La gestione sostenibile dell’acqua come bene comune da preservare è stato il filo conduttore del progetto Waterasmus – Mobility in Blue al quale ha preso parte il Liceo scientifico Elio Vittorini di Gela assieme a una delegazione Erasmus di studenti e docenti provenienti da Francia, Germania e Finlandia. Il progetto ha previsto una giornata di visita e formazione nel sito di Gela, tenutasi lo scorso 23 novembre, cui hanno partecipato Walter Rizzi, presidente della Raffineria di Gela, Salvatore Cusenza, responsabile della gestione operativa della Raffineria Eni di Gela, e Manlio Rossini, Technical Manager di Eni Rewind, la società ambientale di Eni.
Walter Rizzi ha introdotto gli aspetti principali della transizione energetica e della strategia Eni per un futuro low carbon in cui la riconversione dell’asset da raffineria tradizionale a bioraffineria svolge un ruolo determinante.
A seguire, Salvatore Cusenza, ha raccontato la strategia societaria per il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050. Attualmente nella bioraffineria di Gela si producono biocarburanti partendo da cariche biogeniche costituite da scarti e residui di lavorazione, sotto-prodotti ed oli vegetali non in competizione con la filiera alimentare in grado di garantire un abbattimento delle emissioni in un range compreso tra il 60% e il 90% rispetto ai combustibili fossili tradizionali. Ciò è possibile grazie alla tecnologia “Ecofining”, brevettata da Eni e dalla società americana UOP, che permette di trasformare materie prime di seconda generazione, di origine biologica (oli vegetali usati, grassi animali e scarti/residui di lavorazione), in biocarburanti, in particolare l’Hydrotreated Vegetable Oil (HVO). La bioraffineria di Gela processa anche residui organici che altrimenti andrebbero smaltiti come rifiuti, con costi per le comunità e impatto sull’ambiente.
Da ottobre 2022, tra le materie utilizzate nelle cariche non vi è più l’olio di palma: Eni ne ha infatti definitivamente concluso l’approvvigionamento per le bioraffinerie di Gela e Venezia, raggiungendo l’obiettivo di diventare palm oil free.
In ultimo, Manlio Rossini ha illustrato il sistema integrato di trattamento delle acque (da risanamento ambientale, industriali e civili) e le tecnologie più sostenibili di bonifica, soffermandosi sui dispositivi e-hyrec ed e-lorec, frutto della ricerca Eni e dell’ingegnerizzazione Eni Rewind, che consentono rispettivamente il recupero selettivo dalle acque di falda di idrocarburi surnatanti (frazioni immiscibili più leggere dell’acqua) o sottonatanti (frazioni più pesanti).
“Dal 2017 Eni Rewind cura la gestione integrata degli impianti di trattamento delle acque al servizio dello Stabilimento Multisocietario di Gela. Si tratta di un approccio gestionale avviato da RaGe con il progetto di risanamento della falda autorizzato dal Ministero dell’Ambiente alla fine del 2004 e che con la realizzazione e avviamento da parte di RaGe nel 2007 dell’impianto Trattamento acque di falda (TAF), ha permesso e permette di bonificare la falda e di ridurre l’impronta idrica della bioraffineria, dal momento che le acque sotterranee estratte per la bonifica della falda, una volta trattate, vengono utilizzate per generare il vapore necessario agli impianti per il ciclo di produzione”.
Nel sito di Gela Eni Rewind gestisce anche l’impianto di Trattamento acque di scarico (TAS), che tratta le acque meteoriche captate dai sistemi fognari di stabilimento e quelle derivanti dai cicli industriali prima dell’invio all’impianto biologico industriale. Qui le acque vengono sottoposte al trattamento di depurazione biologica e, dopo sedimentazione e filtrazione, vengono scaricate nel corpo idrico superficiale nel rispetto dei limiti previsti dall’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Infine, ha spiegato Manlio Rossini, nell’impianto biologico urbano, che serve il Comune di Gela, vengono depurati i reflui civili; le acque depurate vengono in parte utilizzate, insieme alle acque trattate provenienti dall’impianto TAF, per soddisfare il fabbisogno idrico per i servizi industriali della bioraffineria, realizzando un modello concreto di integrazione sostenibile tra l’industria ed il territorio che lo ospita.
“Il Waterasmus – Mobility in Blue è un progetto nato per la salvaguardia dell’acqua, un bene prezioso per il nostro pianeta – ha spiegato in chiusura dell’evento Licia Preziosa, docente del Liceo scientifico Elio Vittorini. Tre anni fa siamo stati contattati da una scuola tedesca per entrare a far parte del team Erasmus. Dopo il placet del dirigente scolastico, la professoressa Angela Tuccio, abbiamo accettato di far parte di questa squadra. Dapprima è stato creato un logo, per il quale ha vinto un’idea della scuola finlandese, e in seguito ogni scuola ha lavorato ai rispettivi progetti. La nostra scuola, ad esempio, ha organizzato la raccolta dei rifiuti in spiaggia, rifiuti che avrebbero potuto danneggiare l’intero ecosistema marino. In Germania alcune aziende ci hanno illustrato come viene riutilizzata l’acqua derivante dai processi industriali e inoltre, abbiamo avuto modo di visitare alcuni impianti di depurazioni dei reflui civili. In Finlandia siamo stati ricevuti dall’Università di Helsinki, che ci ha spiegato come le fabbriche impiegano in maniera sostenibile le acque di lavorazione. L’obiettivo di questo progetto è quello di sensibilizzare gli studenti sull’uso consapevole di un bene da non sprecare”.