PALERMO – Un bene prezioso, spesso sottovalutato e che negli anni è stato troppe volte sprecato. Stiamo parlando dell’acqua, una sorta di “oro trasparente” di cui molto spesso sottovalutiamo l’importanza.
Oggi, in cui i temi legati all’ambiente sono stati prepotentemente riportati alla ribalta, in particolare dalle giovani generazioni (si pensi per esempio al movimento Fridays For Future di Greta Thunberg) tutelare le risorse ambientali è una priorità assoluta. E un bene come quello idrico non può che essere messo in primissimo piano.
Anche per questo Legambiente, nei giorni scorsi ha individuato sei interventi per fare dell’acqua una vera e propria “risorsa circolare”: lavori strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato, con separazione delle reti fognarie e investimenti sullo sviluppo di sistemi depurativi innovativi e con tecniche alternative; misure di incentivazione e defiscalizzazione in tema idrico (come avviene per gli interventi di efficientamento energetico); previsione dell’obbligo di recupero delle acque piovane e installazione di sistemi di risparmio idrico e di recupero della permeabilità in ambiente urbano attraverso misure di de-sealing; utilizzo di Criteri minimi ambientali nel campo dell’edilizia per ridurre gli sprechi; implementazione dei sistemi di recupero e riutilizzo delle acque; riutilizzo dell’acqua nei cicli industriali garantendo un servizio di depurazione dedicato per una migliore qualità dell’acqua di scarico.
Per Legambiente servono piani di adattamento al clima e più risorse, indirizzando meglio quelle del Pnrr per realizzare opere che riducano il problema delle perdite di rete ed efficientino la depurazione in tutto il Paese. I 2,9 miliardi di euro destinati, invece, agli invasi e alla gestione delle acque in agricoltura dovranno andare, sempre secondo l’associazione ambientalista, a completare e ammodernare le infrastrutture esistenti senza prevedere la costruzione di nuovi bacini o sbarramenti. L’obiettivo è ridurre gli sprechi e aumentare il riuso favorendo una minore concorrenza tra i differenti usi come quello civile, industriale e agricolo. È da qui che bisogna partire se si vuole arrivare davvero a un approccio circolare di una risorsa sempre più a rischio.
Non bisogna dimenticare, infatti, come la risorsa idrica subisca pesantemente l’impatto degli eventi estremi causati dai cambiamenti climatici, in particolar modo della siccità. A oggi, secondo gli ultimi studi della Commissione Ue, il numero di persone che vivono in aree considerate sotto stress idrico per almeno un mese all’anno potrebbe passare dai 52 milioni attuali (11% della popolazione europea) a 65 milioni in uno scenario di riscaldamento di 3°C, il che equivale al 15% della popolazione dell’Ue. La maggior parte delle persone esposte a stress idrico vive nei paesi dell’Europa meridionale, tra cui Spagna (22 milioni; 50% della popolazione nazionale), Italia (15 milioni; 26%), Grecia (5,4 milioni; 49%) e Portogallo (3,9 milioni; 41%). Le intere popolazioni di Cipro e Malta sono considerate in carenza d’acqua. Nel Mediterraneo il periodo di stress idrico può superare i cinque mesi e durante l’estate, lo sfruttamento dell’acqua può avvicinarsi al 100%.