Toglieteci tutto, ma non il gas

Accade che ogni tanto l’emergenza gas si ripresenta al centro dell’agone mediatico. Ogni scusa è buona: dalle crisi delle primavere arabe fino alle guerre energetiche tra Russia e Ucraina. Di certo c’è che il problematico rapporto nazionale con il gas deriva dalla dipendenza energetica dall’estero da dove nel 2010 è giunto quasi il 93% del fabbisogno energetico del Paese. La Sicilia, anche in questo caso, si conferma un crocevia strategico dell’energia sia per la sua produzione su terraferma che per il passaggio da Gela e Mazara del Vallo di oltre la metà delle importazioni di gas. In quest’emergenza nazionale l’Isola corre il rischio di essere, per l’ennesima volta, il mulo energetico che si carica sulle spalle, cioè sul territorio e sui cittadini, le esigenze di un altrove nazionale, visto che il nord da solo consuma il 65,5% del quantitativo complessivo delle famiglie italiane.
Se dal Mediterraneo sta passando la salvezza energetica del Paese il merito è dell’Isola perché il gas naturale arriva in Sicilia dall’Algeria e dalla Libia per Mazara del Vallo e da Gela da cui passano rispettivamente il 35,6% e il 9% del gas che poi prosegue il suo percorso sulle rete nazionale. Stiamo parlando di 32.355 milioni di Smc (standard metri cubi). La soluzione delle centrali, invece, sarebbe assai preoccupante per una Sicilia che un animo verde non l’ha mai avuto e dove esistono ben 17 centrali termoelettriche a vapore, a gas o a ciclo combinato. Sarebbe l’ennesima beffa per il popolo siciliano che già contribuisce in maniera decisiva all’approvvigionamento. (continua)