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Agata vergine e martire, un nuovo racconto sulla Santuzza protettrice di Catania

CATANIA – La storia, il martirio, il culto di Sant’Agata, le tradizioni a esso legate, i riti e le celebrazioni che lo scandiscono sin dalle origini. Sono questi i tratti salienti di “Agata vergine e martire” di Maria Stelladoro, studiosa di vite dei Santi, docente ordinario di lettere classiche e specialista in paleografia e codicologia greca alla Scuola vaticana di paleografia. Del testo, pubblicato da Giuseppe Maimone Editore e realizzato con il contributo della farmacia “La Falce” di Catania, abbiamo parlato con l’autrice, Maria Stelladoro.

Com’è nato il progetto del volume?
“Il progetto ha visto coinvolte due personalità di interessi culturali variegati ma uniti dalla comune devozione verso la Santa oltre me: una farmacista, dotto.ssa Marina La Falce, che ha finanziato la pubblicazione e un’artista, Amalia Peditto, che ha realizzato la copertina prendendo spunto dal quadro realizzato e donato al Santo Padre, Papa Francesco. Non è casuale questo incontro, io sono di Piazza Armerina, in provincia di Enna, la stessa provincia dalla quale proveniva anche il Maestro Filippo Tarallo, che ha musicato il coro intonato dalle Clarisse Benedettine quando il Fercolo fa ingresso in via Crociferi e si sofferma davanti la Chiesa di S. Benedetto prima di rientrare nel Duomo per esservi collocato. La dott.ssa Marina La Falce è di Messina, proprio dove si soffermò Goselino quando Gisliberto proseguiva per Aci al fine di informare il Vescovo Maurizio del trafugamento delle reliquie di S. Agata a Costantinopoli per essere restituite ai cittadini. Di Catania è la nostra artista Amalia Peditto, centro propulsore del culto agatino e luogo del processo e del martirio”.

Quali elementi di novità e originalità possiede? Avete aggiunto qualcosa di nuovo e inedito su sant’Agata?
“La novità consiste nella minuziosa narrazione della duplice traslazione delle reliquie di Agata da Catania a Costantinopoli nel 1040 sotto Michele Paflagone quando l’ammiraglio Giorgio Maniace combatteva in Sicilia in difesa della potenza bizantina nell’Isola e poi il ritorno in patria delle stesse reliquie ad opera di due avventurieri Gisliberto e Goselino, uno di origini francesi e l’altro di origini calabre che da Costantinopoli, attraverso Smirne, Corinto, Taranto, Messina e Aci le restituirono a Catania. Vi sono menzionate le varie fonti al riguardo e i principali studi storici locali. Particolare attenzione merita il tanto discusso miracolo della mammella della Santa avvenuto a Taranto, quando una bambina, avendola trovata vicino ad una fontana, se la mise in bocca ma non riusciva più a staccarsene. Fu necessario l’arrivo del vescovo del luogo che iniziò a recitare le litanie dei santi assieme al popolo ivi convocato e solo quando si arrivò al nome di Sant’Agata, finalmente la bimba riuscì a staccarsene. La mammella rimase a Taranto ove gode di un culto assai partecipato. Un’altra novità sta nella ricostruzione delle origini del mottetto intonato dalle monache benedettine di Catania prima che il Fercolo sia riposto al Duomo dopo essersi fermato brevemente davanti la chiesa di San Biagio. Esso fu composto dal Maestro Filippo Tarallo, che aveva musicato una preghiera in latino del canonico Salvatore Fazio e che rievoca gli ultimi istanti di vita della santa nel suo carcere, quando, prima di rendere la sua anima a Dio, lo ringraziava della forza che le aveva donato nell’affrontare i tormenti del suo carnefice e ora lo pregava di accoglierla nella Sua gloria in Paradiso. Un’altra novità sta nel dibattimento giudiziari che viene minuziosamente descritto così come si ricava dagli Atti greci del martirio e che rivelano il suo agone ascetico e il suo trionfo di fronte a Quinziano, suo accusatore e carnefice: Agata alla fine trionfa, dopo avere conseguito la duplice palma della vittoria in difesa della sua verginità e della sua fede in Dio”.

Come è stata realizzata la copertina dall’artista che l’ha ideata per un quadro donato al Papa?
“La copertina del libro è la riproduzione fotografica di un bassorilievo commissionato all’artista Amalia Peditto dalla dott.ssa Marina La Falce, in quanto accomunate dalla comune devozione per Agata, la nostra ‘Santuzza’ e in particolare dalle atmosfere magicamente coinvolgenti e che si sprigionano durante la suggestiva funzione della ‘Messa dell’Aurora’, che si celebra il 4 febbraio di ogni anno e che sono profondamente intrise di colori e forti emozioni collettive. La devozione verso s. Agata ha il potere di coinvolgere la totalità dei cittadini senza distinzione di sesso, età, cultura ed estrazione sociale: è una partecipazione collettiva! Il vero miracolo nasce proprio in quell’attimo e in quell’ora, che apre i festeggiamenti religiosi in onore alla Patrona. E nella realizzazione del quadro donato al Santo Padre dalla dott.ssa Marina La Falce, e che è ora anche la copertina del volume su S. Agata, pubblicato dalla casa Editrice Maimone di Catania, l’artista Amalia Peditto ha voluto immortalare questi momenti e ha voluto fare riflettere sul viso e sui gioielli il caledoiscopio delle luci alba del suo giorno: è ancora solo una premessa! L’ispirazione dell’artista sta tutta lì, ed è stato proprio questa promessa dell’alba che l’ha guidata durante il momento della creazione. L’artista ha voluto riprodurla nella sua realtà, come è stata tramandata per secoli, ma ne ha rispettato ogni dettaglio, arricchendo la cornice del bassorilievo con putti, angeli ed effigi che riflettono l’anima barocca della città e dei suoi fedeli, che con profonda e pia devozione, la onorano”.