“L’orientamento di questo Governo è pensare alle donne solo come madri e favorire il lavoro delle donne solo per favorire la natalità. A questo proposito il nome del dicastero di Roccella è emblematico”. Il riferimento di Anna Agosta, presidente dell’associazione antiviolenza di Catania Thamaia e membro del Consiglio direttivo dell’associazione nazionale D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, è al Codice deontologico per le imprese a cui il Governo Meloni sta lavorando per “l’inverno demografico”.
All’interno del Codice deontologico dovrebbero trovare una risposta problematiche legate alla continuità di carriera delle madri, con l’opportunità di formazione continua durante i periodi di astensione e di rientro al lavoro. E poi, ancora, la necessità di iniziative di prevenzione e cura dei bisogni di salute, con campagne di prevenzione e vaccinazione, screening periodici e check-up dedicati alla maternità, assistenza sanitaria integrativa; adattamento dei tempi e dei modi di lavoro, con possibilità di congedi e aspettative più lunghi in caso di maternità o paternità, di flessibilità di orario d’ingresso e uscita, di passaggio a part-time, di utilizzo dello smart working, e altro ancora. Ma il codice non sarà obbligatorio: le imprese potranno aderirvi o meno, a loro discrezione. E soprattutto non si occuperà di risolvere il nodo delle differenze di genere in ambito professionale; piuttosto tenterà di favorire il cambiamento culturale sul trattamento delle madri a lavoro, per contrastare il basso tasso di natalità.
Ciò non significa che il provvedimento non vada accolto positivamente o che le madri non vadano sostenute, tutt’altro: “Certamente – spiega Agosta al QdS – sostenere le donne sin dalla gravidanza dev’essere una priorità, visto che i dati ci suggeriscono che lasciano il lavoro già dopo la prima gravidanza e che, dopo la seconda, in poche riescono a mantenere la propria occupazione. La gravidanza è una condizione particolare, così come la gestione dei figli e avere un sistema di welfare che supporti tutto questo è fondamentale, anche perché diciamo sempre che le donne non fanno figli pure per la mancanza di condizioni economiche adeguate. Ma le donne non devono essere considerate solo incubatrici; vanno considerate tutte e supportate tutte, a seconda delle esigenze”.
Ma come concretamente realizzare tutto questo? Secondo la presidente di Thamaia è necessario garantire assistenza gratuita ai minori in tutti i periodi dell’anno, rivedere la partecipazione dei padri nella cura dei più piccoli, accompagnare tutte le donne alla crescita professionale a partire dalla ricerca del lavoro, attenzionando le occasioni di discriminazione.
“Servono asili nido gratuiti per tutti, congedi più lunghi anche per i padri, così come accade in molti altri Paesi europei, perché 10 giorni sono ridicoli – dice ancora Agosta -. E poi bisogna vigilare sulle discriminazioni che le donne subiscono, fin dalla fase di ricerca del lavoro, perché ancora oggi si sentono frasi del tipo: ‘Hai intenzione di fare figli?’”. Inoltre servirebbe maggiore chiarezza da parte del Governo stesso: “Dovrebbe chiarire lo scopo di queste misure quale sia, se la natalità o le pari opportunità. Nel secondo caso bisognerebbe occuparsi pure del supporto all’accesso al mondo del lavoro e del mantenimento dell’occupazione, così come della garanzia per le donne di poter fare la stessa carriera degli uomini”, conclude la presidente.