Economia

Addio al piccolo commercio, in Sicilia via oltre 3mila attività

PALERMO – I centri storici delle città siciliane sempre più vuoti, le piccole attività commerciali che animavano le strade e le riempivano di suoni, colori e odori stanno scomparendo, lasciando solo silenzio e buio. Un trend, quello della chiusura delle attività commerciali, che ormai da anni sta investendo le principali città siciliane, e che sta vedendo un ulteriore peggioramento dall’avvento della pandemia.

I dati sono stati elaborati dall’ufficio studi della Confcommercio, a partire dai dati del centro studi delle camere di commercio. Si tratta dello studio dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane e nei centri storici, giunto all’ottava edizione, che ha preso in considerazione le principali città siciliane, i capoluoghi di provincia con l’aggiunta di Gela e Marsala.

A Palermo, nel 2012 nel centro storico erano presenti 1.316 imprese relative al commercio al dettaglio, contro 6.135 al di fuori del centro storico. Già nel 2019 le prime erano scese a 887, mentre le seconde si sono fermate a 5.025, con una riduzione percentuale delle prime di oltre il 32%, contro il 19% delle seconde. A giugno del 2022, le imprese del centro storico erano scese ulteriormente a 821, mentre quelle esterne sono salite a 5.222. Al contrario, negli anni sono cresciute nel centro storico le attività alberghiere e ricreative, passando da 295 nel 2012, a 484 nel 2019 a 500 nel 2022. A Catania si registra un andamento simile: nel 2012, il centro storico segnava 780 imprese contro 3.498 fuori; le prime sono scese a 723 nel 2019 e 689 nel 2022.

Anche le imprese fuori dal centro sono diminuite, ma con un andamento più lento, passando da 3.498 nel 2012, a 2.991 nel 2019 a 2.962 nel 2022. Anche in questo caso, sono cresciute le attività legate al divertimento e al turismo: 305 tra alberghi, ristoranti e bar nel 2012, 399 nel 2019, 395 nel 2022.
A Messina i numeri hanno avuto un andamento più orizzontale, con riduzioni più moderate. Il commercio al dettaglio nel 2012 segnava, in centro storico, 397 imprese, diminuite a 353 nel 2019 per poi risalire a 360 nel 2022. Anche fuori dal centro storico le imprese sono diminuite da 2012 e 2019, passando da 2.314 a 1.901, per poi risalire nel 2022 a 2.043. Il settore alberghiero e ristorativo cresce, sia in centro che fuori, andando a confermare la scelta di vivere il centro storico come luogo di incontro e socialità, sia giornaliero che serale.

All’interno dei dati che riguardano il commercio al dettaglio, spicca come i tabacchi, i distributori di carburante e le farmacie non abbiano sostanzialmente subito variazioni, a riprova di come stiano cedendo tutte quelle attività che possono trovare spazio nei centri commerciali o, ancor di più, che hanno avuto grande successo nel commercio on line. Una trasformazione del consumo che sta lentamente e inesorabilmente mostrando i proprio effetti sulla conformazione dei paesi e delle città.

“È un tema di grande importanza su cui bisogna intervenire presto e bene – commenta la presidente di Confcommercio Palermo Patrizia Di Dio -. Una disordinata evoluzione dell’offerta commerciale, esageratamente sbilanciata sui settori della ristorazione e dell’alloggio, rende i centri storici qualitativamente sempre meno attrattivi e meno sostenibili, fermo restando che questi settori hanno saputo dare una valida spinta, anche in termini di valorizzazione, alla rigenerazione del centro storico cittadino”. Per la presidente di Confcommercio è questo il momento di intervenire, considerato che si tratta di un periodo di ripartenza dopo una lunga crisi economica e sanitaria.