PALERMO – Gli invasi per la produzione delle acque potabili in Sicilia sono tutti in cattivo stato. Una notizia altamente preoccupante, che viene fuori dalle analisi portate avanti dall’Arpa Sicilia, che si occupa del monitoraggio delle acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile ai sensi del decreto legislativo 152/06. Gli invasi sono in totale 18, distribuiti su tutto il territorio regionale. Buona parte di essi si trova in provincia di Palermo, uno a Enna, due a Caltanissetta, uno a Catania e uno a Ragusa.
Sulla scorta dei risultati ottenuti dall’attività di monitoraggio 2020, nessun corpo idrico è risultato conforme. Purtroppo, non è una novità: dal 2011 al 2020, il trend dell’andamento delle conformità dei corpi idrici classificati evidenzia una pressoché costante non conformità della quasi totalità degli invasi classificati.
Secondo il d.lgs 152/06, quindi, per i corpi idrici in cui è stata rilevata una condizione di “non conformità”, basata sui risultati del monitoraggio e dell’analisi delle pressioni (queste ultime quasi sempre riconducibili a scarichi depurati e non all’attività agricola), andrebbero individuati ed attuati opportuni interventi di risanamento, allo scopo di rendere migliore la qualità delle acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile.
Se tali misure di risanamento non fossero applicabili nel breve tempo, si dovrebbe rivedere, laddove possibile, l’attribuzione di una diversa categoria di classificazione delle acque. Una condizione inapplicabile su larga scala, ma che rappresenta una vera e propria emergenza. L’obiettivo, infatti, è una efficiente e sostenibile gestione ed utilizzo delle risorse idriche e una delle questioni principali del Piano di tutela delle acque. Da un lato essa è il presupposto fondamentale per garantire le risorse necessarie ai fabbisogni dei settori economici e sociali, dall’altro è lo strumento necessario per garantire sia le condizioni per una efficace tutela qualitativa delle acque, sia la conservazione ed il ripristino degli ecosistemi acquatici e, quindi, necessario al raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale stabiliti dalla normativa statale e comunitaria.
Il Pta in fase di aggiornamento in Sicilia (piano tutela delle acque) deve contenere in particolare i risultati dell’attività conoscitiva, l’individuazione degli obiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione, l’elenco dei corpi idrici a specifica destinazione e le misure di tutela qualitative e quantitative tra loro integrate e coordinate per bacino idrografico. Si tratta quindi di un piano particolareggiato, che contiene anche l’indicazione della cadenza temporale degli interventi e delle relative priorità, il programma di verifica dell’efficacia degli interventi previsti, gli interventi di bonifica dei corpi idrici.
Tutto questo allo scopo, per ciò che concerne le acque superficiali, di prevenire il deterioramento, migliorare e ripristinare le condizioni al fine di ottenere un buono stato chimico ed ecologico, ridurre l’inquinamento dovuto agli scarichi e alle emissioni di sostanze pericolose prioritarie e arrestare o eliminare gradualmente le emissioni, gli scarichi e le perdite di sostanze pericolose, attraverso la definizione dello stato di consistenza attuale del servizio fognario e depurativo delle acque reflue urbane su tutto il distretto idrografico della Sicilia, con riferimento normativo alla direttiva 91/271/Cee del Consiglio, del 21 maggio 1991, in materia di trattamento delle acque reflue urbane (Urban Waste Water Treatment Directive).