Demanio: dai concessionari “no” scontato ai nuovi canoni

PALERMO – Potrebbe essere la volta buona per dare adeguato ordine al sistema dei canoni di concessione in Sicilia, un primo passo di quella nuova concezione di gestione delle risorse naturali isolane che Sebastiano Di Betta, assessore al Territorio e ambiente, ha promesso qualche mese fa. Inevitabili gli scontri con le associazioni di categoria. Così è giunto puntuale l’intervento dell’Associazione turistica balneare siciliana che invita i deputati dell’Ars “a volere riesaminare, con urgenza, la norma che prevede addirittura l’aumento dei canoni del 1000 per cento per i concessionari demaniali marittimi in Sicilia”.
Chiaramente non ci si poteva aspettare una placida accettazione. In Sicilia per svariati anni il patrimonio naturale è stato praticamente svenduto: cave, spiagge, miniere, petrolio. Adesso potrebbe cambiare tutto. I concessionari balneari denunciano un improvviso innalzamento dei canoni, pari a circa il 1000 per cento degli attuali, a fronte di una situazione gestionale che di base non è proprio semplicissima. Un ragionamento ponderato sul tema dovrebbe certamente prendere in considerazione un sistema generale da riorganizzare, al pari delle concessioni.
 
Nel quaderno delle doglianze dei balneari ci sono diversi punti tra cui, si legge in una nota diramata, il divieto della balneazione dal primo di ottobre al trenta del mese di aprile, il divieto di pernottare sul Demanio Marittimo della Sicilia, l’assenza degli Uffici Territoriali Periferici, imposti dalla Legge Regionale numero 15 del 2005, l’obbligo in alcune province dello smontaggio della struttura balneari nonostante la Legge Regionale numero 15 del 2005, l’articolo 27 della Legge numero 29 del 1999 e la Circolare ARTA numero 10932 dell’Agosto 1998, permettano il mantenimento della struttura balneare oltre il periodo invernale per continuare l’attività commerciale complementare alla balneazione.
 
Poi ci sono altre questioni prettamente burocratiche come il rilascio da parte del Questore delle licenze per il Pubblico Spettacolo, “mentre oltre lo stretto, – si legge – da tempo, esattamente dal 1977 con il Decreto del Presidente della Repubblica del 24 Luglio numero 616, è il sindaco l’Autorità competente al rilascio delle stesse autorizzazioni”. Inoltre “l’avvio all’iter istruttorio di una richiesta di concessione demaniale o di una modifica o di un ampliamento di una concessione già esistente, ancora oggi è lungo e laborioso, ciò nonostante l’articolo 7 della Legge Regionale numero 4 del 2003 preveda un tempo massimo di 90 giorni al completamento dell’iter.
 
Sono molte, anzi migliaia le pratiche da smaltire al Servizio V del Demanio Marittimo dell’Assessorato competente con un personale ridotto al minimo”. I 9 mila concessionari isolani sarebbero sul piede di guerra perché l’aumento dei canoni andrà ad aggiungersi alla norma europea che già impone le Concessioni al bando pubblico e non più tacitamente rinnovate alla scadenza. Motivazioni sacrosante da soddisfare, ma d’altra parte bisogna pure equilibrare un regime ad oggi sin troppo lieve con i concessionari isolani sul demanio. L’adeguamento dei canoni demaniali regionali a quelli nazionali triplicherebbe gli 8 milioni di euro di entrate (così come riportato nel Bilancio della Regione 2010 alla voce “rendite patrimoniali e proventi del demanio”) per arrivare a 24 milioni di euro.