Turismo, senza programmi pochi visitatori

PALERMO – Ha avuto luogo all’interno della moderna cornice del Centro sperimentale del cinema presso i Cantieri culturali alla Zisa, la conferenza dibattito dal titolo “Dal Gran Tour ai servizi aggiuntivi. La valorizzazione del patrimonio culturale siciliano – Storia, arte e teatri”, fortemente voluta dal soprintendente del mare della Regione Sicilia Sebastiano Tusa per presentare le idee di sviluppo delle risorse turistiche di Palermo, e più in generale della Sicilia, che sono alla base della sua candidatura alle recenti elezioni amministrative cittadine quale designato assessore alla Cultura tra le fila del Fli di Aricò, e di discutere su problematiche e possibilità legate, appunto, a cultura e turismo con autorevoli personalità del settore, primo fra tutti l’assessore regionale al turismo Daniele Tranchida.
“Il turismo in Sicilia – Ha detto Tranchida – non è solo mare, ma è anche tutte quelle risorse che purtroppo ancora non godono di consumo di massa, anzi, soffrono talvolta di scarsa preservazione e di cattivo uso da parte delle stesse amministrazioni locali. La Sicilia può e deve essere un punto di riferimento internazionale così come lo fu ai tempi del Gran Tour, ma per far ciò bisogna riacquistare la dimensione immateriale che sta alla base dell’immenso bagaglio che abbiamo ereditato”.
Alle parole dell’assessore fanno eco quelle del senatore Nino Strano, dimostratosi polemico nei confronti della direzione del governo regionale “La cultura – ha asserito Strano – deve essere un motore che produce ricchezza. Se il siciliano pensa di poter vincere tutte le battaglie solo per il semplice fatto che possiede una grandissima quantità di ricchezze artistiche e naturali sbaglia di grosso, vi sono paesi che anche se meno dotati riescono a valorizzare meglio ciò di cui dispongono grazie ad una straordinaria organizzazione, che da noi manca. Il popolo siciliano, infatti, è mortificato dalla latente inefficienza in cui vive”.
La scarsa capacità della Sicilia a far sgorgare profitto dalle tante risorse storicoculturali e naturali ha costituito il leitmotiv di gran parte degli interventi, “La Sicilia – ha detto il senatore Fabio Granata – potrà cambiare solo quando sarà l’offerta a generare la domanda e non il contrario. È necessario, oggi più che mai, perseguire una politica comune che punti sulle nostre capacità, così come avvenuto per il settore vitivinicolo siciliano, che appena 20 anni fa produceva esclusivamente prodotti destinati al taglio dei vini del nord ed oggi invece riscuote successi ed approvazioni. Un altro tema inoltre riguarda la managerialità, non ci si può più affidare a “monumenti” di sapienza, totalmente disgiunti dalla managerialità culturale, così come a managerialità totalmente prive di sapienza”.
“Bisogna avere – ha concluso Tusa – cognizione di ciò che Palermo è, di ciò che è stato e di ciò che potrà essere e per fare questo non si può ignorare il problema della cultura. Recuperare persino le sensorialità legate a certi luoghi, offrire professionalità, servizi ed una buona comunicazione sono ingredienti fondamentali della ricetta per ridare dignità ai palermitani”.
 


L’approfondimento. Puntare su un maggiore sviluppo dei servizi aggiuntivi
 
PALERMO – Efficienza, ammodernamento e sviluppo dei cosiddetti servizi aggiuntivi hanno catalizzato le attenzioni e le preoccupazioni degli esperti accorsi ai Cantieri culturali della Zisa misurarsi sulle tematiche riguardanti l’evoluzione ed il futuro della cultura a Palermo ed in regione e la possibilità che da queste tematiche passi il rilancio dell’economia siciliana, benché tra i convenuti c’è chi, come Salvatore Presti, direttore artistico del Circuito del Mito, parla della cultura in Italia come di un malato grave. Proprio i Cantieri culturali, fra l’altro sono un emblema di potenzialità inespressa sul fronte del produrre cultura, vista la loro non ancora completa apertura e valorizzazione.
“I servizi aggiuntivi – ha detto Sebastiano Tusa, Soprintendente del mare della Regione Sicilia – sono costituiti da tutto ciò che dovrebbe rendere più appetibile turisticamente e più vivibile un territorio. Sono convinto che, con i giusti investimenti e senza troppa foga nel cercare un ricavo immediato da essi, possiamo riuscire anche a fare economia grazie alla cultura. Per fare ciò, prendere spunto da esempi virtuosi esteri e cercare la giusta iterazione tra pubblico e privato è fondamentale”.