Energia

Alba e tramonto del Superbonus 110%. La “promessa” tradita dello Stato italiano

“Quando costituimmo la nostra società non potevamo prevedere le continue evoluzioni normative che hanno letteralmente piegato e disfatto il sistema Bonus e Superbonus edilizi, e non potevamo nemmeno immaginare che le banche, non fidandosi più del sistema perché, a detta loro privo di ogni garanzia da parte dello Stato, non accettassero più le cessioni del credito se non per qualche eccezione periodica che, priva di alcun orientamento direttivo governativo, si trasformava in un sistema di lucro bancario senza precedenti”.

È quanto ha dichiarato al QdS, Massimiliano Arrigoni, presidente di Etnea Società Consortile che riunisce circa 60 soci tra tecnici specializzati e imprese nel settore edile ed energetico oltre ad esperti di finanza agevolata.

Oggi vi raccontiamo una favola

Sì, una favola reale ma stavolta senza lieto fine, infatti, vissero tutti (o quasi) in attesa e scontenti! Si tratta della favola del Superbonus 110% che, nato nel mese di maggio 2020, avrebbe dovuto incentivare la realizzazione di specifici interventi finalizzati all’efficientamento energetico e al consolidamento statico o alla riduzione del rischio sismico degli edifici, anche ad utenti che non avessero la possibilità di pagare subito i lavori recuperando poi l’intera spesa in detrazione o con lo sconto in fattura e la cessione del credito.

Le diverse disposizioni dei Governi che si sono alternati in questi tre anni, come ad esempio l’introduzione di misure restrittive nella cessione dei crediti, hanno creato diverse problematiche sia ad alcune aziende che sono rimaste con i cantieri bloccati che agli utenti che non hanno la possibilità di anticipare i costi di ristrutturazione. È il caso della società catanese “Etnea Società Consortile” che si è vista bloccare circa cinque milioni di euro e rescindere contratti per oltre 15 milioni di euro, un grave danno sia per le aziende che per tutti i lavoratori coinvolti.

Maggio 2020, arriva il Superbonus

“Era un venerdì sera quando in TV venne annunciata la misura del Superbonus 110%. Ricevetti decine di telefonate da utenti che mi chiedevano informazioni, interessati ad usufruire del bonus per ristrutturare le loro case. Persino il nostro Direttore Tecnico, Vincenzo Scuto, ingegnere specializzato nell’uso razionale dell’energia, progettista di impianti e consulente energetico, cade dal pero! Così passiamo tutta l’estate a studiare l’interpretazione di articoli, circolari, e tutte le norme di vario livello che si intersecano con questi. Servono figure specializzate come tecnici per gestire le pratiche, impiantisti, strutturisti, edili, commercialisti, tanto che si avviano al nostro interno dei corsi specialistici per ‘Bonus Manager’. Anche le imprese devono essere altamente specializzate perché non ci si può improvvisare per posare un cappotto o un impianto di riscaldamento a pavimento radiante”.

“Iniziamo così la fase di reclutamento: gli studi professionali cercano collaboratori ingegneri e le imprese cercano operai, che fino al mese prima erano a casa senza lavoro e ora tutto d’un tratto non si trova più nemmeno un manovale! Ma i cantieri sono ancora lontani dal partire. Passiamo il mese di agosto per cercare di mettere insieme i pezzi del puzzle, di creare procedure tecniche, amministrative e anche finanziarie per fare in modo di portare a termine quanti più progetti nel poco tempo a disposizione, anche perché siamo tutti subissati di richieste e anche solo fare i sopralluoghi diventa una attività devastante. Nel frattempo inizia il balletto delle circolari dell’Agenzia delle Entrate, delle precisazioni dell’Enea, dei suggerimenti della Rete delle Professioni Tecniche e delle guide del Ministero che ha voluto e spinge il provvedimento (siamo ancora con il governo Conte)”.

Il tempo della fiducia e dell’entusiasmo

“Si tratta di un momento storico per il settore dell’edilizia, tra i professionisti si pensa di assumere giovani e metterli in regola, di formarli, di acquistare software all’avanguardia. Le imprese fanno lo stesso, assumono, formano, innovano, crescono, si uniscono tra loro per formare consorzi stabili”.

I primi problemi

“Si aprono i primi cantieri. Tutto è in ritardo principalmente per l’incertezza normativa, chi inizia prima rischia sulla propria pelle. I primi a partire sono quelli che optano per soluzioni molto semplici e non fanno un vero e proprio efficientamento dell’immobile ma si limitano ad installare una caldaia nuova e un impianto fotovoltaico e poco altro. Chi invece sta preparando progetti complessi si trova di fronte a mille dubbi. Proliferano i corsi per Bonus Manager, i software dedicati e i post acchiappa like sui Social network sull’argomento, che purtroppo aumentano la confusione generale.

Anche le banche si trovano impreparate in quanto molte non hanno un prodotto pronto se non tempestare la platea con pubblicità televisive. Alcune firmano degli accordi quadro, altre aspettano di vedere cosa succederà. Le percentuali di trattenuta sui crediti a cinque anni scambiati si attesta intorno al 10% ma i tempi di erogazione di questi crediti non vengono rispettati.

