Fatti

Alfonsi (Ugl Trasporti): “Compagnie aeree e società gestione scali hanno clamorosamente toppato”

Stando ad un’analisi fatta dal Corriere della Sera su dati Eurocontrol, nella settimana compresa tra il 17 e il 23 luglio l’aeroporto di Fontanarossa, con una percentuale pari a 6,1, si è collocato al quarto posto nella non molto lodevole classifica di voli cancellati. Una situazione, una volta tanto, non solo italiana: a Cipro, nella stessa settimana, è stato toccato il poco ragguardevole record del 27,5 per cento di aerei rimasti a terra. Una situazione figlia della pandemia. Ma non solo.

A dirlo senza tanti giri di parole, Francesco Alfonsi, segretario nazionale Ugl Trasporti: “Una prima considerazione credo sia d’obbligo: i dirigenti delle compagnie aeree e delle società di gestione di scali aeroportuali di mezza Europa hanno clamorosamente toppato. Nei dati previsionali Iata dello scorso febbraio-marzo 2022, infatti, si ipotizzava un ritorno ai flussi pre Covid a partire dal 2023-2024. Bene: questi livelli sono già stati raggiunti a luglio, neanche sei mesi dopo quel documento”.


Un errore di valutazione macroscopico.
A mio parere non si è tenuto conto del fattore emotivo. Faccio un esempio: il mio condominio è composto da otto famiglie. Fino all’anno scorso ne andava via la metà. Quest’anno, anche se non consecutiva, è già la seconda settimana che di famiglia ne resta una. Era normale che, dopo due anni di sacrifici e restrizioni, la gente avvertisse il bisogno di muoversi e di tornare a un tipo di socialità pre Covid”.


Una necessità frenata inevitabilmente dal caos voli.
Certamente, anche se in Italia si tratta di un problema quasi del tutto importato: se un aereo da Heathrow o Schiphol con destinazione Catania non raggiunge Fontanarossa perché cancellato, è evidente che chi dalla città etnea doveva partire con quel volo non può farlo. Proprio Heathrow, tra l’altro, è uno degli aeroporti nei quali si sono avuti i maggiori disagi. La causa sta tutta nelle dinamiche del mercato del lavoro diverse da quello italiano: se lì licenziano, a causa della pandemia, 20mila persone, è chiaro che quelle 20mila persone, nel frattempo, si sono cercate e hanno trovato un altro impiego. Se, poi, accade che ti fai trovare impreparato da un ritorno alla normalità anticipato e anche di parecchio, è evidente che devi correre ai ripari, andando a reclutare personale. Proprio a Heathrow è in corso una vera e propria “caccia all’addetto”, che si è disposti a pagare a peso d’oro pur di averlo. In Italia, invece, un collaudato sistema di ammortizzatori sociali ha consentito di tenere in cassa integrazione il personale per poi farlo rientrare gradatamente. Ecco perché l’Italia (dove, a differenza di altri Paesi, come la già citata Gran Bretagna dove la British ha sospeso fino all’8 agosto la vendita dei biglietti a corto raggio, non ci sono limitazioni né nella capacità aeroportuale di accogliere i passeggeri, né nel numero di posti messi in vendita da parte delle compagnie) sta fronteggiando meglio il caos, con dei contraccolpi minori e con disagi che riguardano essenzialmente le compagnie low cost”.


Come sindacati quali iniziative avete preso?
Di fatto nessuna. Anche perché a livello extranazionale non possiamo fare proprio nulla. L’unico aspetto positivo è che finalmente siamo stati convocati dal Ministero dei Trasporti, al quale però abbiamo reiterato la necessità di un tavolo sistemico di tutto il trasporto aereo, settore che – ricordo – ha subito un calo del 70 per cento di flussi nel 2020 e del 58 per cento nel 2021. Un tavolo che faccia una programmazione prospettica: i cinesi per tutti i settori strategici (e il trasporto aereo lo è) attuano pianificazioni a tre, cinque e quindici anni. Un modus operandi che dobbiamo tornare a fare nostro”.