PALERMO – Un coefficiente di difficoltà forse superiore ai più grandi eventi storici. La Regione siciliana prova da oltre un anno (primo bando nel 2010) a coprire il miliardo di debiti accumulato dalle Ato, le 27 società per azioni che hanno gestito nell’isola il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Sinora già due bandi con relative proroghe sono andati a vuoto, l’ultimo il 20 ottobre scorso. Ma la Regione non si è persa d’animo decidendo di passare alle trattative “tecniche” con le singole banche.
Ora, secondo quanto anticipato dall’Ansa, ci sarebbero i presupposti – il condizionale è d’obbligo – per la chiusura dell’accordo con due gruppi bancari, tra cui Unicredit. Gli scommettitori non consigliano di puntare l’intera somma sull’effettivo risultato della trattativa, anche perché una notizia simile era già circolata a fine ottobre in ambienti vicini alla Regione (si era parlato di cinque banche interessate a coprire il debito), poi puntualmente smentita dal ragioniere generale, Enzo Emanuele.
Le trattative sono ancora in fase di discussione, ma, a quanto pare, la Regione è assai vicina a trovare un accordo "tecnico" con due gruppi bancari, tra cui ci sarebbe Unicredit, per la copertura di parte del debito di circa 1 miliardo di euro accumulato dalle Ato rifiuti. I tempi per la chiusura dell’accordo pare siano stati fissati per metà gennaio. I soldi delle banche, si parla di circa 450 milioni di euro, servirebbero a chiudere una parte dei debiti che gli Ambiti hanno contratto con soggetti terzi. Per la restante parte, che riguarda invece la quota della Regione, la partita rimane aperta con l’amministrazione che dovrà cercare altre strade ricontrattando col sistema bancario.
Il miliardo di debito è un pesante lascito dell’era Ato (27 Ambiti dal 2004 al 2010), voluta da Totò Cuffaro, concepita come grande sistema per la definitiva risoluzione del problema rifiuti dell’Isola. Proprio questo sistema tentacolare e clientelare ha sinora impedito l’effettiva rivoluzione del sistema rifiuti siciliano fissato con la legge regionale 9/2010, che dovrebbe far ripartire il sistema rifiuti passando da 27 Ato a 9 Srr (Società di regolamentazione del servizio raccolta).
Accumulare un miliardo di debito è stato tutto sommato abbastanza semplice: spese pazze per il personale come conseguenza di assunzioni clientelari e di consigli di amministrazione sovradimensionati. Secondo la Corte dei Conti il sistema Ato in Sicilia ha individuato, come causa dell’anormale accrescimento dei costi di produzione del settore, le “sovrabbondanti assunzioni di personale (in particolare amministrativo e non operativo) effettuate”, e l’“eccessivo numero di componenti degli organi di amministrazione e controllo, con proliferazione dei relativi compensi”.
Da aggiungere che la Regione siciliana, con qualche breve parentesi, continua ad essere in emergenza rifiuti per decreto del presidente del Consiglio dal 1999 (l’ultimo è Raffaele Lombardo nominato circa un anno fa). Da allora gli straordinari risultati sono sotto gli occhi di tutti: differenziata intorno al 10%, sistema di raccolta quasi al collasso, imprese creditrici che assediano la Regione. Pare proprio che l’emergenza in Sicilia serva solo a creare un’altra emergenza.