L’acqua è un bene da tutelare, come prevede l’obiettivo numero 6 dell’Agenda 2030, che in particolare chiede ai Paesi aderenti di impegnarsi per garantirne a tutti la disponibilità attraverso una gestione sostenibile.
Un metodo per risparmiare acqua è quello dell’agricoltura idroponica, cioè la coltivazione fuori dal suolo o senza suolo, dove la terra è sostituita da altro come: argilla, fibra di cocco, lana di roccia o zeolite. Quindi il termine “idroponica” si usa per indicare colture senza substrato o su mezzo liquido. Secondo le tecniche di coltivazione idroponica, si può tranquillamente utilizzare l’acqua di rubinetto, ma se le concentrazioni di Solidi Totali Disciolti (TDS) superano i 150 milligrammi/litro è necessario trattare preventivamente l’acqua con un filtro ad osmosi inversa.
L’agricoltura idroponica viene utilizzata lì dove non c’è terreno disponibile. Con questo tipo di coltivazione fuori suolo si può coltivare in qualsiasi luogo o condizione, all’aperto o al chiuso, in orizzontale o in verticale, sui tetti o nelle cantine, in spazi grandi o molto piccoli. E in molti casi le coltivazioni possono essere molto vicine al luogo di commercializzazione riducendo i costi economici e ambientali dovuti al trasporto.
Un migliore controllo dell’approvvigionamento idrico e nutrizionale ha riflessi positivi su quantità e qualità delle produzioni. Si può avere un risparmio di acqua fino all’80-90%, rispetto alla coltivazione tradizionale su suolo. Inoltre si ha un uso efficiente dei concimi e una migliore gestione della nutrizione della pianta, nonché un maggior controllo delle condizioni fitosanitarie: liberando la pianta dal suolo viene ridotta, se non eliminata, la rilevanza di quelle malattie che si diffondono dal suolo e dei parassiti normalmente presenti nel terreno.
Per cui i sistemi fuori suolo possono essere usati efficientemente in ambienti e climi aridi. E consentono una riduzione degli sprechi e delle perdite di acqua e di nutrienti, il che porta a un minor impatto ambientale. Minor impatto, dato anche da un uso limitato di agrofarmaci e diserbanti.
Uno svantaggio è quello di smaltire i substrati utilizzati o esausti, e questo diventa un problema qualora non si utilizzino substrati di origine organica o naturale; dall’altra parte vengono usati con questo tipo di coltivazione anche materiali che sono spesso difficili da riciclare, come la plastica. Altro punto “critico” è l’esigenza di disporre di acqua di buona qualità, non contaminata e non salina.
Palma di Montechiaro nel 2019 ha ospitato un convegno sull’agricoltura idroponica che consente la coltivazione dei vegetali in un ambiente controllato e al contempo di non utilizzare i fitofarmaci e gli insetticidi necessari nella coltivazione tradizionale, garantendo la qualità del prodotto finale e, anzi, aumentandone i livelli qualitativi e nutrizionali.
Tra le altre iniziative nella nostra città, il sindaco Stefano Castellino per rendere il comune più sostenibile ha dotato recentemente tutte le scuole di ogni ordine e grado, compreso il nostro istituto Giovanni Battista Odierna, di un potabilizzatore per offrire un’alternativa all’acqua imbottigliata. Inoltre, il nostro dirigente scolastico, la professoressa Annalia Todaro, ha dotato gli alunni e tutto il personale scolastico di borracce. L’obiettivo è quello di dimezzare i rifiuti e il consumo di plastica.
Giorgia Lo Nobile
Lucia Costanzino
Liceo scientifico G.B. Odierna – classe 2C