Termovalorizzatore a Bellolampo. Armao indagato per consulenza

PALERMO – Rifiuti: mistero senza fine bello in Sicilia. Non bastassero le grane sulla raccolta e i debiti degli ambiti, adesso Gaetano Armao, strategico assessore all’Economia della giunta Lombardo, risulta indagato per concorso in bancarotta fraudolenta nell’ambito della vicenda collegata all’istanza di fallimento che la Procura di Palermo ha presentato nei confronti della Pea, una società mista tra aziende del gruppo Falck e l’Amia, l’azienda per l’igiene ambientale del Comune capoluogo dell’Isola.
Dalla Regione chiariscono: nessun problema, infatti fu proprio Lombardo a voler chiudere la stagione dei termovalorizzatori inaugurata sotto la gestione Cuffaro. In ballo restano milioni di euro spesi senza che il termovalorizzatore di Bellolampo si sia mai visto.
Una società sopravvissuta senza la sua ragione d’esistere. La Pea (Palermo Energia Ambiente) avrebbe dovuto realizzazione l’impianto di valorizzazione energetica dei rifiuti nella discarica palermitana di Bellolampo. Niente di questo è avvenuto, ma l’operazione è costata qualcosa come 44 milioni di euro. Il punto della vicenda è che la Pea avrebbe dovuto pagare i creditori, ma fra tutti avrebbe privilegiato senza titolo proprio Armao, avvocato amministrativista, autore di alcune consulenze e pareri legali per il gruppo Falck. 
La Regione affida la risposta ad una nota della Presidenza. “Non c’è nessuna nuova tegola giudiziaria sul governo della Regione siciliana, che semmai le tegole, per opporsi all’affare dei termovalorizzatori, le ha lanciate, cancellando nei fatti quello che era l’affare del secolo nel ciclo dei rifiuti in Sicilia. Un affare stimato in sei miliardi di euro”. Non ci sono dubbi nell’attestare che le principali anomalie sull’affare dei termovalorizzatori erano emerse grazie al documento di 19 pagine che il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo e l’allora assessore all’Energia, Piercarmelo Russo, oggi delegato alle Infrastrutture del governo regionale, redassero il 22 settembre 2010. Quel documento, acquisito dalla commissione d’indagine sui rifiuti e dalla Procura della Repubblica di Palermo, ha segnalato tutte le irregolarità di quel sistema. Una scelta considerata “meritoria” anche dalla Commissione parlamentare sui rifiuti. Sulla vicenda Armao la presidenza della Regione siciliana sottolinea che “si tratta di tutti incarichi e compensi attinenti esclusivamente a una sua pregressa attività professionale, anteriori in ogni caso a ogni sua attività in seno al governo regionale”.
Sempre ieri è giunta anche la presa di posizione di Gaetano Armao. “Ho conferito incarico all’avvocato Giovanni Rizzuti – ha spiegato l’assessore – del foro di Palermo perché possa intraprendere ogni utile iniziativa volta a chiarire la questione, a dir poco singolare nella fattispecie individuata, e che, per il vero, attiene all’attività di assistenza legale che ho svolto in passato in concorso, questo sì, con numerosi ed autorevoli legali di fama nazionale in favore della citata società, nonché di procedere per calunnia in ordine ad eventuali mendaci testimonianze, che dovessero emergere nella vicenda”.
Armao precisa come l’attività legale e i relativi compensi fanno riferimento a prima della nomina ad assessore. Secondo Armao, per questa comunicazione avvenuta a mezzo stampa e ben prima della comunicazione dall’autorità giudiziaria, è che tempi e modi di questo attacco derivano dall’incedere della stagione elettorale.