L’Aida non è solo la grande opera di Giuseppe Verdi, andata in scena al Teatro Vittorio Emanuele alcune ore prima del disastroso terremoto del 1908: è anche quel filo di cui Messina ha ancora bisogno per ritrovare quella parte perduta e ricongiungersi con le sue radici. Perduta certo tra le macerie del sisma ma perduta anche in quei 78 anni in cui il Teatro rimase chiuso.
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“Aida è l’opera su cui scommettevo da due anni”, racconta al QdS Gianfranco Scoglio, Soprintendente del Vittorio Emanuele che in mancanza dei direttori artistici si è occupato anche delle ultime stagioni di prosa e musica. È soddisfatto per la prima, andata in scena venerdì, e le due repliche dell’opera che hanno entusiasmato il pubblico, con la regia di Carlo Antonio De Lucia, la direzione del maestro Carlo Palleschi, il coro lirico “Francesco Cilea” diretto da Bruno Tirotta e il corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Odessa.
Scoglio spiegal’importanza di vederla su quel palco con una produzione messinese, perché l’unica altra volta dopo il terremoto in cui era andata in scena, nel 1986, era “importata”, ricorda il Soprintendente, “questa è stata costruita qui, coltivata, coccolata con tutte le maestranze del Vittorio Emanuele.
Dopo il terremoto il teatro restò in piedi e sullo sfondo, nell’ultima struggente scena della morte di Aida e Radames, compare la sua immagine dove emerge integro in mezzo alle macerie. Una evocazione delicata ma incisiva, come ha detto al QdS il coordinatore di produzione e docente del conservatorio Corelli, Matteo Pappalardo, che per più anni ha ricoperto al Vittorio Emanuele il ruolo di direttore artistico della sezione musica, per un periodo anche a titolo gratuito.
“Risparmiato dalla natura fu ucciso per opera dell’uomo- dice Scoglio- resistette anche alla guerra, solo una bomba, nel 1942, centrò il palcoscenico. Dopo si è deciso, invece di restaurarlo, di procedere con un nuovo progetto che andò avanti per decenni. Nei 78 anni in cui è stato chiuso è cambiato il mondo, da un lato è cambiata la considerazione del teatro più antico della Sicilia, che ha sempre prodotto lirica e sinfonica d’eccellenza, nel 1852 abbiamo avuto qui anche Wagner”.
“Nasceva soprattutto come teatro lirico, chiuderlo per così tanto tempo ha significato immolarlo davanti ad altri teatri, non dico che saremmo diventati la Scala di Milano, però avremmo avuto pari dignità del Massimo di Palermo e Bellini di Catania, che sono stati dichiarati teatri di Tradizione ai quali va un attenzione economica importante da parte dello Stato da cui invece il teatro di Messina non ha nulla. Non possiamo concorrere neanche al Fus perché non riusciamo a produrre 8 opere l’anno. È cambiata poi la socialità, il tessuto economico, quello culturale. La Filarmonica Laudamo ha più attività continuativa del Teatro. Per la Lirica e la sinfonica va recuperato il pubblico, è difficile oggi per un fatto culturale, si sono persi tanti anni ma coinvolgendo il Conservatorio, le scuole si può cominciare a fare un lavoro importante”. Conclude Scoglio.
Dopo 38 anni Scoglio ha ritenuto necessario quasi un dovere, in questo difficile periodo storico, riproporre Aida che porta in sé valori sempre attuali e drammi che si ripetono come quelli della guerra evocati dalla scelta del Corpo di ballo del Teatro di Odessa. Ancora quel filo che vuole riconnettersi con quella città vitale dei primi del novecento.
“Aida rappresenta l’amore verso la patria, verso la città e l’amore vero che si contrappone al relativismo di questi tempi, alla mancanza di sentimenti. Mi sono affidato a dei professionisti seri – dice Scoglio- come il nostro ex direttore artistico Matteo Pappalardo per la scelta dei cantanti, abbiamo ritenuto importante avvicinare i giovani. Alle prove generali c’erano 250 studenti in galleria. Abbiamo cercato di creare l’evento, abbiamo fatto ricorso alle proiezioni nel rispetto della tradizione operistica, contenendo i costi. Nulla da invidiare alle grandi produzioni nazionali per la resa complessiva, ha funzionato un equilibrio magico che si è costituito”.
Le oltre tre ore di opera infatti scorrono velocemente, perché il flusso narrativo tra testo, musica e scena vive in equilibrio tra le forme, emoziona e coinvolge.
È la terza opera lirica che l’Ente Autonomo Regionale propone alle scuole (Tosca, Marzo 2023, Norma, Settembre 2023), ai giovani che studiano la musica, che frequentano gli indirizzi musicali della secondaria di I grado, i licei musicali, che guardano l’opera con lo sguardo e lo stupore di chi continua a vedere la bellezza nel lavoro dei grandi compositori che hanno fatto la storia della musica italiana.
Il primo sguardo dello spettatore è per il sipario pitturato a mano che diventa la parete divisoria che fa spazio alle scene più intime, mentre il suo sollevarsi apre a quelle corali. L’elemento di novità si può trovare nel fondale multimediale che avvolge la scena con paesaggi e spazi dell’antico Egitto. Circa 200 le presenze sul palcoscenico tra coro, ballerini, e figuranti. Applauditi i protagonisti: Aida interpretata da Oksana Dyka, Walter Fraccaro è Radames e Sanja Anastasia è Amneris, così come gli altri interpreti. Grande la professionalità anche delle maestranze.
Soddisfatto il Coordinatore artistico di produzione Matteo Pappalardo che ha avuto solo due mesi per allestire l’Opera. “Con tutte le difficoltà, ci vorrebbero almeno sei mesi per scegliere i cantanti, in meno di un anno invece siamo riusciti a fare tre opere. Si deve risalire a oltre 15 anni fa per avere un simile attivismo. È stata una scommessa difficile quella di Aida vista la complessità di questa Opera, però l’abbiamo vinta.”
Continua Pappalardo: “Un cast di livello, messo insieme in poco tempo e non sono mancate le defezioni a cui ho dovuto porre rimedio, un gran lavoro dell’orchestra del Vittorio Emanuele diretta in modo eccellente dal maestro Palleschi e la regia di De Lucia che ha armonizzato tutto. La scelta di aprire alle scuole è poi un idea vincente, c’è grande interesse dei giovani verso questo mondo. Nell’ultima recita la seconda Galleria circa 200 posti, è stata data ai ragazzi dei licei musicali proprio per rispondere alle tante richieste inevase. Alla prova generale c’errano anche una trentina di studenti del Conservatorio”.
Il Teatro Vittorio Emanuele da due anni non ha i direttori artistici. A maggio è stato fatto i bando ma ancora non si è deciso. ”Sto aspettando che si insedi il Cda per presentare la proposta di delibera- dice Scoglio.- Tra l’altro la scelta non è mia, io propongo la terna. La mia istruttoria l’ho già chiusa sto aspettando che mi dicano di procedere o che si insedi il Cda. Sono stati nominati dal Comune e dalla Regione i componenti, credo che c’era un iter da seguire con il passaggio in commissione per il parere e dopo si possono insediare. A meno che il Commissario Orazio Miloro non si assume la responsabilità e sceglie lui, ma non ritengo opportuno che si decida fino a che non si insedia il Cda”.