Cultura

Al via le riprese del documentario Mazara/Mahara, nelle scarpe di mio padre

Sono partiti il 25 settembre a Mazara del Vallo e dintorni le riprese del documentario Mazara/Mahara. Nelle scarpe di mio padre, per la regia di Carlo Benso, scritto da Carlo Benso, Toni Garrani, Sarah Panatta e realizzato con il sostegno del territorio, della Film Commission della Sicilia e dell’Università Roma Tre, e presto in distribuzione nel circuito internazionale.

Il documentario è prodotto da Zoorama Srl, produzione romana nata due anni fa che mette al centro progetti di natura sociale e di sostegno alla cultura e alle minoranze, per un più ampio progetto di dialogo con la contemporaneità e lo sviluppo di strategia di valorizzazione culturale partecipative e sostenibili, dando voce all’umanità di ogni “genere” e al di là del “genere”.

IL DOCUMENTARIO

Mazara, Tunisia. Tunisia, Mazara. In quel mare il transito, la migrazione, il passaggio ad una vita altra. Tra due terre gemelle di vite e storie. Tra sogni, naufragi, memorie. Mazara è diventata nei secoli un luogo unico in Italia e nel mondo dove il popolo migrante è diventato anima e corpo della cittadina, a sua volta organismo palpitante di culture che nel tempo si sono sovrapposte. Tra opportunità, contraddizioni, prospettive.

In uno scenario di una bellezza lacerante, magnetica, quasi onirica, la realtà quotidiana di una convivenza tra culture e popoli che può trasformarsi in un laboratorio per una innovativa, originale forma di interazione culturale e non semplice inclusione o altrettanto fraintesa integrazione.

La migrazione e allo stesso tempo la necessità di una convivenza dialogante e osmotica tra le culture è una realtà urgente del nostro presente e del nostro futuro. Che tra stereotipi, politica e marketing, viene marginalizzata e manipolata. Questo documentario nasce come prima produzione Zoorama e vuole incarnare la sua missione etica e artistica. Offrire occasioni di riflessione, dibattito e azione sociale, civile oltre che culturale e umana.

Il documentario è stato ideato e scritto nell’arco di due anni di ricerche e di collaborazioni e dialogo costante con università, associazioni, istituzioni quali: il Comune di Mazara del Vallo, che ha dato il permesso alla realizzazione delle riprese in tutto il territorio; la direzione del Parco di Selinunte; la Diocesi di Mazara del Vallo; l’Associazione San Vito Onlus; l’Istituto Euroarabo; la Capitaneria di Mazara del Vallo; l’Università Roma Tre di Roma; la scuole di danza “In punta di piedi” di Nadia Scicchitano coreografa e artista; tutta la comunità mazarese tra cui numerose attività, professionisti e artigiani del posto che saranno resi noti nelle successive attività di comunicazione della produzione.

LA NARRAZIONE

Zarzis, in Tunisia, è il luogo di partenza dei migranti. Gli Harraga, coloro che si imbarcano illegalmente da lì per raggiungere l’Italia. Che non hanno documenti e che sono disposti a tutto pur di fuggire dal loro Paese.

Ma anche Mazara del Vallo, in Sicilia, negli anni a cavallo tra le due grandi guerre, ha guardato a Tunisi come ad un luogo di speranza. Quando la miseria e la fame spingevano alla ricerca di fortuna e di una vita migliore. E la polizia di frontiera intercettava e respingeva i barconi dei clandestini italiani a Tunisi.

DA Mazara parte il nostro documentario, da questo luogo unico al mondo, ponte, crocevia, culla, bacino. E da questa complessa relazione di scambio e reciproca accoglienza fra l’Italia e la Tunisia. “MAZARA/MAHARA NELLE SCARPE DI MIO PADRE. Un documentario che, attraverso la voce narrante del Satiro dallo sguardo millenario, ci induce a riflettere su un fenomeno contemporaneo di portata mondiale, mosso dalle sempre più crescenti disuguaglianze delle condizioni di vita.

MAZARA/MAHARA NELLE SCARPE DI MIO PADRE non è solo cronaca o storia o infilata di paesaggi meravigliosi e volti iconici come quelli che ad ogni angolo qui si incontrano. E’ un film dalla struttura duplice, che vuole trascinare empaticamente, mentalmente, eticamente e moralmente il proprio pubblico in una quotidiana avventura di convivenza tra popoli. Aprendo il dibattito su un presente che è già futuro, nel quale si rende ogni istante più necessario che le comunità si parlino anziché darsi battaglia, che trovino davvero un bene comune sul quale basarsi, interagire e dare vita ad una internazionale grande comunità dei popoli. Dove migrazione e diversità saranno solo sinonimi di umanità.