Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un’inchiesta sui dati forniti dalla Commissione europea, secondo cui la Regione siciliana non ha speso i fondi europei ordinari (quelli straordinari riguardano il Pnrr) nel Piano operativo 2014-2020 nella misura del quarantasette per cento. Ciò significa che in oltre sette anni, chi ha avuto responsabilità di governo e la burocrazia hanno rinunziato a immettere sul mercato quasi la metà delle risorse provenienti dall’Unione europea.
È un fatto di inaudita gravità perché la mancata immissione sul mercato siciliano di molti miliardi ha contribuito alla decrescita del Pil e alla crescita vertiginosa di disoccupazione, soprattutto quella giovanile.
Si tratta di una fotografia non smentibile, di cui la responsabilità, come detto prima, è suddivisa in parti uguali tra istituzioni politiche e istituzioni burocratiche, anche se le prime sono quelle che rispondono al Popolo, mentre le seconde rispondono alle prime.
Non sappiamo se qualcuno voglia provare a smentire questi dati di fatto.
La questione che analizziamo è di più ampio respiro perché, contrariamente a quello che pensa l’opinione pubblica, non è che nel nostro Paese manchino le risorse finanziarie, anche se, negligentemente e mentendo spudoratamente, molti lo affermano con una faccia di bronzo difficilmente scalfibile.
La causa della mancata crescita del nostro Paese negli ultimi dieci anni, del continuo arretramento sul piano delle infrastrutture e sull’assenza di nuove iniziative per il Sud, più la mancata manutenzione e riparazione del territorio – soprattutto dei fiumi, che alla prima bomba d’acqua esondano – deriva dal fatto che l’elefantiaca Pubblica amministrazione, priva dei principi fondamentali di merito, responsabilità e produttività, non spende le somme disponibili.
Vi è poi l’altra componente che rallenta i processi e cioè la Giustizia civile, amministrativa e penale, la quale non riesce, anche per carenza di organico di magistrati e amministrativi, a procedere speditamente e a emettere sentenze come dovrebbe fare se fosse attrezzata similmente a un bancomat. Si tratta di deficienze per il momento insuperabili.
Il Governo Meloni dovrebbe essere consapevole di quanto scriviamo e porre rimedio a queste gravissime carenze facendo un decreto con cui stabilisca che tutte le Pubbliche amministrazioni che non riuscissero a spendere i fondi loro assegnati – a eccezione di quelli per le spese ordinarie – dovrebbero restituirli entro la fine dell’anno, appunto per mancata utilizzazione. E, naturalmente, di tale mancata utilizzazione dovrebbero rispondere – non solo politicamente – i presidenti delle Regioni e i loro assessori.
Il provvedimento dovrebbe andare ancora più in profondità, perché dovrebbe raggiungere anche i sindaci, che per la loro incapacità dovrebbero restituire i fondi non spesi entro l’anno; ci riferiamo anche in questo caso non a quelli dell’ordinaria amministrazione.
Insomma, il provvedimento richiesto, che ci auguriamo venga approvato il più presto possibile, dovrebbe responsabilizzare i capi delle Amministrazioni regionali e comunali, per indurli a essere efficienti e spendere tutti, ma proprio tutti, i fondi a loro disposizione.
Molti continuano a parlare del Pnrr, i cui fondi, ricordiamo, finanziano progetti e non spese correnti, e sono ripartiti per 132 miliardi da restituire e per 68 miliardi a fondo perduto. Tali fondi dovrebbero essere spesi e certificati in tutto o in parte entro il 2026, pena la rinunzia a essi.
Vi è necessità, per conseguenza, di un secondo provvedimento che responsabilizzi i dirigenti non capaci di rispettare la tabella di marcia, penalizzandoli sia nella carriera che nei compensi fino ad arrivare al loro licenziamento.
La combinazione dei due provvedimenti indicati è indispensabile per accelerare il processo di crescita, che passa attraverso la velocizzazione della spesa per investimenti. Ma questo processo cammina con le gambe degli uomini e delle donne; se gli uni e le altre restano invece seduti, immobili, non cammina per niente.
Per questo è necessario che si mettano a correre, facendo fronte alle loro responsabilità.