ACIREALE – Procura e difese sono d’accordo, il gip però non è pienamente convinto. Servirà un’udienza camerale, fissata per il 22 febbraio, per stabilire se l’accusa di rivelazione e utilizzo di segreti d’ufficio rivolta al sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo, nell’inchiesta sui presunti abusi edilizi commessi nella realizzazione di alcuni campi di padel sarà archiviata o meno. Fino a pochi mesi fa, il primo scenario sembrava più che concreto, dopo che il pm Santo Di Stefano aveva presentato richiesta di archiviazione al giudice per le indagini preliminari Pietro Currò, chiedendo il rinvio a giudizio soltanto per il reato di falso che Barbagallo avrebbe commesso come libero professionista e consulente della società proprietaria del circolo sportivo.
Il gip, tuttavia, ha ritenuto che la questione meriti ulteriori approfondimenti e per questo ha deciso di convocare le parti. Il motivo è soprattutto tecnico: la richiesta di archiviazione non verte infatti su un ripensamento in merito ai fatti al centro dell’indagine – i contatti tra Barbagallo e il vigile urbano Santo Musmarra, e il presunto scambio di informazioni sui controlli che la polizia municipale avrebbe eseguito – ma la modalità con cui gli uomini del commissariato di Acireale sono riusciti a ricostruire la vicenda. Nel mirino c’è l’utilizzo delle intercettazioni.
L’autorizzazione ad ascoltare le conversazioni di Barbagallo – oggi al secondo mandato da sindaco, dopo che il primo si interruppe nel 2018 con il coinvolgimento nell’inchiesta Sibilla, di cui si attende la sentenza d’appello – era stata concessa per l’ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa. Sotto la lente degli investigatori erano finiti alcuni contatti con esponenti acesi della famiglia Santapaola-Ercolano, e in particolare la proposta, fatta da Barbagallo a uno di loro, di partecipare a un bando pubblico per ottenere finanziamenti nel campo della mobilità sostenibile. Tali vicende non hanno poi portato a contestazioni specifiche al momento della chiusura delle indagini. Dal canto loro, le difese di Barbagallo e Musmarra – rappresentate dagli avvocati Enzo Mellia e Giuseppe Lo Faro – hanno messo in discussione l’utilizzabilità delle intercettazioni a sostegno dell’accusa di rivelazione di segreti d’ufficio. La procura ha accolto i rilievi, mentre il gip, con la fissazione dell’udienza camerale, ha di fatto comunicato le proprie perplessità.
Nel caso in cui il giudice Currò dovesse ritenere l’uso delle intercettazioni condivisibile, potrebbe disporre per Barbagallo l’imputazione coatta. A quel punto spetterebbe al gup stabilire se Barbagallo dovrà affrontare un nuovo processo non solo per falso ma anche per quanto previsto dall’articolo 326 del codice penale. Un reato che la legge Severino inserisce tra quelli per cui, in caso di condanna di primo grado, scatterebbe la sospensione. Tema questo che ad Acireale ha tenuto banco alla vigilia delle Amministrative dello scorso anno.
All’epoca la discussione verteva sulla condanna inflitta a Barbagallo in primo grado – in appello pende una richiesta di assoluzione da parte della procura generale – nel processo Sibilla per tentata induzione indebita a promettere. Alla fine la sospensione non arrivò, con la prefettura che – citando un parere dell’Avvocatura dello Stato, poi non divulgato – specificò che la sospensione non era applicabile nel caso di condanne per reati soltanto tentati. In ogni caso, per dire se la legge Severino tornerà a essere argomento di dibattito ad Acireale è ancora presto. L’attenzione, per il momento, è rivolta al 22 febbraio. Contattati dal Quotidiano di Sicilia, i difensori dichiarano che affronteranno con “fiducia e serenità l’udienza camerale”.