I siciliani snobbano il trasporto pubblico

PALERMO – Gli effetti della mobilità sostenibile nelle città non si traducono soltanto in aria più respirabile per i cittadini. In realtà trasporti inadeguati e ritardatari o inquinanti producono un costo economico che, a livello nazionale, si stima in Italia in 27 miliardi di euro, otto dei quali concentrati a Roma. Lo ha certificato il rapporto “Scenari e opzioni per una mobilità sostenibile – un rapporto per Roma capitale”, redatto dalla Luiss in collaborazione con Formiche e presentato nei giorni scorsi. 
 
La Sicilia, non si tratta di una novità, ha fatto registrare, secondo gli ultimi rapporti Istat e Legambiente, alcuni tra i peggiori dati in termini di utilizzo dei mezzi pubblici e continua a mantenere un parco macchine per abitante numeroso e antico. Le società di trasporto pubblico locale e regionale su gomma sono stritolate da debiti e ormai completamente fuori dal mercato. Intanto le famiglie siciliane spendono quasi 14 miliardi all’anno per gestire la propria auto. 
 
Secondo il report del prestigioso Ateneo privato romano i costi del trasporto individuale in Italia sono incredibilmente elevati in rapporto al prezzo del trasporto pubblico: si tratta di 170 miliardi contro 10, ovvero per 100 euro spesi nel pubblico se ne spendono 1.700 quando ci si muove con l’auto propria. Andando in dettaglio si valuta come un’auto media, valore di 18 mila euro, considerando costi fissi, dalla tassa di possesso all’assicurazione, e costi variabili, cioè carburante, manutenzione, pedaggio, pretenda annualmente una spesa di circa 4.500 euro. 
 
Ma quanto costano le automobili ai siciliani? Gi ultimi dati isolani, risalenti al 2009, parlano di un parco auto di 3.072.362 veicoli. Una stima di massima attesta il costo sociale per le famiglie siciliane della mobilità privata pari a 13,8 miliardi all’anno. Di questa porzione, sempre riferendosi allo studio, circa il 28,6 per cento è incassato dallo Stato (pari a 3,9 miliardi) tra Iva, Tasse e Accise. I siciliani, secondo i dati Legambiente, continuano a non tollerare il trasporto pubblico: Catania e Palermo non raggiungono neanche i 100 (passeggeri/ab), arrivando a 75 e 52, Messina vegeta fuori classifica senza dati pubblicati, Siracusa si ferma a 17 passeggeri/ab, Caltanissetta e Ragusa, sono rispettivamente a 10 e 8 passeggeri/ab. 
 
Questa disaffezione è ancora più preoccupante perché i siciliani continuano a mantenere un parco automobili pessimo. Ad esempio a Catania il 56 per cento del parco automobilistico è incasellato nello standard emissivo che va da Euro 0, cioè prima dell’introduzione dell’Euro I, fino ad Euro II. Senza poter tripartire il dato ricordiamo che nella migliore delle ipotesi si tratta della Euro II (comunemente chiamato Euro2 o come “EC 96”), che è il nome di un insieme di standard sulle emissioni che si applica ai veicoli stradali nuovi venduti nell’Ue, introdotto nel 1995 e sostituito nel 1999.
A fronte di questo dato preoccupante altrove si organizzano diversamente: nei giorni scorsi Corrado Clini, ministro dell’Ambiente, alla presenza di un vertice delle Regioni, Province e Comuni capoluogo del Bacino padano, ha annunciato lo stanziamento per le regioni padane di 40 milioni di euro per il trasporto pubblico locale per il finanziamento al 50 per cento di progetti di sostituzione di autobus con modelli Euro 6 o elettrici.