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Acqua: sindaci contro la gestione unica. Si teme una conclusione “fallimentare”

MESSINA – È appena nata ma comincia già a scontrarsi con le contraddizioni della norma che l’ha voluta.

L’Ati, Assemblea territoriale idrica, dopo la nomina in estate del Cda, da qualche settimana ha anche la sua sede nei locali dell’Amam, azienda che dovrebbe diventare gestore unico del servizio idrico integrato di tutta la provincia. Stiamo parlando di un territorio complesso di 108 comuni, la maggior marte dei quali al di sotto dei tremila abitanti che si servono da fonti idriche che si trovano anche nelle provincie di Palermo, Catania ed Enna.

“Sarà una gestione fallimentare, con costi per i cittadini decuplicati” ha dichiarato Angelo Tudisca, vice sindaco di Tusa, che ha iniziato quando era sindaco la sua battaglia contro un organismo che teme possa ripercorrere gli errori delle Ato adesso in liquidazione.

Insieme al primo cittadino Luigi Miceli, Tudisca ha predisposto il documento, a cui hanno aderito già una quarantina di Comuni, in cui si contesta la decisione dell’Ati di bloccare le tariffazioni che gli Enti locali devono deliberare entro il 31 marzo. “In questo momento – ha spiegato – i servizi sia idrico che di depurazione e fognari li gestiamo con il Piano tariffario che ammonta a circa 214 mila euro, oltre il 10% del bilancio comunale. Se non possiamo emettere fatture queste somme ci vengono a mancare. Nella nota dell’Ati del 19 marzo si legge che ‘non sono ammesse gestioni diverse da quella unica d’ambito e che i Comuni non possono gestire in forma diretta il servizio idrico integrato né adottare tariffe’. C’è una contraddizione: ci dicono che non sono previste gestioni diverse ma con l’Ati non è stato fatto nessun verbale di presa in carico di reti, depuratori e pozzi. Eroghiamo al Genio civile le somme per i pozzi e i depuratori ci costano 60 mila euro l’anno”.

“Per i sindaci – ha aggiunto – c’è una responsabilità contabile, ma anche penale: se faccio un’ordinanza per una riparazione, con la consapevolezza che non posso tariffare, il mio diventa un abuso, con il rischio di debiti fuori bilancio e se non faccio l’intervento per ripristinare l’erogazione idrica diventa un’omissione, trattandosi di un servizio pubblico”.

Una posizione scomoda da cui non si sa come uscire. “Abbiamo interpellato il Governo regionale – ha detto Tudisca – perché con un emendamento di modifica, sia data la possibilità ai Comuni sotto i 5 mila abitanti di gestire in proprio. Con la sentenza 33/2019 del 4 marzo, la Corte costituzionale tra l’altro stabilisce che i piccoli Comuni possono sottrarsi alla gestione associata delle funzioni fondamentali se dimostrano che non realizzano risparmi”.

Per il vice sindaco di Tusa è quindi impensabile un gestore unico da Tusa a Giardini Naxos, ma è un opinione diffusa tra i sindaci, persino tra coloro che sono nel Cda dell’Ati. Una governance in questo momento traballante perché il presidente, Liborio Porracciolo, sindaco decaduto di Mistretta, Comune sciolto per mafia, dovrà lasciare il posto al suo vice Orlando Russo, primo cittadino di Castelmola.

“Da sindaco – ha affermato Russo – dico che è una vergogna. Come si fa a gestire un Ati idrico con tariffa unica, in contesti diversi. Mongiuffi Melia ha tutte le sorgenti e l’acqua oggi lì si paga quasi zero. Come si farà a spiegare ai cittadini che con l’Ati devono pagare 10 volte di più? Dobbiamo però adeguarci alla norma se non vogliamo che arrivi un commissario. Esaminerò le carte per capire e convocherò il Cda”.

Intanto i Comuni cosa dovranno fare? “Vedremo cosa decidere – ha risposto ancora Russo – avrò le consegne da Porracciolo la prossima settimana. Investirò del problema il presidente della Regione Nello Musumeci e l’assessore all’Energia Alberto Pierobon. Mi dovranno dare precise direttive. Da sindaco però non posso dire ai colleghi di fare azioni che penalizzano i cittadini”.

Una situazione difficile da governare come ribadisce anche Girolamo Bertolami, sindaco di Novara di Sicilia e componente del direttivo Ati. “Ci sono Comuni – ha concluso – che hanno avuto finanziamenti per la rete idrica e fognaria, perché dovrebbero trovare conveniente passare all’Ati?”

Lina Bruno