PALERMO – A rischio le medie e piccole imprese. Un allarme lanciato dalla Consob che finisce con l’investire principalmente la Sicilia, praticamente composta quasi ed esclusivamente nel suo tessuto produttivo da aziende di piccola taglia. Se ne contano 580 mila, cioè il 95 per cento dell’intero panorama imprenditoriale dell’Isola.
Il presidente della Consob, Lamberto Cardia, nella relazione annuale dell’autorità di controllo sui mercati e la borsa ha sottolineato che “gran parte delle imprese medio-piccole, trama fondamentale del tessuto imprenditoriale italiano, trova difficoltà e potrebbe correre rischi di asfissia finanziaria”.
Da un quadro numerico che ha potuto estrapolare la stessa Consob è emerso che solo le grandi imprese in Sicilia così come nel resto d’Italia, hanno oggi la forza economica per potere reggere l’onda d’urto della crisi. Anche perché il generale contesto è negativo, specie nei rapporti tra banche e imprese. In Sicilia le piccole e medie imprese, ma anche le cooperative giovanili, sono letteralmente soffocate dall’asfissia finanziaria causata della stretta creditizia delle banche ma anche dai tassi di interesse applicati che, nell’Isola, sono in media di 2-3 punti percentuale in più rispetto a Milano. E per molte piccole e medie imprese siciliane, adesso, c’è anche la prospettiva di chiudere a settembre. “C’è davvero il rischio di una asfissia finanziaria se le banche non si danno una mossa e se si trincerano dietro ‘Basilea 2’ – dice Marco Venturi, assessore regionale all’Industria -. La situazione è drammatica e a proposito dell’ipotesi di possibili chiusure delle imprese più piccole bisogna cercare di farsi coraggio e dare un supporto alle aziende siciliane”.
Sulla crisi che ha colpito l’economia globale, il presidente della Consob afferma che “le prospettive restano ancora caratterizzate da profonda incertezza”. E in questo contesto, i soggetti più deboli, sia nel mondo delle imprese che tra gli investitori, sono esposti a rischi maggiori. “La realtà è che oggi – rilancia Cardia – solo le imprese di grandi dimensioni riescono a reperire sul mercato capitali propri ed a collocare prestiti obbligazionari senza gravi difficoltà né a costi da considerare eccessivi”.
A questo punto resta da chiedersi oggi quale può essere il ruolo delle banche: “Di fronte a questa condizione – aggiunge il presidente provinciale della Cna di Palermo, Vito D’Amico – ci chiediamo davvero chi può aiutare queste piccole e medie imprese. Oramai, da un po’ tutti gli studi statistici che si susseguono in questi ultimi mesi, appare chiaro che le banche garantiscono capitali solo a chi i soldi in realtà già ce li ha. Ma a che serve un sistema che funziona in questo modo? Quale messaggio si lancia al piccolo imprenditore che quotidianamente si sente bombardato dai mass e dalle forze istituzionali che invitano a denunciano il racket delle estorsioni? Il problema è che con questo andazzo in realtà non si può che produrre l’esatto effetto opposto. Servono interventi straordinari immediati ed urgenti oggi altrimenti le conseguenze saranno anche ben peggiori rispetto a quelle prospettate”.