Amianto killer, un vero pasticcio

PALERMO – Per i tempi isolani due decenni non passano come altrove. In Sicilia gli anni si contraggono scivolando via con estrema facilità. Solamente così si può spiegare come a vent’anni dalla legge 257/92, che obbliga le regioni ad adottare una normativa che si occupi del risanamento dei siti contaminati e della tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini esposti al contatto con l’amianto, la Sicilia risulti ancora ferma ad una prima redazione di Piano di metà anni ’90, senza alcun seguito e quindi senza nessuna applicazione. Non sono bastate tre commissioni nominate a Palermo, l’ultima ad inizio 2011, a dirimere la questione. Intanto nelle aree industriali, così come altrove, in particolare nei Siti di interesse nazionale (Gela, Priolo, Biancavilla e Milazzo), si continua a morire. Solo nelle scorse settimane è arrivato il bando da poco più di 10 milioni di euro per la bonifica delle aree ad alto rischio ambientale e per il censimento dei siti contaminati. Due decenni, insomma, per un’emergenza che altrove è stata rimossa già da tempo e che continua a produrre circa 70 casi all’anno di mesotelioma nell’Isola.
Nel gennaio 2011 si è insediata la nuova commissione regionale amianto istituita con un decreto interassessoriale dell’assessore regionale per la Salute, Massimo Russo, e dell’assessore regionale per il Territorio e ambiente, che all’epoca era Gianmaria Sparma. Non è una novità, infatti si tratta della terza commissione voluta dalla Regione: la prima fu istituita nel 1993 e finì con le dimissioni collettive nel 2002 dopo un decennio di inattività mentre la seconda voluta nel 2007 non si è mai insediata. Risultato? La Sicilia deve ancora realizzare il censimento regionale previsto nel 1992. (continua)