Editoriale

Aiutare al massimo il Popolo ucraino

Non so se ci avete fatto caso, ma da qualche settimana la guerra russo-ucraina è sparita dall’orizzonte dei mass media, mentre vengono tenute vive questioni marginali, come per esempio la visita del primo ministro ungherese, Viktor Orban, al presidente della Repubblica ucraina, Volodymyr Zelensky.
Si è trattato di un incontro sterile e del tutto inutile perché le posizioni di Orban e di Zelensky sono opposte: il primo è ritornato sul motivo conduttore di questi anni di Papa Bergoglio e cioè fermare la guerra e discutere il piano di pace; Zelensky dal suo canto, essendo manovrato dai gruppi di potere statunitensi ed europei, continua a ribadire una cosa impossibile e cioè che la Russia si ritiri dai territori occupati.

Fin dai quindici giorni posteriori all’inizio della guerra (24 febbraio 2022) il piano di pace possibile era pronto, come abbiamo ricordato svariate volte, cioè valutare l’entità del territorio occupato dai russi e da questi acquisito definitivamente.

Se fosse stato attuato, si sarebbe evitata la distruzione di mezza Ucraina, le enormi pene che soffrono oltre venti milioni di quei/quelle cittadini/e martoriati/e e, soprattutto, l’enorme passo indietro di quell’economia e di tutte le attività sociali.
Ma la follia del potere, la forza delle industrie delle armi, i gruppi che gestiscono energia e finanze, hanno sacrificato il popolo ucraino per raggiungere i loro biechi scopi: fare fatturato e arricchirsi a scapito di quella popolazione.

Non vi è alcun dubbio che il popolo ucraino vada soccorso, aiutato e sostenuto in tutti i modi; l’ha detto anche recentemente il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale non tralascia occasione per spingere l’Europa a sostenere economicamente quella popolazione.
Il guaio è che Zelensky, invece, vuole alimentare la guerra per obbedire agli “ordini” ricevuti, sacrificando la sua gente.
All’interno del suo Governo vi sono state svariate defezioni con proteste e dimissioni di importanti elementi e, nell’esercito, il malumore aumenta continuamente perché i generali vedono morire i propri soldati inutilmente.

Nessun mezzo di informazione occidentale parla dell’aspetto più importante dal punto di vista del popolo ucraino e cioè che la Chiesa ortodossa “locale” non ha mai levato voce in questi oltre due anni contro la Russia, visto il legame esistente con la Chiesa ortodossa di quel Paese, il cui capo, Kirill, è un fortissimo sostenitore di Putin.

Dunque, il quadro che si presenta è il seguente: un popolo martoriato, decine di deputati dell’opposizione gettati fuori dal Parlamento illecitamente, molti vertici delle forze armate che si sono ribellati a Zelensky cacciati, il Paese sotto la legge marziale con la democrazia sospesa. Infatti si dovrebbero svolgere le elezioni, che evidentemente Zelensky non vuole perché sarebbe cacciato senza alcun appello.
Di fronte a questo, cosa fanno Stati Uniti ed Europa? Continuano a inviare armi alimentando un’insana guerra e soprattutto diffondendo fake news del tipo: Putin è insaziabile e dopo aver occupato un pezzo di Ucraina occuperebbe altri territori.

Ecco, sentiamo una protesta che si eleva: questi sono argomenti filo-putiniani. Chi dice questo interpreta ciò che scriviamo senza però capirlo. Affermiamo, senza ombra di dubbio, quanto precede perché ogni persona degna di questo nome dovrebbe avere la capacità e la cultura di leggere i fatti come sono – derivanti da fonti di qualunque tipo, ma bilanciate – e fare deduzioni su di essi, non su quello che scrivono tanti informatori prezzolati dai gruppi di potere che li usano proprio per influenzare l’opinione pubblica.

Ripetiamo che gli unici due vertici istituzionali che vedono con chiarezza la situazione sono papa Bergoglio e il Presidente Mattarella. Bisognerebbe che i Governi dessero ascolto alle loro indicazioni, appunto per mettere sul tavolo un vero piano di pace, ragionevole, che possa concludersi con la cessazione definitiva delle ostilità e delle conseguenti distruzioni.
Altro che mandare nuove armi per colpire il territorio russo o per alimentare atti di belligeranza, di cui nessun Paese ha bisogno.