Qual è il termine di paragone tra il ponte Morandi di Genova e la sperduta dimenticata frazione di Acquacalda, sull’isola di Lipari, alle Eolie? Nessuna, se non quella che tutti sanno. Cioè che se non si interviene velocemente il disastro è annunciato. Come per il ponte Morandi, in cui tutti i dirigenti di “Autostrade per l’Italia” sapevano che quella struttura senza manutenzione prima o poi avrebbe ceduto, ad Acquacalda da anni e anni tutti sanno che le maestose mareggiate che arrivano da nord, prima o poi, faranno crollare la strada e con essa – speriamo mai – alcune case abitate.
Acquacalda, come tanti altri piccoli paesi dimenticati dallo Stato, è vittima della burocrazia e del disinteresse. Per fronteggiare le mareggiate nel lontano 2008 vennero stanziati per la frazione alcuni fondi, ma a parte un intervento tampone effettuato nel 2012, poi sospeso per un contenzioso e – sembra – per il fallimento della ditta, niente e nessun responsabile delle precedenti amministrazioni ha fatto nulla. Soltanto chiacchiere e parole.
Nel frattempo il mare pian piano ha scavato, ha eroso, si è portato via buona parte delle spiagge e nel 2019 una mareggiata senza precedenti ha distrutto parte del lungomare, minacciando le case e costringendo per quasi un anno i pochi abitanti di Acquacalda a dover fare il giro dell’isola anche solo per fare la spesa.
Gli abitanti di questa frazione dal sapore antico, con i muri delle case scrostati dalla salsedine – talvolta sembra di essere tornati negli anni Cinquanta – sono di una tempra forte. Sono abituati a convivere con le forze della natura e, in assenza di interventi, hanno imparato a difendersi. Così d’inverno capita spesso di vedere alle finestre o sui portoni una barriera di protezione realizzata con resistenti tavole di legno, che un po’ riportano alla mente i “sacchetti alla finestra” della indimenticabile canzone di Lucio Dalla, “Caro amico ti scrivo”.
Adesso, però, qualcosa si muove, ma il sindaco Riccardo Gullo, eletto nel giugno dello scorso anno, allarga le braccia e dice che i fondi a disposizione, che lui ha trovato in cassa, non consentiranno di mettere in sicurezza tutto l’abitato. “Finalmente abbiamo un progetto – spiega -. Quando mi sono insediato e ho visto che nulla era stato fatto per la frazione, ho subito spronato i dirigenti e così oggi abbiamo un piano ben dettagliato ed approvato. Purtroppo però, ci siamo accorti che i fondi stanziati per procedere a questi lavori, che devono essere effettuati anche e soprattutto a mare, sono la minima parte di quello che ci serve”.
Il sindaco snocciola i dati. “Abbiamo disponibili poco più di 4 milioni, ma il progetto per il rifacimento del lungomare e i frangiflutti ne prevede oltre 14milioni e mezzo. Al momento possiamo quindi procedere solo al rifacimento del lungomare”. La domanda a questo punto sorge spontanea. Se si fanno i lavori sul lungomare e non quelli a mare e poi arriva una nuova violenta mareggiata i fondi spesi non rischiano di essere vanificati?
Su questo punto il sindaco è chiaro: “Noi dobbiamo decidere come spendere questi soldi. E’ inutile attendere ancora, ma una cosa è logica. Non possiamo fare un intervento a mare a metà, perché i tecnici ci hanno detto che quel progetto, per funzionare a dovere, deve essere portato a termine per intero, altrimenti rischiamo di creare una erosione della frazione, ma da un’altra parte della costa. A questo punto nei prossimi giorni decideremo come muoverci e dove bussare per chiedere i milioni mancanti per procedere alla messa in sicurezza di tutto l’abitato”.
Sembra che Gullo voglia in primo luogo riferire agli organi regionali, ma un altro tentativo il sindaco potrebbe farlo col ministro alla Protezione civile, Nello Musumeci, per fare inserire la somma all’interno della Finanziaria sotto la voce di lavori a salvaguardia delle popolazioni che abitano la frazione. Musumeci è al corrente della situazione delle Eolie perché ai tempi della violenta mareggiata del dicembre 2019 che interessò la frazione era governatore della Sicilia e commissario per l’erosione delle coste.
Gullo comunque non è rimasto con le mani in mano e per salvaguardare alcune case nel prossimo inverno ha fatto un provvedimento in somma urgenza per un intervento tampone a difesa di una parte della costa, la più soggetta alla forza del mare. I lavori dovrebbero essere effettuati da qui a breve, mediante la messa in posa a mare di enormi massi di pietra lavica prelevati da una cava del Catanese. Ma al momento c’è un ennesimo ostacolo che impedisce l’avvio dei lavori. La nota vicenda dei trasporti nelle isole minori e il contenzioso giudiziario scaturito dopo che la procura d Palermo ha sequestrato la flotta della Caronte and tourist per mancata inosservanza delle norme sul trasporti delle persone con disabilità, rischia di ritardare l’avvio dell’opera.
Anche il ricorso al Tribunale del riesame presentato dalla Caronte per rimettere in servizio alcune navi è stato rigettato. Così oggi alla flotta che serve le isole mancano tre navi, chiamate zattere per la loro capienza, che con i loro trecento metri lineari di trasporto a testa possono permettere di trasportare in sicurezza molti mezzi ad ogni viaggio. Senza queste navi la Caronte ha detto al sindaco che non è possibile riservare molti posti per i camion e così diverrebbe quasi impossibile procedere già entro questo autunno ai lavori urgenti.
Per questo nei giorni scorsi il sindaco ha riunito la sua amministrazione in un tavolo tecnico allargato con la ditta assegnataria dei lavori per trovare una soluzione. Gullo all’esito dell’incontro si è comunque detto fiducioso: “Sembra che la ditta abbia proposto l’invio di un ‘pontone galleggiante’ che in un solo viaggio potrebbe realizzare l’opera e tornare in porto. Se fosse così allora abbiamo risolto il problema bypassando le restrizioni dei trasporti”. Qualche novità si avrà nelle prossime settimane.
Speriamo che Gullo abbia la meglio, ma non fosse così è evidente che quando c’è in ballo la vita della gente dovrebbe esserci una autorità responsabile che possa almeno consentire al sindaco di utilizzare anche una sola nave “zattera” sequestrata che potrebbe essere adibita all’occorrenza solo al trasporto dei mezzi necessari per il lavoro urgente ad Acquacalda. Ma in Italia quanto vale la vita di uno sparuto gruppo di persone? Basta fare il paragone con quanto avvenuto sul ponte Morandi per avere una risposta.