Com’è nato il programma Zapping?
«Il 15 marzo prossimo Zapping diventerà maggiorenne. Nacque diciotto anni fa da un’idea di Livio Zanetti, a quell’epoca direttore del GR1. Io a quel tempo ero vicedirettore e non ero molto gradito. Zanetti invece era stato chiamato dai “professori”. Un giorno mi disse: “Mi piacerebbe fare un programma per la gente che torna a casa e che non fa in tempo a sentire i telegiornali. Magari per quelli che, stando in auto, hanno voglia di ascoltare le aperture dei giornali, o che vogliono fare ‘zapping’ tra le interviste e le dichiarazioni alla stampa”. Io, in quel periodo pensavo un po’ in grande, e quindi gli proposi di sprovincializzare l’informazione e inserire nel programma anche le aperture dei telegiornali europei (Francia, Germania, Inghilterra). Nella prima stagione facevamo sentire i titoli della Cnn e di altri network internazionali. Ho provato persino con i tg cinesi e quelli russi. Poi ho scoperto che alla gente interessava poco.
La scoperta reale di questi diciotto anni di Zapping è la gente: a loro piace telefonare in diretta ed il nostro programma è l’unico in cui le persone si presentano con nome, cognome e città. Perché le persone vogliono partecipare con la loro identità alla discussione. In questi anni tanti ascoltatori sono poi diventati degli opinionisti della trasmissione. Io mi diverto e gioco molto con loro, soprattutto con quelli che possiamo definire “storici”. Ma ci sono anche degli aneddoti divertenti a proposito. Capita, ogni tanto, che qualche ascoltatore si cambi il nome, tra questi una volta c’era anche un ministro che si fingeva un’altra persona presentandosi come “tale ingegnere Rossi da Genova”. Io lo avevo già individuato perché la voce era troppo simile a quella del ministro di giustizia dell’epoca e preferiva sempre parlare di temi giudiziari difendendo a spada tratta proprio le scelte del ministro. In pratica aveva il telefono in macchina, e quando in trasmissione sentiva opinioni in contrasto con il suo lavoro chiamava subito per “difendersi”. Un altro che chiamava spesso era Willer Bordon, all’epoca ministro dei Lavori pubblici durante il Governo D’Alema. E poi intervengono in diretta tanti consiglieri, sindaci e presidenti di provincia. Anche se non sono mai molto tenero con quest’ultimi, perché sono per l’abolizione delle province».
Le Province in Sicilia non si potevano istituire. La legge regionale 9 del 1986 che le stabilisce fu una legge incostituzionale perché lo statuto, all’articolo 15, dice: “Le province sono abolite, i comuni si costituiscano in liberi consorzi”. Questo continua a essere scritto sullo statuto del 1946 in vigore. L’ultima legge di Monti va in questa direzione.
«Adesso hanno fatto una campagna di pubblicità, spendendo un sacco di soldi, per dire che la Provincia ci costerebbe un caffé l’anno. Pagine intere e poco economiche sul Corriere della Sera. Una presa in giro. Con l’abolizione delle province si potrebbero tagliare i costi delle indennità dei consiglieri, dei presidenti, degli assessori, e delle autoblu. Anche le sedi e il patrimonio immobiliare, di proprietà delle province, possono essere vendute o utilizzate per altre destinazioni: musei, scuole, spazi culturali. I dipendenti diventeranno regionali o comunali mentre quelli più anziani potranno scegliere di andare in pensione».
Il QdS ha fatto 7-8 inchieste sull’argomento, rivelando che le province costano 1,2 miliardi di euro alla Regione Sicilia. Se si abolisse la parte istituzionale e le province si costituissero in consorzi di comuni si risparmierebbero almeno 550 milioni.
«Qualche mese fa ho studiato la ricerca della Bocconi commissionata dal presidente della Provincia di Milano Potestà che in sintesi dice che “le Province svolgono funzioni essenziali e che in caso di loro soppressione andrebbero trasferite ad altri, a fronte di un risparmio di solo l’1,4%, pari a circa 122 milioni di euro l’anno, rispetto alla spesa pubblica complessiva del Paese”. Penso che i risparmi siano molti di più e affermo che non ho mai visto uno studio di ricerca che non dia ragione al committente».
“Bavaglio a Zapping. La Lei censura la Rai: basta Tv anticasta” Questo il titolo di un articolo pubblicato dal giornale Libero lo scorso 2 febbraio, per raccontare il tentativo di ridimensionare la campagna di Zapping “Sforbiciamo i costi della politica”.
“Libero ha forzato un po’ la titolazione. La direzione generale della Rai in commissione parlamentare di Vigilanza – convocata dietro sollecitazione di Pd e Pdl, – ha riferito che la nostra campagna “rischia di essere denigratoria” e che fosse un “accanimento” nei confronti dei politici. Nel pezzo di Libero si sostiene inoltre che Lorenza Lei abbia promesso una “correzione editoriale” e sia “intervenuta sul conduttore di Zapping”. A quanto dicono loro io avrei risposto di aver capito. Ma non è così! Non sono stato mai contattato dalla direzione generale. Ed è una cosa molto strana. In passato i direttori della Rai, quando accadevano fatti simili, chiamavano subito per capire meglio dal racconto delle persone coinvolte. In ogni caso, posso contare sulla solidarietà di tanti rappresentanti di partiti. “Basta anticasta”? Tutte le campagne esagerano un po’, è normale alzare i toni. Ma la nostra campagna è piuttosto per la riscoperta della vera politica. Quella come servizio e non come mestiere. Siamo per la valorizzazione delle istituzioni, per cercare di ridare quella credibilità ai cittadini e agli elettori che è stata persa in questi anni. Senza qualunquismo o denigrazione per nessuno”.
