Revocato sciopero medici di famiglia

ROMA – Sono ‘salve’, almeno al momento, le figure dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta: a metterle a rischio il mancato rinnovo della convenzione con il Sistema sanitario nazionale, alla base dello sciopero proclamato per ieri dalle maggiori sigle sindacali della categoria e poi rientrato a seguito dell’accordo sottoscritto la notte precedente con i rappresentanti del governo con precise garanzie. E’ un ”primo passo importante”, ha affermato il segretario della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) Giacomo Milillo, che aveva proclamato lo sciopero insieme alle organizzazioni sindacali dei pediatri Fimp e Cipe (che rappresentano in totale oltre il 70% dei medici delle categorie interessate). E’ infatti ”fondamentale – sottolinea – che il governo abbia recepito e approfondito i problemi che abbiamo posto e, soprattutto, che ci abbia dato garanzie sul fatto che sarà mantenuta la nostra autonomia professionale”.
Il ‘nodo’ è proprio questo: ”La trattativa per il rinnovo della convenzione – spiega Milillo – si è arenata anche perchè le Regioni miravano ad una ‘burocratizzazione’ e appiattimento della figura di medici di base e pediatri, mentre noi rivendichiamo la nostra autonomia per poter gestire un rapporto diretto e fiduciario con i pazienti”. In pratica, ha chiarito il presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) Gianpietro Chiamenti, ”il rischio concreto, con il progetto delle Case per la salute, era che si creassero le premesse per un passaggio ad una forma di assistenza pediatrica consultoriale, fornita attraverso forme di aggregazione strutturata ed erogata indifferentemente da pediatri diversi”. In altre parole, ”fine del rapporto diretto con il pediatra, o il medico, che si è scelto, e inizio di un sistema in cui ci si rivolge al medico presente in quel momento”. Uno scenario che, con l’accordo di ieri, sembrerebbe scongiurato, mentre è alle porte una riorganizzazione innovativa della medicina del territorio.
Ma cosa cambierà in pratica? ”Nelle zone più popolate, ad esempio – chiarisce Milillo – i medici potranno aggregarsi in uno studio unico per garantire una migliore assistenza e mettere in comune sede e attrezzature, mentre nelle zone meno popolate resterà lo studio ‘unico’.