Società

Andrea, giovane tra dad e Coronavirus, il vaccino “dovere morale”

Tra le principali “vittime” del Covid, se non in termini di contagi e di morti, ci sono sicuramente i giovani. Abituati ad una vita dinamica, in continua evoluzione dal punto di vista cognitivo, emotivo, delle esperienze, si sono ritrovati per molti mesi chiusi in casa, senza la possibilità di frequentare scuola, amici, attività sportive e ricreative, alle prese con una cosa molto più grande di loro, il Virus, di cui in alcuni casi (e lo abbiamo constatato) non hanno capito la gravità. Senza il supporto di famiglia e insegnanti è stato facile trovarsi alla deriva…

QdS.it ha deciso di dar loro la parola, di far conoscere il loro punto di vista. Lo faremo nei prossimi giorni con un’iniziativa unica nel suo genere (#Qdsyoung), di cui vi parleremo presto.

Oggi invece vi raccontiamo la storia di Andrea Lo Cicero, un 18enne come tanti, uno studente dell’ultimo anno del Liceo linguistico Turrisi Colonna di Catania alle prese con la dad e con il Coronavirus. Sì, perché lui, giovane e forte, sportivo e responsabile (come vi racconterà), si è trovato – senza capire come – positivo al Covid-19.

Lo abbiamo intervistato.

Andrea Lo Cicero nel giorno del suo 18° compleanno

Andrea, come stai vivendo questo periodo, come è cambiata la tua vita da un anno a questa parte?

“L’ultimo periodo lo sto vivendo meglio rispetto a un anno fa, dato che ormai mi sono abituato a questo stile di vita che comporta molte restrizioni al fine di diminuire la diffusione del virus.

Posso dire che la mia vita da un anno a questa parte è sicuramente cambiata in meglio. Il 2020 è stato un po’ un anno da dimenticare, non solo per noi giovani; tra delusioni, netti cambiamenti da affrontare, giornate intere passate a casa senza poter vivere la nostra vita come avremmo voluto, persone che hanno perso il lavoro ingiustamente e migliaia di progetti andati in frantumi.

Spero, e ne sono pienamente convinto, che quest’anno andrà tutto meglio, anche se la ripresa avverrà lentamente. La speranza è l’ultima a morire, ed essere positivi, nonostante tutto, è la chiave per vivere meglio”.

Cosa ci puoi dire della dad (la didattica a distanza)? Quali differenze con la scuola in presenza?

“La didattica a distanza è senza ombra di dubbio un’alternativa valida, ma non è lo stesso della scuola in presenza. E’ assurdo quanto, nonostante internet ci permetta di mantenere i contatti, ci faccia in realtà sentire ancora più distanti.

I punti a favore non sono molti, ma è necessaria per evitare l’aumento dei contagi dato che così non si fanno assembramenti a scuola. Il tenerci impegnati, anche se davanti al pc, è parzialmente un bene. Ma mantenere l’attenzione, con la dad, è almeno il doppio più difficile, soprattutto a causa della demotivazione dovuta a tutta la situazione venutasi a creare a causa del Covid e al dover stare dietro ad uno schermo per comunicare senza poter avere un contatto reale. I cambiamenti sono sempre stati difficili da affrontare”.

Credi che la generazione di studenti che sta vivendo questa esperienza uscirà indebolita dalla mancanza della scuola tradizionale o ne uscirà rafforzata?

“Certamente ci saranno studenti che ne usciranno indeboliti e altri che ne usciranno rafforzati.

Da una parte, gli studenti che ne usciranno indeboliti lo saranno per la troppa pressione dovuta a questa situazione e soprattutto perché molti di loro non hanno persone in grado di sostenerli a livello mentale. Dall’altra parte, gli studenti che ne usciranno rafforzati, lo saranno perché questa situazione ci prepara ad affrontare situazioni simili in futuro e inoltre, sono sicuro che coloro che ne usciranno rafforzati sono coloro che si sono tenuti impegnati in qualsiasi modo, perché a volte la distrazione è ciò che ci serve”.

Come è cambiato il rapporto con professori e compagni?

“Il rapporto tra professori e compagni, per quanto mi riguarda è cambiato in meglio. Sono felice di aver scelto il Turrisi Colonna di Catania perché i professori che ho avuto sono sempre stati disponibili a livello morale e professionale e, “grazie” a questa situazione, ho scoperto che lo sono ancor di più di quanto pensassi.

Credo che la dad ci abbia reso un po’ più vulnerabili, quindi un po’ di comprensione è ciò che ci serve. Mi sento di ringraziare molti professori perché molte volte hanno messo da parte il rapporto Prof/alunno facendolo diventare più un rapporto supportivo, cercando di tirarci su di morale nonostante tutto.

