In questo governo, i maschi sono sopra le donne. Ma non è questione di numero (questa è la cultura delle quote rosa, legittima forse ma non risolutiva, anzi pericolosa) bensì di intelligenza, preparazione, coraggio, dedizione, movimenti organizzati che le sostengono. Nel mondo della politica, dell’economia e della finanza mondiale le donne al comando sono in grande crescita e ad una velocità impressionante.
Ma dove sono le nostre Merkel? Conosco le risposte sulla difficoltà di conciliare famiglia e lavoro, che in parte, condivido. Ma non sono le risposte decisive. La risposta decisiva è: mancanza di impegno e di coraggio sul fronte pubblico, come il successo di tante donne in altri campi dimostra. E se non sono per ora emerse da noi, possiamo fare carico a Draghi di una realtà che ha radici così profonde e lontane? O non dobbiamo piuttosto andare a fondo al problema ed interrogarci su cosa si può fare per diminuire questa indubbia grave e inaccettabile fragilità del nostro sistema?
Insomma, non possiamo pretendere che Draghi sia diverso da quello che è. Non possiamo chiedergli di non essere un banchiere, di non essere un liberale, di non essere un partitante, non possiamo addebitargli di non avere dietro di sé una massa di accattoni da alimentare con posti di lavoro immeritati e con tangenti, di essere europeista e di sostenere l’euro.
Draghi ha dimostrato in varie occasioni decisive, come nella sua formidabile e coraggiosa sfida ai falchi della Banca Centrale tedesca e contro la speculazione finanziaria internazionale che, rispondendo alla chiamata dei nanerottoli sovranisti europei, stava per scardinare l’euro, di essere non solo un bravo banchiere ma un grande politico, anche se di una pasta ben diversa da quella dei nostri partitanti che ci avevano portato a pochi passi dalla catastrofe.
Per ora possiamo accontentarci. Ma certamente non possiamo pensare che sia lui da solo a risanare tutte le piaghe bibliche italiane. Per fare questo ci vuole un grande impegno di tutta la parte responsabile degli italiani, in tutte le sue articolazioni, in tutti i suoi soggetti intermedi, comprese le organizzazioni dei partiti. Oltre a mettere in sicurezza il piano Next Generation, a porre su una base più seria il piano di vaccinazioni e, forse, ad avviare qualche importante riforma, il governo Draghi ci garantisce un po’ di tempo, diciamo un paio d’anni, per sistemare un po’ la sgangherata politica italiana. Proprio la crisi del Covid-19 ci ha mostrato che, messo con le spalle al muro, il popolo italiano c’è, ha coraggio e disciplina, e capacità innovativa. E’ una nuova conferma di quanto scrive Vasco Pratolini in chiusura del suo romanzo più famoso, “Cronache di poveri amanti”: “gli italiani non lo sanno ma la loro dote migliore è quella di essere capaci di ricominciare sempre da capo”. Dobbiamo tutti, uomini e donne, impegnarci non per invocare nuovi privilegi ma per donare la nostra intelligenza e la nostra capacità di fare, la nostra volontà, il nostro amore per rifondare la politica del nostro Paese, per avere un Parlamento più degno, una democrazia più rispettabile, dei partiti seri, organizzati e fondamentalmente onesti come in Germania, che deve essere il nostro punto di riferimento. Dobbiamo impegnarci subito in questa ricostruzione morale e politica, mentre Draghi sarà concentrato soprattutto sulla ricostruzione economica.
Se sapremo usare questa tregua per una svolta decisiva nell’alzare la qualità della nostra politica, allora potremo, con convinzione, dire: grazie Mattarella, grazie Draghi, grazie Covid-19.