La crisi economica globale può mostrare anche diversi e inaspettati lati positivi

PALERMO – La crisi economica che ha colpito anche il nostro Paese, registra in Sicilia un lato positivo perché l’Isola è da sempre… in crisi. Detto così sembra un controsenso, ma con tutti i problemi, partendo dalla cronica penalizzazione infrastrutturale, che l’Isola sconta dall’Unità d’Italia in poi, l’arretramento produttivo certamente si sta facendo sentire, tuttavia in modo minore rispetto alle regioni e distretti che per decenni hanno cavalcato numeri e percentuali da record. 
In questo quadro, assume allora molta importanza uno dei dati che lo Svimez ha rilanciato nei giorni scorsi nel rapporto sull’economia del Mezzogiorno, vale a dire l’emigrazione, in particolare dei “cervelli”, persone con notevole preparazione culturale e professionale che, di fatto, regaliamo al Nord e all’estero.
In sintesi: “l’Italia continua a presentarsi come un Paese spaccato in due sul fronte migratorio: a un Centro-Nord che attira e smista flussi al suo interno, corrisponde un Sud che espelle giovani e manodopera senza rimpiazzarla con pensionati, stranieri o individui provenienti da altre regioni. I posti di lavoro del Mezzogiorno sono in numero assai inferiore a quello degli occupati. Ed è la carenza di domanda di figure professionali di livello medio-alto a costituire la principale spinta all’emigrazione”.
Secondo questi dati “tra il 1997 e il 2008 circa 700mila persone hanno abbandonato il Mezzogiorno. Nel 2008 il Mezzogiorno ha perso oltre 122 mila residenti a favore delle regioni del Centro-Nord a fronte di un rientro di circa 60 mila persone. Riguardo alla provenienza, oltre l’87% delle partenze ha origine in tre regioni: Campania, Puglia, Sicilia. L’emorragia più forte in Campania (-25 mila), a seguire Puglia e Sicilia rispettivamente con 12,2 mila e 11,6 mila unità in meno”. Le regioni che attraggono maggiormente i pendolari sono Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio.
Da segnalare però la crescita dei pendolari meridionali verso altre province del Mezzogiorno, pur lontane dal luogo d’origine: 60mila nel 2008 (erano24mila nel 2007)”. In vistosa crescita le partenze dei laureati “eccellenti”: nel 2004 partiva il 25% dei laureati meridionali con il massimo dei voti; tre anni più tardi la percentuale è balzata a quasi il 38%”.
Da sette anni consecutivi ormai il Mezzogiorno cresce meno del Centro-Nord. A livello regionale, la forbice oscilla tra la tenuta del Trentino-Alto Adige (-0,1%) e il crollo della Campania, che scende del 2,8%. A seguire, le perdite più forti riguardano regioni del Nord: il Friuli Venezia Giulia (-1,7%), la Liguria e la Lombardia (entrambe in calo dell’1,6%) e il Piemonte (-1,4%).
All’interno del Mezzogiorno, la Puglia registra anche quest’anno l’andamento migliore, nonostante la forte decelerazione (+2,6% nel 2007, -0,2% nel 2008); Abruzzo e Calabria segnano -0,4%, Molise e Basilicata -0,5%, mentre più colpite dalla crisi, dopo la Campania, sono la Sardegna (-1%) e la Sicilia (-0,7). Il Pil pro capite in Sicilia nel 2008 (17.533 euro) è stato pari al 52% di quello della regione più ricca, la Valle d’Aosta, con 33.833 euro. La regione più povera è la Campania, con 16.746 euro.