PALERMO – Da oggi sul nostro sito www.qds.it sarà presente un sondaggio relativo a due “particolarità”, per usare un eufemismo, tutte siciliane: l’
equiparazione di deputati e dipendenti dell’Ars ai senatori e ai dipendenti del Senato e la
disparità di retribuzione tra i dipendenti regionali e quelli statali. Due privilegi dei quali il QdS si è occupato con numerose inchieste e che adesso vengono sottoposti ancora al vaglio dei lettori che potranno votare via internet ed esprimere la propria volontà in merito.
Il primo quesito riguarda l’abrogazione della legge regionale 44/1965. Quest’ultima sancisce, all’art. 1 che “l’indennità spettante ai membri dell’Assemblea regionale siciliana e la diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Palermo sono stabilite dal Consiglio di Presidenza dell’Assemblea regionale siciliana nella misura pari a quella fissata dalla legge 31 ottobre 1965, n. 1261 (la norma che stabilisce l’indennità per i membri del Senato della Repubblica, nda)”.
Dalla legge in questione si evince, dunque, che un deputato siciliano guadagna quanto un senatore in virtù dell’equiparazione dell’Ars al Senato. Si tratta dell’unico caso del genere fra tutte e cinque le Regioni a Statuto speciale. Anche i dipendenti dell’Assemblea regionale siciliana sono trattati come quelli di Palazzo Madama. Un deputato regionale guadagna 20 mila euro al mese lordi, un assistente parlamentare 124 mila € lordi l’anno con il massimo di anzianità.
Nel bilancio interno dell’Ars per le competenze dei deputati è prevista una spesa pari a 20,8 mln €, che sommate alle altre voci fanno lievitare la spesa corrente per il 2012 fino a 167,5 mln €. Per meglio comprendere le proporzioni di tale spreco ricordiamo che la Regione Lombardia prevede per il proprio Consiglio una spesa totale per l’anno 2012 di 66 mln €. Per i deputati in carica, invece, spende 10,7 mln €. In soldoni, in Sicilia i parlamentari regionali costano il doppio rispetto ai consiglieri della Lombardia, mentre per quanto riguarda la spesa complessiva, l’Ars arriva a costare 100 mln € in più del Consiglio regionale lombardo.
Analizzando, infine, le spese per il personale interno si evidenzia come all’Ars questa voce implichi un costo pari a 40,2 mln €, con un risparmio rispetto al 2011 pari allo 0,4%, a differenza del Consiglio regionale lombardo che prevede per il 2012 una spesa pari a 17,7 mln €, con un decremento della stessa del 4,11% rispetto all’anno precedente.
Tutti quelli che abbiamo appena elencato sono privilegi che la Sicilia e i siciliani non si possono più permettere, soprattutto in tempi di vacche magre: da qui l’esigenza di tenere accesi i riflettori sul problema e avviare una concertazione. Lo si è voluto fare attraverso un sondaggio al quale si può partecipare su www.qds.it e cliccando nella sezione dedicata.
Qualora, come si ci augura, ci fosse un largo riscontro da parte dell’opinione pubblica, verrà proposto un referendum regionale abrogativo che possa eliminare tali iniquità.
Dipendenti con gli stessi livelli, qualifiche e mansioni ma fra statali e regionali la differenza è in busta paga
PALERMO – Il secondo quesito del sondaggio on-line da oggi sul sito internet del Quotidiano di Sicilia riguarda un’altra anomalia presente solo nella nostra Isola: il contratto collettivo dei dipendenti regionali. Il documento in questione prevede infatti che questi guadagnino il 30% in più dei colleghi statali, a parità di livelli, qualifiche e mansioni. Basta fare un giro negli uffici pubblici per rendersi conto dell’assurdità di due dipendenti che lavorano fianco a fianco, ma con uno stipendio sensibilmente diverso.
In una recente inchiesta il QdS ha fatto il punto della situazione: il legislatore nazionale ha da tempo individuato nel settore del personale uno dei principali ambiti di intervento al fine del controllo e della razionalizzazione della spesa pubblica. Ma non è stato così per il legislatore siciliano. I governi hanno da sempre utilizzato la politica delle assunzioni nella Pubblica amministrazione regionale, la cosiddetta regola dell’impiego regionale in cambio del voto che sta portando al collasso le casse pubbliche. E mentre il legislatore statale – con i commi da 17 a 20 dell’articolo 9 del decreto-legge 78/2010, convertito dalla legge 122/2010 – ha disposto il congelamento della contrattazione nel pubblico impiego per il triennio 2010- 2012 (il congelamento degli stipendi è stato prorogato fino al 2014 con la manovra pubblicata sulla Guri n. 164 del 16-7-2011), in Sicilia non si ci è curati del fatto che gli stipendi dei regionali sono già più elevati di quelli dei ministeriali (dal 30 fino al 49 per cento più cari) e non ha mai disposto nessun blocco dei rinnovi contrattuali.
Se nel 2001 il trattamento medio di un regionale era di 33.513 euro, nel 2010, grazie ai rinnovi, è arrivato a 39.233 euro, mentre quello di un ministeriale nel 2010 è rimasto indietro a 28.382 euro. Ben 5 mila euro in meno del regionale nel 2001!
La stessa Corte dei Conti – Sezioni riunite per la Regione Siciliana, in sede di giudizio di parifica del rendiconto della Regione anno 2010 – ha evidenziato come la Regione ha ignorato l’art. 14 comma 7, del Dl 78/10 che si rivolgeva proprio alle Regioni: “ai fini del concorso delle autonomie regionali e locali al rispetto degli obiettivi di finanza pubblica, gli enti sottoposti al Patto di stabilità interno assicurano la riduzione delle spese di personale (…)”.
Anche in questo caso il sondaggio richiede un parere circa l’abolizione di tale privilegio, così da proporre eventualmente un referendum regionale per l’equiparazione del trattamento economico dei dipendenti regionali con quello degli statali.