Sanità

Abusi sessuali su minori e disabilità evolutiva

PALERMO – Abuso sessuale ai danni dell’infanzia: un problema spinoso che si traduce in disabilità evolutive, talora permanenti, e conseguenti ingenti costi sanitari, solo per citare uno studio del 2004 riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, gli abusi sessuali sui bambini possono avere pesanti conseguenze a lungo termine ed essere associati a un 6% dei casi di depressione, un 6% dei casi di alcolismo e un 6% dei casi di abuso di droghe.

Su tale fenomeno di grave portata sociale, in particolare in riferimento alla prevenzione possibile, abbiamo intervistato Domenico Cipolla, Direttore della Medicina e Chirurgia d’accettazione e di urgenza pediatrica dell’ospedale “Di Cristina” di Palermo, coadiuvato dai dottori Luca Lagalla, Matilde Tantillo e Giusyelisa Galione.

Dottore Cipolla, come riconoscere un bambino che ha subito un abuso sessuale?
“Gli scenari per il riconoscimento di un abuso sessuale o sospetto tale che accede in Pronto Soccorso possono essere i più svariati. Il pronto soccorso può essere allertato dalle forze dell’ordine o da altre istituzioni (ad esempio scuola, servizi sociali) e per tale motivo, in base al tempo trascorso dall’abuso, si valuta se effettuare immediatamente la visita con team multidisciplinare o se programmare tale valutazione. Se invece durante la visita vengono riferiti sintomi quali bruciore, dolore in regione vaginale o rettale, se durante la raccolta anamnestica il caregiver appare poco collaborante, nervoso ed evasivo, si evidenziano dei campanelli d’allarme che comportano un iter urgente. Se durante la visita completa testa-piedi si riscontrano in zone ad alto sospetto di abuso (interno coscia o zona retroauricolare ad esempio), iperemia e secrezione vaginale associati anche ad alterazione della regione imenale, o se vi è la presenza di lacerazioni in regione vaginale e o anale, il sospetto di abuso sessuale è elevato. In più vanno sempre valutati pregressi accessi in pronto soccorso e le cause di accesso. La visita nel momento del sospetto abuso all’anamnesi va comunque effettuata in team multidisciplinare che vede il coinvolgimento di chirurgo, pediatra, se abusato maschio, ginecologo se abusato femmina, medico legale, psicologo e neuropsichiatra infantile. Si procede pertanto alla valutazione cercando di essere poco invasivi e cercando di non commettere rivittimizzazione”.

Quali esami bisogna effettuare sul bambino a tale scopo al pronto soccorso e a livelli successivi?
“Per quanto riguarda gli esami da effettuare essi sono volti alla ricerca sia di tracce dell’abusante (tampone ungueale, tampone vaginale e rettale) sia di malattie sessualmente trasmissibili. Le indagini, se la vittima non è stata lavata dopo l’abuso o sospetto, vengono effettuate anche sui vestiti che vengono consegnati in appositi sacchetti per le indagini. Al bambino con ecchimosi o lesioni fisiche si effettuano gli esami di routine e della coagulazione per ragioni di diagnostica differenziale e a volte radiografie nel sospetto di fratture misconosciute”.

Quale il ruolo della famiglia e cosa può fare la scuola nell’individuazione di un caso di abuso?
“Nella maggioranza dei casi gli abusi sono intrafamiliari per cui il ruolo della famiglia allargata (zii, nonni…) riveste un ruolo chiave sia in termini commissivi che omissivi, oltre che per la frequente carenza di fattori protettivi. Spesso gli abusanti hanno essi stessi alle spalle storie di abusi infantili e crescita in contesti molto difficili. La scuola e il pediatra di famiglia hanno un ruolo fondamentale di sentinella nell’abuso e devono ricoprire il ruolo di advocacy, cioè tutela dei diritti del bambino se questi subisce abusi”.

Quali i servizi sul territorio a cui inviare il paziente una volta diagnosticato?
“Tutti i casi sospetti devono essere segnalati alle forze dell’ordine e per il loro tramite alla Procura per i Minorenni e alla Procura Ordinaria. Ogni bambino abusato deve essere messo in protezione in ospedale o in altra struttura fino alle determinazioni assunte dalla magistratura. In ospedale spesso ricorriamo all’ex art. 403 c.c. che permette di ricoverare il minore per protezione sociale e in questo periodo completiamo gli accertamenti fisici, diagnostici e avviamo il supporto psicologico e sociale. Il ruolo di questi ultimi è importante nella relazione con le istituzioni e i servizi territoriali (case famiglia, altre istituzioni) e nel recupero del minore”.

Quale la prevenzione dell’abuso, a suo avviso, e chi è coinvolto?
“La prevenzione degli abusi fisici e sessuali dei minori coinvolge tutta la società, dalla famiglia alla scuola, in qualsiasi momento chiunque può sospettare e denunciare un sospetto abuso. I medici hanno un ruolo fondamentale e sono obbligati dalla legge al referto/denuncia ma soprattutto, come ogni cittadino, hanno l’obbligo etico e morale di mettere in protezione un minore abusato. Ricordiamo che gli abusi, come i grandi stress cronici dell’infanzia, sono eventi avversi che favoriscono la comparsa, nell’adolescenza e nell’età adulta, di malattie fisiche e mentali quali depressione e tendenze suicidarie, malattie cardiovascolari, metaboliche, tumori e che la vita media di chi subisce molti eventi avversi infantili è statisticamente ridotta di molti anni. Spesso i bambini abusati diventano a loro volta abusanti, dipendenti da alcol e sostanze e perpetuano comportamenti degradanti e delinquenziali”.