Telefonino si ricarica sotto la luce del sole

CATANIA – In mezzo a tante storie di ordinaria frustrazione, a cervelli e mani in fuga, ogni tanto emerge anche qualche bella storia da raccontare. Un racconto che le lega risorse umane e ambientali dell’Isola in uno speranzoso futuro di miglioramento occupazionale. Tre giovani catanesi, due ingegneri microelettronici ed un fisico, hanno inventato un modo per ricaricare cellulare e altri dispositivi elettronici tramite il sole. Come fare? Bastano un adesivo “corretto” e un filo conduttore lavabile.
Si chiamano Giuseppe Suriani, Michele Corselli, e Salvatore Bagiante, di età compresa tra i 28 e i 30, e sono stati proprio loro a parlare di eRalos3, un rivoluzionario sistema di ricarica che permetterebbe di ricaricare i cellulari con celle fotovoltaiche flessibili, leggere, sagomabili, chiamate SolarWriting, che si applicano, come i più semplici adesivi, ai vestiti con del comunissimo velcro. La loro illuminante storia è stata raccontata da Luisa Santangelo sul Ctzen.it.
Se l’operazione che i tre ragazzi stanno tentando di realizzare dovesse funzionare il nuovo dispositivo permetterebbe di abbandonare il caricabatterie a casa, liberando gli utenti da quella classica e fastidiosa appendice assai comune a chi per lavoro o per altri motivi è obbligato ad essere continuamente reperibile. Anche da questi piccoli segnali passa la rinascita di un paese, soprattutto se coniuga due preziose risorse locali: tecnologia e energie rinnovabili. I tre ragazzi, vincitori di diversi premi in ambito internazionale sono stati sostenuti dall’Istituto di microelettronica e microsistemi del Consiglio nazionale delle ricerche (Imm-Cnr), legato a doppio filo alla St microelectronics in quella che ormai è universalmente riconosciuta come la Etna Valley.
Il dispositivo permette una ricarica completa del telefono in circa tre ore utilizzando i raggi solari, mentre si prevedono tempi lievemente più lunghi qualora si decida di utilizzare la luce artificiale. Ma i ragazzi promettono nuove sorprese nel breve periodo, anche se ci vogliono i fondi. Per continuare a immaginare una Sicilia competitiva anche nel difficilissimo mercato delle nuovi tecnologie occorrono almeno 700 mila euro.