Ambiente

Anci Sicilia riapre il dibattito sui termovalorizzatori

PALERMO – Nel programma previsto dalla Regione siciliana saranno le città di Catania e Gela ad ospitare i due impianti di termovalorizzazione dei rifiuti annunciati ad aprile dal presidente Musumeci. Nelle previsioni ottimistiche saranno realizzati in tre anni, ma nel frattempo l’emergenza in Sicilia continua e resta di tendenza interrogarsi ancora sull’utilità o meno dei termovalorizzatori, sistemi già sdoganati nel resto d’Europa. In Germania i termovalorizzatori sono 96, in Italia solo 36. Se la Lombardia conta tredici impianti e l’Emilia Romagna sette, la Sicilia ne ha zero. Le discariche regionali sono sature, resta immutato il deficit infrastrutturale e rimangono poche le buone notizie, come la realizzazione dell’impianto in biometano di Caltanissetta.

In Germania i termovalorizzatori sono 96, in Italia solo 36

Dal 2014 Anci Sicilia segnala uno “stato di calamità istituzionale” causato dal mancato smaltimento dei rifiuti. “La modifica continua delle governance, la nascita di un oligopolio generato dalla carenza d’impianti, la difficoltà di portare i rifiuti fuori dalla Sicilia hanno creato un’emergenza affrontata con l’isteria delle crisi. Serve invece una logica di progetto e dobbiamo domandarci – ha spiegato il presidente Anci Sicilia Leoluca Orlando durante il webinar “La gestione dei rifiuti in Sicilia: i termovalorizzatori?” – se queste strutture possono accompagnare un nuovo percorso virtuoso del ciclo dei rifiuti. Inoltre, se è ipotizzabile immaginare impianti condominiali e di quartiere. Non tutti i territori possono ospitare una grande struttura”.

“Interessa poco che l’argomento sia oggetto di campagna elettorale – ha evidenziato poi il segretario generale Anci Sicilia Mario Emanuele Alvano -, interessa l’esistenza in Sicilia di un’emergenza tanto ambientale quanto finanziaria a causa del mancato smaltimento dei rifiuti. C’è una situazione drammatica di comuni in dissesto e predissesto anche per la mancata riscossione della Tari. Parliamo di un rischio sopravvivenza degli enti. Serve creare impianti, ma anche centri di compostaggio per il trattamento dei materiali, perché conosciamo tutti il problema delle mini discariche presenti nelle strade statali e provinciali. Regioni come Lombardia ed Emilia Romagna hanno imboccato la strada dei termovalorizzatori. Interroghiamoci quindi nel merito, senza alcun pregiudizio, con un sano dibattito”.

È d’accordo anche Legambiente Sicilia

Sulla necessità di nuovi impianti diversi dalla discarica è d’accordo anche Legambiente Sicilia. La differenziata non brilla, ma migliora in Sicilia e secondo il Responsabile Rifiuti ed Economia circolare Tommaso Castronuovo “sbaglia il presidente Musumeci quando dice che i siciliani non riescono a fare la differenziata”. Bene dunque i primati di Milazzo e Castellammare che hanno superato l’80 per cento e Ragusa con il 70 per cento, ma come ricordato da Castronovo: “Mancano gli impianti giusti, quelli di trattamento dei rifiuti. Fino a qualche anno fa in Sicilia contavamo quattordici impianti di compostaggio, oggi sono dodici, sono vecchi e mal gestiti. Perdiamo tempo prezioso – ha spiegato il responsabile di Legambiente Sicilia – ci sono impianti di compostaggio chiusi a Vittoria (Rg), Castelvetrano (Tp) ed Enna. I procedimenti di realizzazione sono rallentati per l’impianto di Mazzarrà Sant’Andrea (Me). Cosa occorre per gestire il ciclo integrato dei rifiuti? Per raggiungere l’80 per cento di smaltimento utile occorre un coordinamento per individuare gli impianti necessari. Le grandi città di Palermo, Catania e Messina sono le maggiori azioniste delle discariche siciliane. Un dato non più sopportabile, serve cambiare passo”.

L’intervento dell’ex commissario per l’emergenza rifiuti in Campania nel 2008, Guido Bertolaso, ha concluso l’appuntamento online organizzato da Anci Sicilia. “Non discuto né critico le linee guida imposte dall’Unione Europea, né i piani del Ministero, ma le chiacchiere stanno a zero: siamo nel 2022 e un governo è caduto per risolvere il problema dei rifiuti con un termovalorizzatore nella Capitale d’Italia. Non sono mai stato un supporter dei termovalorizzatori, ma per dieci anni ho lavorato sulla problematica dei rifiuti con due governi di ampia maggioranza. Lo stabilimento di Acerra oggi occupa 200 addetti e altrettanti grazie all’indotto. Recupera e trasforma in elettricità l’energia contenuta nei rifiuti non riciclabili. Ogni anno genera energia elettrica pari al fabbisogno di 200.000 famiglie”.

Chiara Borzì
Twitter: @ChiaraBorzi