Palermo – Acqua dei Corsari, due anni e 4 mln € sprecati

PALERMO – Un sit – in, l’ennesimo dei cittadini palermitani, contro gli sprechi pubblichi e per richiamare l’attenzione sugli spazi verdi della città. Protagonista stavolta è il Parco di Acqua dei Corsari, abbandonato e dimenticato dall’amministrazione, a soli due anni dai lavori che miravano a restituire alla città un’area a lungo violata. Quella collina che per quasi trent’anni è diventata simbolo del sacco edilizio, inquinata e deturpata da cumuli di rifiuti e calcinacci che l’avevano trasformata in una vera e propria discarica a cielo aperto, mettendo a repentaglio anche la “salute” del tratto di mare che da via Messina marine, all’altezza del bar del bivio, prosegue fino alla zona della Bandita.
Il cosiddetto “mammellone”, data la sua caratteristica forma: una sorta di protuberanza che si affaccia sul mare, in difesa del quale è intervenuto un comitato di cittadini uniti sotto il nome di diverse associazioni con in testa Mobilita Palermo (già protagonista delle vicende che hanno portato all’apertura di un altro polmone verde, il parco Cassarà), che si sono ritrovati, nelle settimane scorse a protestare davanti ai cancelli, rigorosamente chiusi, dell’accesso all’area e che hanno già iniziato a raccogliere e firme per portare avanti una class action contro l’amministrazione.
A soli due anni di distanza dai lavori appaltati dal Comune alla ditta Sering, per circa quattro milioni di euro, il parco versa infatti in condizioni di totale degrado. I lavori di riqualificazione della zona e messa in sicurezza della collina avevano trasformato l’area in una vera e propria finestra sul mare, una scalinata da cui godere della vista del mare e della vegetazione con cespugli di lantana, viburnoe plumbago e un principio di prato. Di tutto questo oggi non resta più nulla, la mancanza di manutenzione ha lasciato spazio solo alla vegetazione spontanea facendo invece seccare le specie previste da progetto, e ricoprendo di erbaccela scalinata a mare.
“Il solito esempio di denaro pubblico sprecato – dicono i rappresentanti di Mobilita Palermo – un parco costato quattro milioni di euro, i lavori regolarmente consegnati e l’amministrazione comunale che non incarica nessuno della vigilanza o della manutenzione”. La richiesta dell’associazione è quella di riaprire l’area e intitolarla a Libero Grassi, l’imprenditore ucciso dalla mafia nel 1991. “Intitolare questo grande polmone verde della Palermo delle sparatorie, degli omicidi a catena, della mafia imperante a Libero Grassi – spiegano – significa sanare la memoria rinnovandola. Ha il senso del riscatto, dell’affermazione della libertà sulla nera cappa che ha imprigionato Palermo per lunghi decenni e che finalmente inizia a dissolversi.
 

 
Verifiche in corso. Una ricognizione dell’assessore Di Trapani

PALERMO – Ciò che più sorprende di tale vicenda, è il fatto che, senza l’ausilio e l’insistenza dei cittadini questo parco sarebbe rimasto nel dimenticatoio, dove sembra essere stato rinchiuso da due anni a questa parte. Sorprende infatti che persino l’amministrazione non riesca a dare una spiegazione del perché l’area sia precipitata nel degrado. Secondo quanto riferisce l’assessore comunale ai Parchi e riserve, Giovanni Di Trapani, l’area non sarebbe mai stata consegnata all’assessorato, e pertanto non si è potuto provvedere alla sua manutenzione. “Ho effettuato una ricognizione nei giorni scorsi, e mi sto muovendo per cercare di fare chiarezza sulla vicenda – ha risposto Di Trapani – a quanto pare i lavori si sono fermati da un po’ di tempo per intervento dell’Arpa”. Una spiegazione evidentemente non soddisfacente al momento, ma su cui l’assessore promette di continuare a indagare per dare risposte concrete ai cittadini. Il minimo che l’amministrazi one possa fare di fornte a una comunitò che chiede soltanto il rispetto del proprio territorio e dei propri diritti di cittadini.