Ambiente

Dalle fluviali a quelle destinate alla potabilità: il cattivo stato delle acque siciliane preoccupa

Di anno in anno, i monitoraggi delle acque siciliane, effettuati da Arpa Sicilia, mostrano un quadro generale sempre più allarmante. Le acque marine, fluviali, sotterranee e destinate alla potabilità presentano nella maggior parte dei casi uno stato di salute pessimo, con conseguenze gravissime sulla vita di tutti. Si tratta di un trend che purtroppo si perpetua da anni, contro ogni necessità di ristabilire una condizione di salubrità delle acque necessarie per le attività dell’uomo ma anche per la ricostruzione di un ecosistema generale più sano.

Situazione preoccupante

Nell’annuario dei dati ambientali dell’Arpa, relativo al 2020 (ultimo anno censito), si delinea una situazione, in tutta la regione, veramente preoccupante. Si parte dalla conformità delle acque destinate alla vita dei pesci: l’indicatore valuta lo stato delle acque dolci che richiedono protezione e miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci. Nel 2020 è risultata conforme soltanto la stazione “Fiume Anapo”, mentre per le stazioni “Fiume Platani – 170”, “Fiume Platani – 49”, “Alcantara-Finaita”, “Fiume Ciane 91” e “Fiume Simeto – 101”, si segnala il superamento dei valori imperativi di temperatura, ossigeno, BOD5, nitriti, ammoniaca non ionizzata, ammoniaca totale, materiali in sospensione e cloro residuo totale. Si tratta di un trend costante, dal 2011 al 2020, per tutte le stazioni di campionamento, sia in positivo che in negativo.

Le acque dolci superficiali

Ancora peggiore lo stato delle acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile: nel 2020 nessun corpo idrico è risultato conforme alle relative classificazioni. Sono pertanto non conformi le acque degli invasi Ancipa, Scanzano, Fanaco, Garcia, Piana degli Albanesi, Poma, Rosamarina, Santa Rosalia, del serbatoio Malvello e dei fiumi Imera Meridionale, Eleuterio e Jato. Si tratta di una condizione mai accaduta, da quando Arpa Sicilia effettua il monitoraggio. Se si valuta l’andamento negli anni, tra il 2011 ed il 2020 si vede come la quasi totalità dei corpi idrici analizzati sia stata non conforme rispetto alla classificazione d’uso potabile assegnata e che, in particolare nel 2020, tutti i corpi idrici classificati siano risultati non conformi alla classificazione stessa, come non era mai successo prima.

Quali le cause

La causa dei superamenti per tali invasi dovrebbe essere cercata sia nelle pressioni diffuse, come quelle agricole, sia in quelle riferite al sistema fognario e depurativo. Un altro fondamentale indicatore è quello relativo allo stato chimico delle acque sotterranee, che rappresenta in sintesi lo stato qualitativo dei corpi idrici sotterranei, valutato sulla base della presenza di parametri chimici e chimico-fisici indicativi dell’impatto delle attività dell’uomo sulle acque sotterranee. Nel 2020 è stato valutato lo stato chimico puntuale delle acque sotterranee regionali in corrispondenza di 87 stazioni di monitoraggio, nel 66% di esse, e cioè 57 stazioni, lo stato chimico è stato giudicato scarso, mentre il restante 34% (30) è in stato chimico buono. Il 40% (23) delle stazioni in stato scarso è rappresentato da stazioni Drw, e cioè aree designate per l’estrazione di acque destinate al consumo umano, e interessa 27 corpi idrici sotterranei.

L’incidenza più alta di condizioni scarse

La più alta incidenza percentuale di stazioni in stato scarso riguarda i corpi idrici “Piana di Vittoria“, “Ragusano”, “Piana di Catania”, “Piana di Castelvetrano-Campobello di Mazara”, “Etna Ovest”, “Piana di Gela”, “Bacino di Caltanissetta”. Nel 30% delle stazioni monitorate, l’attribuzione dello stato chimico scarso è dovuta al superamento dei parametri appartenenti alla categoria dei composti e ioni inorganici, per il 20% delle stazioni monitorate al superamento dei pesticidi per il 18% al superamento dei nitrati.