soltanto poco più di una persona su 4 in età da lavoro (27,4%).
In questo contesto, la situazione giovanile e femminile assume connotati tragici: nel 2010 il tasso di occupazione di giovani (età 15-34 anni) è sceso nel Mezzogiorno al 39,9%, in Sicilia al 38,8% (contro una media nazionale del 52%).