Politica

Ance Sicilia “Appalti, corruzione è virus, vaccino è legge regionale”

PALERMO – Sullo scandalo nella sanità siciliana è intervenuta l’Ance Sicilia, il Collegio regionale costruttori edili siciliani. “L’inchiesta ‘Sorella Sanità’ accende i riflettori sul rischio che la corruzione possa infettare l’Italia esattamente come il virus Sars-CoV-2, a causa di meccanismi errati che di fatto danno spazio a discrezionalità e personalismi a scapito della trasparenza e della regolarità delle procedure – ha dichiarato Santo Cutrone, presidente regionale Ance – Tra offerte economicamente più vantaggiose, tempi dilatati e ampia discrezionalità personale, si spalancano le porte all’invasione del malaffare nel mercato delle opere pubbliche e delle forniture. Le inchieste si susseguono da Nord a Sud senza risparmiare nessuno – continua Cutrone – in una vera e propria epidemia che sembra inarrestabile”.

Cutrone specifica che in alcuni casi negli appalti vengono fatti degli errori dovuti a carenza di competenza e aggiornamento da parte delle stazioni appaltanti di un quadro normativo sempre più complicato, difficile e in continua evoluzione. “Ma spesso – prosegue Cutrone – le cronache nazionali mostrano come menti raffinate e personalità spregiudicate riescano a mettere in piedi, sotto gli occhi di tutti, intrecci criminosi capaci di gestire ingenti risorse pubbliche. Di fronte a questo fenomeno risaputo le uniche reazioni sono l’indolenza e il lasciare andare le cose così, senza alcun rispetto per le imprese sane danneggiate da questi bubboni e per l’attività di controllo delle forze dell’ordine e della magistratura che richiama invece la necessità di un tempestivo intervento correttivo da parte del legislatore”.

L’Ance comunque ribadisce che il “vaccino per questa corruzione dilagante esiste già ed è la riforma regionale degli appalti sotto soglia comunitaria che impedisce turbative e condizionamenti, “che permette l’espletamento della gara anche in un’unica seduta e nella massima evidenza, introduce imprevedibili criteri anti-turbativa di valutazione dell’offerta che impediscono combine, condizionamenti esterni e discrezionalità personali, e assicura quindi trasparenza, tempi certi e rispetto della sana concorrenza”.

Una legge, la 13 del 2019, peraltro impugnata dal Consiglio dei ministri perché secondo Roma anche per le Regioni a statuto speciale vige la competenza esclusiva statale in materia di appalti, con l’impossibilità delle singole autonomie regionali, di prevedere regole diverse in materia di procedura di gara e criteri di aggiudicazione. L’Ance Sicilia invece chiede al governo nazionale di rinunciare all’impugnativa, e di verificare la reale efficacia di questo meccanismo siciliano ed adottarlo eventualmente per tutte le altre regioni. L’Associazione dei costruttori inoltre si chiede perché diverse stazioni appaltanti in Sicilia si ostinano a non applicare la norma regionale che è pienamente in vigore fino alla sentenza della Corte costituzionale, la cui prima udienza è fissata per il prossimo 21 ottobre. In questa udienza vi sarà l’intervento proprio dell’Ance a supporto della tesi della Regione.

La politica si dia una mossa – conclude il presidente di Ance Sicilia – e colga l’occasione dell’annunciata modifica del Codice nazionale degli appalti per inserire, oltre alle semplificazioni, anche questo meccanismo regionale che sicuramente può evitare che la condivisibile volontà del governo di velocizzare l’apertura dei cantieri diventi l’ulteriore occasione di distorsione delle procedure di affidamento degli appalti pubblici. E la Regione dica chiaramente a tutte le stazioni appaltanti che l’unica legge da applicare è quella regionale”.