PALERMO – Altre ondate di cemento in Sicilia? Per il momento le ultime dichiarazioni di Raffaele Lombardo sembrano scongiurare il ddl del Governo Berlusconi, il cosiddetto “piano casa”, dal momento che già prima dell’incontro Governo-Regioni aveva manifestato la sua contrarietà esplicitando il “no” e motivandolo con “le proposte si costruiscono assieme, perché la materia è concorrente”. Senza fondamento, quindi, perlomeno allo stato dei fatti, il disegno politico ventilato da alcuni commentatori politici e dirigenti nazionali, che voleva la Sicilia come una delle Regioni capofila del progetto berlusconiano.
Adesso la matassa è ancora tutta da dipanare, anche perché Lombardo non nasconde la sua apertura, anche in virtù delle linee guida votate dalla Giunta regionale il 24 marzo scorso, rendendosi disponibile a trattare su “un testo di principi e di incentivi per la casa”. Gli ambientalisti tremano per le eventuali ripercussioni su un territorio, come quello siciliano, che già balza in testa alle classifiche nazionali per abusivismo e illegalità ambientali nel ciclo del cemento. Non si tratterebbe neanche del classico “piove sul bagnato”, ma stavolta sarebbe un vero e proprio diluvio. Perché da una parte ci sarebbe l’edilizia popolare, un piano da 550 milioni di euro, ma dall’altra parte si diluirebbero le pene per gli abusivi, solo sanzioni amministrative, e si darebbe il via ad una sorta di “condono mascherato” attraverso la liberalizzazione delle norme per aumentare le cubature delle case.
Sarebbe una “deregulation edilizia”, per riprendere le parole di Roberto Della Seta, senatore del Pd, che avrebbe effetti devastanti sul sistema Sicilia, che già adesso versa in uno stato debilitante. Per comprendere a fondo la questione bisogna risalire alle origini del sistema costruzioni isolano, ovvero dal ciclo del cemento che in Sicilia si lega a doppio filo con la criminalità organizzata: i lavori all’aeroporto, la metropolitana e il Tribunale di Palermo, denunciano da Legambiente Sicilia, sono in mano a Cosa Nostra, come testimoniano i “pizzini” rinvenuti nel covo dei boss Lo Piccolo. Nel 2007, secondo il rapporto Ecomafia 2008 di Legambiente, in Sicilia accertate 618 infrazioni, quinta regione d’Italia e quarta per sequestri effettuati (256), una percentuale che attesta l’isola sul 7,7% del totale delle infrazioni in Italia.
Concorre a descrivere il desolante stato edilizio della Regione anche il recente rapporto dell’Agenzia del Territorio che ha rilevato fabbricati non dichiarati in 141.913 particelle, piazzando Palermo (51.821) e Catania (50.130) al settimo e ottavo posto della particolare top ten italiana. In attesa di conoscere i dati di Agrigento, altro centro di riferimento per l’abusivismo isolano, e di avere certezza sulle particelle in attesa di condono, a Palermo, provincia dove si concentrano 1/3 degli abusi isolani, a fine 2008 l’amministrazione comunale ha lanciato una vera e propria campagna pubblicitaria per chi non avesse ancora usufruito del condono varato dallo scorso Governo regionale con la legge 4/2003. Risultato? Un vero e proprio boom: in 4 anni 2.256 perizie giurate. Intanto ci si chiede perché queste colate di cemento vadano poi sempre a finire sui privati, in particolare nel mercato residenziale, e non servano invece per creare quel meccanismo virtuoso che dovrebbe servire a migliorare la qualità dell’edilizia pubblica isolana. In primo l’edilizia scolastica, un punto di eccellenza per ogni società che mira a costruire un futuro migliore, ed invece si presenta come catastrofe per le città dell’isola: Siracusa si piazza al 42° posto e Palermo al 69°. “Malgrado il piano d’investimenti di 250 milioni di euro in tre anni – commentano da Legambiente presentando il dossier Ecosistema Scuola 2008 – per fare un passo avanti verso la messa in sicurezza e all’adeguamento a norma delle strutture, l’edilizia scolastica rimane la cenerentola delle politiche locali”.
In Sicilia, secondo dati dell’assessorato ai Lavori Pubblici, ci sono 61mila famiglie senza casa.