Quali sono state le campagne di Zapping che hanno avuto più successo?
“Il 90% delle campagne che abbiamo ideato in questi 18 anni sono di carattere umanitario, legate a temi particolari come le violenze su donne e bambini, la tortura, la pena di morte, la fame nel mondo, il traffico di armi e i genocidi. Sui diritti umani le istituzioni e i media devono impegnarsi sempre di più. Fortunatamente la gente è disponibile a lottare per la giustizia e la tutela degli esseri umani, come confermano i successi delle campagne fatte nei 18 anni di Zapping.
Ricordo con particolare affetto il caso di Safiya, giovane nigeriana condannata a morte per lapidazione, che siamo riusciti a salvare anche grazie alla nostra campagna. Safiya, musulmana, avrebbe dovuto essere lapidata perché doveva rimanere fedele al marito per 7 anni dopo il divorzio. In quel caso la trasmissione Zapping si è trasformata in un piccolo partito, colmando dei vuoti che dovevano essere coperti da sindacati e associazioni internazionali. Abbiamo fatto tre manifestazioni nazionali davanti all’ambasciata nigeriana. Grazie anche all’apporto del ministro alle Pari opportunità Prestigiacomo. Ricordo che il ministro, una volta, scavalcò il muro trascinando me per consegnare pacchi di firme con le nuove adesioni. È stata una bella battaglia e raccogliemmo cinque milioni di firme, contando quelle ricevute anche per la campagna per salvare Amina, un’altra donna nigeriana.
“Poi in questi anni abbiamo fatto campagne contro la pena di morte in Giappone, in Iran, negli Usa. Abbiamo toccato tantissimi temi. Non ultimo il caso di Kobra, donna a cui fino adesso abbiamo salvato la vita, su cui pendeva la data fissata per l’impiccagione. O quello del 2010 della pakistana Asia Bibi, donna cristiana con cinque figli, condannata all’impiccagione per blasfemia. Lei rappresenta tuttora il simbolo di una persecuzione dei cristiani crescente nei paesi asiatici e africani”.
Come nasce la campagna “Sforbiciamo i costi della politica”?
“Abbiamo iniziato tre mesi fa e abbiamo raccolto fino ad adesso oltre 300.000 adesioni. Ho avuto il sostegno di politici ed esponenti che ho invitato in trasmissione ma anche tante pressioni per non continuare la campagna. In Italia la difesa della casta è trasversale e si mettono assieme parlamentari di tutti gli schieramenti politici.
“La campagna è iniziata dopo le sollecitazioni di tanti ascoltatori che ci chiedevano di fare qualcosa per i tagli dei costi della politica. Invece di fare delle cose generiche abbiamo fissato degli obiettivi: uno di questi era proprio l’abolizione delle Province.
“Non è una campagna contro il parlamento, la sforbiciata deve essere data al mondo della politica in generale: ridurre il numero dei parlamentari, dei consiglieri regionali, abbassare le indennità e i tfr dei deputati e senatori. Il mandato parlamentare è quello di servizio, bisogna tornare a quello spirito e non considerare la politica come mestiere.
Tutti i nostri ospiti, di tutte le tendenze politiche, sono stati molto favorevoli. La nostra linea è, come dico sempre, quella del capo dello Stato: nel discorso di Napolitano, in occasione della laurea ad honorem a Bologna, c’erano esattamente i concetti che va dicendo Zapping tutte le sere. Ha ribadito le motivazioni per cui portiamo avanti questa campagna.
“Siamo contrari principalmente al sistema dei vitalizi (dette anche “indennità di solidarietà”) che non sono previste in nessun paese europeo. Sapete quanto ci costano? Un calcolo degli esperti rivela che un parlamentare di 57 anni che viva sino a 87 anni incasserà alla fine 2 milioni 372 mila euro, contro i 164 mila versati col modesto contributo mensile. Facendo rimettere alla Camera ben 2 milioni 200 mila euro. Se dovessimo moltiplicare questa cifra per gli attuali titolari di pensione (3.302, di cui 1.377 ex deputati, 861 ex senatori e 1064 di reversibilità) arriveremmo a 218 milioni di euro”.
Curriculum Aldo Forbice
Aldo Forbice è nato a Catania il 23 settembre 1940. Giornalista, scrittore e conduttore radiofonico. Per tanti anni vicedirettore del Giornale RadioRai, dirige e conduce dal 1994 il programma “Zapping” di Radio1. Ha cominciato a lavorare in Rai nel 1969. Negli anni è stato caporedattore del Tg1, e autore e coordinatore di programmi di Rai2. Ha ricevuto più di 150 premi, tra cui il prestigioso Premio Saint-Vincent per il giornalismo, nel 2004 ha vinto il premio Montanelli, nel 2005 è stato insignito del titolo di commendatore della Repubblica. Nel 2008 Zapping è stato premiato ai Media Awards come “miglior programma giornalistico radiofonico dell’anno”.