Il governo regionale ci ha anche provato. Ha chiesto se tra i dirigenti di terza fascia della Regione (circa 760) ce ne fosse almeno uno che possedesse quello specifico requisito. Ma no, non ce n’era nemmeno uno. Anzi, uno c’era. Ma è proprio il dirigente che quel dipartimento lo ha lasciato facendo già sapere di non essere interessato a tornarci. E così, purtroppo, la Regione dovrà cercare all’esterno il nuovo dirigente generale. Nonostante gli oltre 800 dirigenti in carica. E nonostante questo comporterà necessariamente un esborso supplementare per una pubblica amministrazione che certamente non naviga nell’oro.
Eppure il governo ci aveva provato. Aveva diffuso persino un atto di interpello ai dirigenti. È lo strumento col quale una amministrazione cerca, al proprio interno, una specifica professionalità o disponibilità a trasferimenti tra rami diversi. Ma l’assessore Volo e il presidente Schifani non cercavano un dirigente qualsiasi, per il delicatissimo dipartimento della Pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute. No, cercavano uno che “in aggiunta ai criteri previsti dalla normativa vigente (nazionale e regionale) in materia di conferimento degli incarichi di Dirigente generale,” possedesse anche “l’ulteriore requisito di comprovata e documentata esperienza e capacità professionale in gestione amministrativa-contabile, programmazione, con particolare riferimento alla sanità territoriale e controllo del settore pubblico sanitario”.
Purtroppo, nonostante negli ultimi anni quel dipartimento sia stato retto quasi spesso da un “interno”, questa volta servirà qualcosa di più. “A seguito dell’istruttoria della documentazione presentata dai candidati che hanno partecipato alla manifestazione di disponibilità a ricoprire l’incarico di Dirigente Generale del Dipartimento regionale per la pianificazione strategica, di cui all’Avviso prot. n. 7307/2023, espletata dai propri Uffici di diretta collaborazione, – si legge nella delibera di giunta – l’ulteriore requisito previsto dal predetto Avviso, è stato riscontrato, a suo tempo, solo in capo al già Dirigente generale del Dipartimento regionale in trattazione, senza soluzione di continuità, per un periodo di cinque anni”. Cioè Mario La Rocca, che è andato via denunciando anche un possibile “buco” milionario nella Sanità. Lui sì che avrebbe i requisiti, insomma, anche perché in passato ha guidato aziende ospedaliere. Peccato però che La Rocca avesse già “comunicato la propria revoca alla manifestazione di disponibilità a ricoprire l’incarico di cui in argomento”.
E così, non si riesce a cavare nulla dall’esercito dei dirigenti regionali. Bisogna andare a cercare altrove il nuovo direttore: “Si rende necessario – scrive il governo a malincuore – dare mandato al Dipartimento regionale della funzione pubblica e del personale per l’indizione del bando pubblico […] non più riservato esclusivamente ai dirigenti di terza fascia del ruolo unico della Regione Siciliana, per il conferimento dell’incarico di Dirigente generale del Dipartimento regionale per la pianificazione strategica dell’Assessorato regionale della salute, per la durata di anni due, fissando in aggiunta ai requisiti e criteri selettivi previsti dalla normativa vigente (nazionale e regionale) in materia di conferimento degli incarichi di Dirigente generale, i seguenti requisiti e criteri specifici maggiormente qualificanti”. E tra i requisiti richiesti ne spicca uno: “Documentata e comprovata esperienza, almeno decennale, di direzione manageriale di enti o strutture sanitarie pubbliche di media o grande dimensione, con particolare riferimento alla programmazione nella materia della sanità territoriale, nonché al controllo del settore pubblico sanitario”. Un riferimento così stringente che ha scatenato, nei corridoi della Regione, la corsa a individuare il possibile profilo adatto al ruolo. Se l’identikit cercato dalla Regione è chiaro, comunque, il nome lo sarà presto: le domande per partecipare al bando dovranno pervenire entro dieci giorni dalla pubblicazione.
Cioè che è certo è che il dirigente, una volta selezionato, contribuirà a un aggravio di spesa per la Regione. Infatti, ai dirigenti attualmente nel ruolo unico della Regione, andrebbe riconosciuta solo l’aggiunta relativa al nuovo ruolo che si sommerebbe allo stipendio già garantito. Per il nuovo dirigente, invece, la Regione dovrà sborsare lo stipendio per intero. Ma purtroppo non c’è scelta. I 700 dirigenti non possiedono quel requisito. Non c’è niente da fare.