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Agriturismo, ripresa col freno a mano tirato

CATANIA – Gli agriturismi siciliani ripartono dopo il lockdown facendo da subito i conti con nuove condizioni imposte, ma anche proposte, dal Covid-19. E’ cambiata la domanda di turismo, l’utenza che contatta le aziende siciliane chiede sempre più spesso servizi che generalmente vengono goduti in albergo o b&b. Accade perché molte strutture ricettive sono rimaste chiuse, o sono chiuse al momento, terminata la fase 2.

Le campagne siciliane si sono effettivamente rivelate zone salubri, dunque particolarmente indicate per iniziare il periodo di convivenza con il coronavirus e l’opportunità è stata colta dalle associazioni di categoria per promuovere l’iniziative ad hoc, come “campagna sicura” di Agriturist Italia.

In tutta la Penisola 24.000 agriturismi si dicono pronti ad offrire ospitalità anche se, come spiega il presidente Augusto Congionti: “La ripresa è lenta e partirà soprattutto in agosto. Va anche calcolato che è stata la politica del last minute a caratterizzare le prenotazioni degli ultimi anni e, se in alcune zone i casali con piscina, scelti da famiglie o gruppi di amici sono andati a ruba, in altre è ancora l’incertezza a dettare le regole”.

In Sicilia la domanda di alloggio presso gli agriturismi è oramai soprattutto locale, cioè fatta dagli stessi siciliani, che hanno la tendenza a ricercare anche l’economicità della soluzione che potrebbe fare al caso delle loro vacanze.

Chi si aspetta di soggiornare a 30€ a persona ottiene poco riscontro nei nostri agriturismi – spiega il vicepresidente nazionale Agriturist Emanuele Savona – e sono pochi gli agriturismo stile villaggio turistico con enormi piscine, animazione e altre soluzioni tipiche di diverse strutture ricettive. I soggiorni che riscontriamo al momento sono brevissimi, spesso di una sola notte, e concentrati soprattutto nel week-end. I turisti provenienti dalle altre regioni d’Italia non stanno arrivando – ha evidenziato Savona – e i clienti stranieri continuano a disdire in alcuni casi fin le prenotazioni di ottobre”.

Nonostante la Sicilia veda ridimensionate le stime relative alla diffusione del Covid-19 le prenotazioni in agriturismo rimangono contenute, perché?
“La clientela diretta trova difficoltà logistiche a raggiungere la Sicilia per il caro voli, e i tour operator hanno deciso di non lavorare più per il 2020. A marzo, aprile e maggio abbiamo ricevuto loro email dove ci invitavano a considerare tutto fermo fino al 2021. Non consideriamo una soluzione adeguata il Bonus vacanze – ha spiegato poi Savona – ci si chiede di dare ospitalità senza pagamenti immediati a fronte di spese immediate, ottenendo un credito d’imposta da utilizzare più avanti. Siamo tutti d’accordo ad accettare il Bonus vacanze per conti di una certa importanza e superiori ai 1.000 €, ma non per eventuali 500 €. Abbiamo bisogno di vera liquidità. Non vediamo questa soluzione come una cosa negativa di per sé, ma credo la misura sia stata anche fraintesa dato che riceviamo telefonate in cui i turisti credono di poter andare in vacanza gratis”.

Come per tutti i settori economici, anche per gli agriturismi la riapertura ha avuto un costo importante. Tanti gestori hanno riflettuto sulla possibilità di non riaprire, ma la Sicilia si è dimostrata tenace.
“Un buon 75 per cento ha deciso di riaprire perché lavora in agriturismo tutto l’anno, tuttavia la perdita del 25 per cento rimane grave perché rappresentata da strutture più piccole e da gestori che basavano il loro reddito sull’attività agrituristica. Da parte dello Stato non c’è stato aiuto – ha spiegato Savona – il fondo stanziato per i dispositivi di protezione promesso dal Governo si è rivelato una “bufala” perché il fondo è terminato dopo pochi secondi dalla riapertura delle domande. Non abbiamo beneficiato di fondi statali perché siamo aziende agricole e le stesse banche in moltissimi casi hanno suggerito di non portare avanti le pratiche perché si sarebbero arenate. Riguardo il fondo perduto del Decreto Rilancio, le nostre società hanno in molti casi scelto di non richiederlo per via delle lunghe tempistiche e della disponibilità limitata di denaro di cui avremmo dovuto.

L’Agenzia delle Entrate ha tutti i dati fiscali delle aziende, sarebbe stato più opportuno un meccanismo automatico che la coinvolgesse direttamente, con la differenza bonificata direttamente dallo Stato. Soprattutto, non può essere una misura limitata al solo mese di aprile ma deve essere anche considerata per Marzo e Maggio, se non addirittura per tutto il 2020. Nonostante i proclami la cassa integrazione in deroga per le aziende agricole non è arrivata a nessun dipendente: la Regione ha smaltito le domande tra fine maggio e inizi giugno ma INPS non ha ancora richiesto gli iban dei dipendenti. Siamo ripartiti rialzandoci sulle nostre gambe – ha dichiarato in conclusione il Vicepresidente Nazionale Agriturist Emanuele Savona –, ma stimiamo una perdita media di incassi di 200 mila euro per via di questo lungo periodo di crisi”.

Twitter: @ChiaraBorzi