Inoltre, grazie a molti professori stiamo avendo l’opportunità di sviluppare la scuola in modo migliore, per esempio con l’introduzione del cinese, del marketing e dell’apprendistato, tutte cose che ci stanno offrendo tantissime opportunità di prepararci a 360 gradi per il mondo del lavoro”.

Veniamo ora ad un fatto personale, che ti ha colpito, e che hai acconsentito a raccontare. Il Covid.

“La situazione che ho passato a causa della mia positività al Covid-19 è stata quasi surreale. Quando venni a sapere di essere positivo, facevo fatica a crederci dato che ho sempre rispettato le regole a differenza di molti altri. La quarantena è durata un mese e mezzo sia per me che per la mia famiglia. I sintomi che ho avuto sono stati: febbre, stanchezza eccessiva, vomito, diarrea e a volte problemi respiratori. Molte persone pensano sia esagerato e ridicolo definire il Covid-19 un virus pericoloso, ma sono sicuro che le persone che lo definiscono così, siano quelle che non l’hanno mai avuto; chi ci è passato in prima persona, sa. Come io sia stato contagiato è ancora incerto, credo di averlo preso da mio padre, dato che il primo a cui salì la febbre fu lui, poi a mia madre e quattro giorni dopo a me. L’unico a cui non venne neanche un singolo sintomo fu mio fratello, nonostante abbia passato tutto il tempo con noi anche durante la positività. Lui è risultato negativo a ben quattro tamponi, ma chiaramente ha avuto l’obbligo di rimanere a casa, essendo stato in contatto con noi”.

Hai avuto paura?

“Sì, ho avuto molta paura. Purtroppo di questo virus si sa poco e niente e le cure che i medici prescrivono non servono a molto dato che non c’è una vera e propria cura.

Ho assunto tantissimi farmaci prescritti dalla mia dottoressa, a volte mi faceva paura anche il solo vedere quell’ammasso di medicine che mi toccava prendere.

Ho passato notti con la paura di non riuscire a superarlo e, più passavano i giorni dall’assunzione dei numerosi farmaci, più pensavo di non riuscire a superarlo, tanto più che la tosse, nonostante le abbia provate tutte, non passava, anzi, a volte sembrava peggiorare.

Mia mamma è stata molto peggio di me e di mio padre, a volte non riusciva a respirare a causa della tosse, quindi la paura e la mia preoccupazione erano ancora più grandi”.

Prima di essere positivo quale era il tuo atteggiamento verso questa malattia? Ti sentivi intoccabile (come molti ragazzi) proprio perché giovane?

“Prima di essere positivo, nonostante pensassi che fosse difficile che potessi essere contagiato, non ho mai sottovalutato la situazione, anzi ho sempre rispettato le regole e messo la mascherina”.

Cosa pensi della vaccinazione anti Covid?

“Sono convinto che le vaccinazioni anti Covid debbano farle tutti, come se fosse un dovere morale. Se li facesse solo una parte della popolazione, miglioramenti non ne vedremmo mai. Mi rivolgo a tutti coloro che vogliono opporsi: che senso ha continuare a lamentarsi del nostro Paese e di nessun miglioramento se voi siete i primi ad opporvi ad un miglioramento?”

Vuoi dire qualcosa ai tuoi coetanei? Da quando hai passato questa esperienza è cambiato il tuo modo di comportarti?

“Da quando ho vissuto questa esperienza in prima persona ho sicuramente cambiato il modo di comportarmi, migliorando ed impegnandomi a rispettare ancor di più le regole. Invito tutti, non solo i giovani, a fare di tutto per rispettarle, è anche un fattore di rispetto, se non un ‘obbligo morale’”.

Cos’è la prima cosa che farai appena saremo ritornati alla “normalità”?

“Quando torneremo alla normalità farò tutto ciò che ho sempre voluto fare per godermi la vita al 100%. Viaggerò tanto, andrò all’università, andrò in palestra e soprattutto godrò pienamente dei momenti che passerò con le persone a cui tengo”.

Come ti immagini (e dove) tra un anno?

“Tra un anno mi immagino a vivere una vita in modo autonomo, con molti impegni, studio e probabilmente qualche lavoro part-time”.

E tra dieci?

“Tra dieci anni mi immagino completamente realizzato. Con un lavoro e tanti sogni da voler realizzare. Spero di non perdere mai la voglia di fare e di sognare, perché è ciò che ci permette di fare ciò che vogliamo per raggiungere i nostri obiettivi”.

Dario Raffaele