Le imprese e i professionisti cominciano a capire che le cose non stanno andando bene e si comincia a chiedere anticipi ai clienti per l’apertura delle pratiche, in considerazione degli ingenti investimenti e dei tempi lunghi che passeranno prima di vedere liquidità. Nel frattempo si soffre la mancanza di materia prima e l’aumento dei prezzi delle stesse. Praticamente impossibile trovare materiali isolanti”.

Il cambio di Governo e il decreto antifrode

“Contrariamente al Governo precedente, quello presieduto da Mario Draghi si dimostra subito ostile alla misura e questo si traduce in un’infinita serie di interventi correttivi che rendono difficilissimo portare avanti anche una singola commessa, soggetta a continue revisioni, verifiche, modifiche dei prezzari di riferimento, modifiche alle modalità di presentazione, etc. Si allungano anche i tempi di erogazione delle somme scaturite dalla cessione dei crediti, con le imprese chiamate a finanziare gli interventi con capitali propri o facendo ricorso a debiti con fornitori e soprattutto aprendo ulteriori rapporti con le banche. Poi arriva il blocco di tutto il sistema con il Decreto Antifrodi. Nonostante le frodi legate al Superbonus siano effettivamente trascurabili rispetto al totale del giro d’affari generato (si parla di percentuali vicine al 3%) il Governo inserisce nuove norme che, di fatto, bloccano immediatamente il meccanismo della cessione dei crediti e mettono in crisi tutte quelle imprese, fornitori, professionisti e clienti che avevano già iniziato ad investire in questo dispositivo”.

“I tecnici vengono chiamati a rivedere e riverificare tutti i progetti, rielaborando ogni intervento di ogni singolo progetto. Nel frattempo le banche sono diventate monopoliste per la cessione dei crediti e, ovviamente, le percentuali di trattenuta sulla cessione dei crediti (che nel frattempo sono passati da cinque a quattro anni, riducendo quindi anche le spese finanziarie) sono cominciate a salire insieme ai tempi di erogazione, mettendo in crisi il settore, bloccando cantieri e provocando il fallimento di migliaia di aziende, con la perdita di tantissimi di quei posti di lavoro appena recuperati. Di fatto il Governo Draghi al fine di ‘punire’ il 3% dei truffatori ha messo in sofferenza critica e cronica il 100% degli operatori”.

Il 2022 e lo “sblocco” dei crediti: il “ricatto”

“Durante l’anno 2022 si sono succeduti una serie di interventi che, come spesso si usa in ambito politico, dietro nomi apparentemente positivi e favorevoli, nascondevano verità decisamente diverse. I decreti “Aiuti” ed “Aiuti bis” non hanno fatto altro che aiutare i soggetti che non ne avevano per nulla bisogno, ovvero le banche, a liberarsi di alcune fastidiose responsabilità penali, mentre assolutamente nulla hanno fatto per i soggetti che, praticamente da soli, si sono sobbarcati l’onere dell’efficientamento energetico e il miglioramento sismico del patrimonio edilizio italiano”.

“Imprese, professionisti, e tutti coloro che da loro dipendono (fornitori, operai, collaboratori, etc.), ormai con l’acqua alla gola, strangolati tra l’aumento del costo delle materie prime e delle richieste di trattenute da parte delle banche, spesso comunicati al momento dell’erogazione (quando arriva), hanno fatto saltare in aria qualsiasi conto economico e qualsiasi accordo fatto precedentemente con clienti, subappaltatori e fornitori, creando enormi problemi che, visti i tempi della giustizia italiana, probabilmente saranno pagati sempre dai più deboli”.

“Personalmente ho assistito a richieste da parte degli istituti bancari che avevano deciso di portare la trattenuta sull’importo della detrazione dal 10% al 25%, a condizione che firmassero subito l’accordo. Per capirci, i contratti erano già pronti da firmare mesi prima, e i funzionari della banca, gli stessi che avevano avanzato questa ‘proposta indecente’, avevano giurato e spergiurato che in settimana ci sarebbero state le erogazioni, salvo omettere che per avere quanto dovuto e contrattualmente pattuito si sarebbe dovuto versare un ulteriore 15%. Questo 15% in più, unito ai tempi di cessione astronomici, ha messo in ginocchio imprese, general contractor, professionisti e clienti”.

“Naturalmente le imprese non hanno più margini, complici gli enormi ritardi nei pagamenti e gli aumenti del costo delle materie e dei macchinari; i general contractor, nella maggior parte, dei casi hanno margini molto inferiori a questo famoso 15%, che non era previsto da nessuna parte da pagare come pegno a chi acquisterà il credito, e per di più anche loro ridotti dalle estenuanti attese, al ricorso a soluzioni finanziarie per affrontare questi ritardi, e ai costi di lavorazione delle pratiche che sono stati decuplicati dalle continue modifiche normative e, non di rado, dalla assoluta inadeguatezza di banche ed advisor. I clienti finali, che avevano stipulato contratti che non prevedevano una loro partecipazione diretta nelle spese, soprattutto nei condomini, si sono sentiti richiedere somme spesso superiori a 15/20mila euro. Il paradosso è che l’attuale Governo abbia firmato con l’Europa un obbligo di efficientamento energetico con obiettivi di ‘case green’ entro il 2030. Ma quali saranno le imprese che dovranno affrontare questi lavori? Con quali garanzie? Con quale sangue?”.