Agricoltura

Agricoltura, ISMEA mette all’asta 16.000 ettari, occasione per il Sud

L’ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agroalimentare) ha annunciato l’avvio di una importante iniziativa per il rilancio del settore primario e per la promozione di aziende a conduzione giovanile. L’ente pubblico, infatti, mette in vendita oltre 16.000 ettari di terreno in tutta Italia. Un patrimonio significativo, dal valore minimo di 255 milioni di euro, che potrebbe dare vita a 264 imprese.

Si tratta della quarta iniziativa di vendita dal 2016, anno di costituzione della Banca Nazionale delle Terre Agricole. Obiettivo dichiarato è quello di favorire l’ingresso dei giovani nel settore agricolo, tramite una serie di agevolazioni tra cui spicca la possibilità, per chi ha meno di 41 anni, di dilazionare il pagamento del terreno (fino al 100% del valore a base d’asta), con rate semestrali o annuali, per un periodo massimo di 30 anni. La procedura di vendita sarà gestita tramite uno sportello multimediale, che dovrà garantire semplicità e trasparenza.

Il bando e tutti i dettagli sono reperibili sul sito di Ismea (http://www.ismea.it/banca-delle-terre). Un’occasione importantissima soprattutto per il Sud, dove sono allocati il 74% dei terreni in vendita. Anche per questo, a sostenere ed incoraggiare l’iniziativa, c’è Coldiretti Giovani Impresa, come ci spiega il delegato siciliano Massimo Piacentino: “Il problema della disponibilità della terra è il principale ostacolo per la nascita delle nuove imprese e quindi per i giovani. Per chi non può beneficiare di terreni nel patrimonio familiare, è molto difficoltoso dare vita ad un’impresa agricola.

Oltra alla difficoltà dell’accesso alla terra, l’altra difficoltà per un’azienda agricola, è rappresentata del fatto che essa non risponde al principio domanda – offerta, perché è la natura che decide determinate cose. Noi, dunque, sposiamo ed incentiviamo tutte le iniziative che mettono a disposizione lotti di terra, e stimoliamo i Comuni a farlo rivolgendosi, soprattutto, ai giovani. Lo strumento di sostegno finanziario che Ismea ha pensato per i giovani è uno strumento importante. Politiche simili vanno incentivate sempre di più”.

D’altra parte, la spinta innovativa dei giovani imprenditori risponde all’idea di Agricoltura 5.0, dipinta da Stefano Patuanelli, Ministro delle Politiche Agricole, come obiettivo irrinunciabile. “I giovani che gestiscono un’azienda, prosegue Piacentino, hanno un fatturato più elevato del 50% rispetto alla media. Sono più performanti, ed hanno una maggiore attenzione per il biologico o per i marchi di qualità. C’è un approccio diverso alla digitalizzazione, alla tecnologia, alla struttura di precisione”. Il momento storico che stiamo vivendo, inoltre, è strettamente legato all’impegno delle nuove generazioni nel settore primario. Su questo punto il delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa aggiunge un dato rilevante: “Soprattutto dopo e durante il Covid, molti ragazzi – provenienti da altri settori e con altre esperienze – hanno deciso di tornare alla terra  e di ripopolare aree abbandonate. In questi mesi di emergenza pandemica, la nostra segreteria è stata tartassata, nel senso buono, da giovani siciliani residenti al Nord che volevano tornare giù e dare il loro contributo”.

Insomma, a dispetto di certi, insistenti, luoghi comuni, i giovani italiani e siciliani manifestano la volontà di mettersi in gioco, impegnandosi nell’attività agricola. Una tendenza dimostrata, aggiunge ancora Piacentino, da altri due dati numerici: “L’ultima misura del Psr (programma sviluppo rurale) rivolta ai giovani, ha raccolto oltre 5.000 domande. Numerose sono state anche la adesioni ad una nostra iniziativa, l’Oscar Green. Si tratta di un concorso, organizzato annualmente da Coldiretti, rivolto ai giovani imprenditori. Prevede diverse categorie e intende premiare tutti coloro i quali emergono nella loro attività imprenditoriale. Mi riferisco, ad esempio, all’introduzione di specifiche  innovazioni o di particolari coltivazioni”.

Un riscontro positivo, quello di giovani e futuri agricoltori, che dovrà però essere sostenuto dalle istituzioni e dal legislatore, attraverso interventi mirati e specifici. Un aspetto importante, conclude Piacentino, è indubbiamente quello della tracciabilità: “Una politica vincente che, come Coldiretti, abbiamo messo in atto da diversi anni, è quella su una chiara tracciabilità dei prodotti. Penso alla raccolta firme da noi organizzata per l’obbligatorietà di tracciare la pasta. Grazie a questa iniziativa, oggi, il consumatore è sicuro di acquistare pasta italiana, che si può definire tale solo se prodotta almeno con il 51% di grano italiano. Lo stesso abbiamo fatto per con il pomodoro per le passate che si trovano sugli scaffali dei supermercati. Provvedimenti simili andrebbero adottati per tutti i prodotti, ma questa è una questione di carattere europeo. Non dobbiamo ragionare secondo la logica del nutriscore, che sminuisce il nostro valore gastronomico, ma dobbiamo invece concentrarci sull’etichettatura. Tanti prodotti e tanti settori andrebbero tutelati, sia per riconoscere il giusto prezzo ai produttori italiani, sia per garantire la sicurezza alimentare del consumatore. Consumatore che, nella filiera alimentare, deve essere attore, cioè deve avere il diritto di poter scegliere”.

Vittorio Sangiorgi