Nel 2020 nel mondo vi è più cemento che piante. Infatti è stata tagliata oltre la metà di tutti gli alberi che esistevano sul Pianeta, con ciò dimezzando la capacità degli esseri vegetali a compensare l’inquinamento prodotto dalla specie umana.
Come è noto, le piante si nutrono di anidride carbonica e vivificano l’ambiente con emissioni di ossigeno. Il problema è che la quantità di anidride carbonica assorbita è di gran lunga inferiore a quella prodotta dalle persone umane, che per vivere sempre meglio diventano energivore. Ma l’energia ha un costo ambientale che via via diventa sempre più intollerabile quando è prodotta da fossili quali carbone, petrolio, metano, torba ed altri.
Le piante sono fatte da moduli organizzati in una sorta di rete che confluisce in reti multiple. Quindi il loro funzionamento è automatico e benefico. Ma l’uomo è assassino e le continua a uccidere, bruciandole o estirpandole e, al loro posto, getta il cemento.
La formica è uno degli animali più stupidi esistenti, forse dopo la capra: ancora la graduatoria non è definitiva.
Eppure, il formicaio è un esempio straordinario di organizzazione perché ogni esserino sa quello che deve fare, colloca ciò che trasporta nel posto giusto e i depositi si riempiono in estate per poi essere utilizzati durante l’inverno. Esattamente il contrario di come si comporta la cicala, la quale, invece, non fa nulla durante l’estate e poi – come racconta la nota favola di Esopo – si dispera durante l’inverno, quando non ha più risorse.
L’Umanità si comporta come la cicala perché sta distruggendo l’ambiente, decennio dopo decennio e, per aumentare il suo benessere, non tiene conto di ciò che accadrà entro la fine di questo mezzo secolo e nel mezzo secolo successivo.
Invece si dovrebbe definire un programma mondiale per impiantare mille miliardi di alberi, perché solo i vegetali possono contribuire a rallentare le conseguenze dei danni che sta producendo l’attività umana.
L’Uomo però è una macchina organica non sempre capace di risolvere i problemi. Per questo ci troviamo nelle condizioni indicate.
Sia il G20 a Roma che la COP26 a Glasgow, di fatto non hanno preso atto di quanto abbiamo descritto, salvo alcune manifestazioni di interesse che però non possono considerarsi progetti né a breve né a lunga scadenza. La conseguenza è che il ritmo di peggioramento della malattia ambientale continua senza soste e con esso lo scioglimento dei ghiacciai, l’aumento di CO2 nell’atmosfera e l’incremento catastrofico della temperatura media che oscilla fra i due e i quattro gradi, mente il massimo tollerabile sarebbe di 1,5 gradi.
Il tema dell’ambiente è trascurato perché gli interessi materiali sono più forti, con la conseguenza che si manifesta una sorta di debolezza di lungo periodo che non interessa quello attuale.
Forse, più sensibilità alla materia che descriviamo hanno le donne, che fino a qualche decennio fa sono rimaste in secondo piano, vittime della prepotenza maschile. Ricordiamo che esse hanno avuto accesso ai diritti politici alla votazione in Italia solo nel 1945 e in Svizzera nel 1971.
Fortunatamente le donne hanno preso consapevolezza della loro forza, la quale deriva dalla doppia incombenza che hanno e cioé essere madri e lavoratrici.
Esse non salgono alla ribalta perché gli uomini glielo consentono, ma perché, ripetiamo, hanno sempre più consapevolezza della loro forza mentale e della necessità di approdare ai posti di quelle catene di comando che regolano i meccanismi delle società.
Intendiamoci, non peroriamo, sic et simpliciter, né la causa delle donne né quella dei giovani. Ci sembra una stupidaggine lo slogan: “Largo ai giovani e largo alle donne”. Peroriamo, invece, la causa dei più bravi, non importa il sesso o l’età. Insomma, peroriamo la causa della meritocrazia, secondo la quale devono emergere le persone che hanno più qualità, più conoscenze, più saperi, perché solo i migliori debbono gestire le istituzioni, solo i migliori hanno il dovere-diritto di guidare gli altri.
Non è più possibile che mediocri e incompetenti restino ai vertici delle istituzioni, combinando pasticci, fra cui danni all’ambiente e alle donne.