Cultura

Cinema, una raffinata animazione italiana con tema ambientale

TRASH – LA LEGGENDA DELLA PIRAMIDE MAGICA
Regia di Luca Della Grotta, Francesco Dafano.
Italia 2020, 88’.
Distribuzione: Notorius Pictures

Slim, Bubbles e Spark, tre rifiuti umanizzati alla ricerca di una seconda possibilità, attraversano in lungo e in largo una città sfidando mille pericoli, con l’unico obiettivo di raggiungere quella “piramide magica” che altro non è che il simbolo grafico del riciclo.

Con un’animazione raffinata e contemporanea, i registi esordienti Luca Della Grotta e Francesco Dafano sin dai titoli di testa mostrano il tratto distintivo del film, ovvero l’inserimento di personaggi creati in digitale all’interno di scenari dal vero. Evidente l’enorme lavoro sullo storyboard, che si traduce in inquadrature di grande impatto visivo e funzionalità narrativa.

Più rigida e macchinosa la struttura drammaturgica, che al pregio di non cedere all’infantilismo (tragica tara dell’animazione italiana) abbina l’urgenza di non allontanarsi da un canone riconoscibile al grande pubblico – quello Pixar, per intendersi – cercando brillantezza in dialoghi lunghi e spesso troppo di servizio, inserendo personaggi e situazioni di alleggerimento che alla fine alleggeriscono ben poco e richiamando alla memoria schemi picareschi ben rodati (ricordate la storia di un bimbo che voleva essere utile e funzionante?)

Corale, la sceneggiatura sospinge i protagonisti verso ambienti urbani deserti (il mercato, il parco, la piazza commerciale), quasi totalmente privi della presenza umana se non fosse per i cosiddetti “risucchiatori”, le macchine spazzatrici che sembrano comunque guidarsi da sole come macchine assassine di cinefila memoria.

Pochi i momenti di grande trascinamento emotivo (la sequenza al vicolo del Tramonto, il racconto in flashback del passato di Slim), che non sembrano comunque riuscire a incidere fortemente sull’equilibrio visivo di un film che fatica a creare empatia, probabilmente anche a causa del poco desiderabile character design dei protagonisti e dell’incoerenza di fondo secondo la quale rifiuti umanizzati realizzati in digitale debbano convivere con rifiuti reali e dunque non umanizzati presenti negli scenari reali.

Quanto infine al tema ambientalista, richiamato in maniera evidente sin dal titolo, colpisce in senso positivo la scelta di espanderlo a riflessioni esistenziali, filosofiche sul destino e sulla metempsicosi, ma il richiamo sociale all’importanza del riciclo per la salvaguardia dell’ambiente (tutto sommato gli scenari dal vero non ci mostrano una città che soccombe ai rifiuti, anzi la presenza degli spazzatori ci riferisce di uno stato di ordine e controllo) rimane sullo sfondo.

Voto: ☺☺1/2☻☻